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Il caso Kobane e i curdi in Turchia

Data di trasmissione
Durata 14m 34s
Il 31 Marzo il Partito per l’Uguaglianza e la Democrazia dei Popoli DEM ha eletto 81 sindaci, un risultato straordinario che evidenzia la volontà del popolo curdo di non piegarsi alla violenta repressione e criminalizzazione a cui è sottoposto in Turchia.
In generale, le elezioni locali hanno assestato un duro colpo al governo autoritario di Erdogan che è stato sconfitto in tutte le principali città turche e del Kurdistan. A questa sconfitta il governo ha reagito seguendo lo stesso schema messo in campo nelle elezioni del 2019, deponendo gli amministratori regolarmente eletti e sostituendoli con dei fiduciari dell’alleanza di governo AKP-MHP, gli stessi che hanno lasciato enormi buchi nel bilancio dei comuni commissariati.
Dopo giorni di rivolta, il governo è stato costretto a ritirare il commissariamento del comune di Van. Lo stesso non è successo ad Hakkari, dove il sindaco Siddik Akiş è stato deposto e condannato a 19 anni e 6 mesi sulla base di un procedimento pretestuoso aperto da oltre 10 anni.
Inoltre, il 16 Maggio 2024 sono state emesse le sentenze di primo grado del “Processo Kobane”, in cui 108 membri di HDP, il partito di opposizione a maggioranza curda che ha preceduto DEM, sono accusati di separatismo, terrorismo e omicidio per aver indetto le grandi proteste dell’ottobre 2014 contro il sostegno del governo turco all’Isis, violentemente represse dalla polizia che uccise 46 manifestanti e ne arrestò 323.Tra le molte condanne spiccano gli ex copresidenti dell’Hdp Demirtaş e Yüksekdağ condannati rispettivamente a 42 e 32 anni.
Si discuterà di questi temi giovedì 20 Giugno alle 18:30 al Brancaleone, Via Levanna 11, insieme ad un delegazione del Partito DEM, composta da:
Ebru Günay, Co-Vicepresidente responsabile degli Affari esteri
Mehmet Rüştü Tiryaki, Co-Vicepresidente responsabile degli enti Locali
Eyyup Doru, Rappresentante per l'Europa del partito DEM
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