40 anni dalla Strage della Stazione di Bologna: divieto di manifestare
In diretta con un compagno di Bologna parliamo di questo assurdo divieto al corteo, a 40 anni dalla strage alla stazione di Bologna.
Lettera aperta alla Città di Bologna
Carissime e carissimi cittadini di Bologna
ci rivolgiamo a voi, consapevoli che capirete il nostro sconcerto, la nostra amarezza e la nostra indignazione nell’aver appreso che il prossimo 2 agosto, per uno scrupolo di sicurezza sanitaria, è stato posto il divieto al corteo che, sfilando per Via Indipendenza, raggiunge Piazzale Medaglie d’oro e porta un saluto alle 85 vittime e ai 200 feriti che una bomba fascista e di stato causò quarant’anni fa.
Da quarant’anni accompagniamo i famigliari delle vittime, ci stringiamo al loro dolore, siamo al loro fianco per chiedere verità e giustizia, una verità e una giustizia da sempre negata da continui depistaggi e menzogne.
In questi giorni è in corso un processo presso il Tribunale di Bologna dove, finalmente, una parte di quella verità sta emergendo e ci dice che a finanziare l’attentato furono gli affigliati alla Loggia massonica P2 e il loro capo Licio Gelli e che funzionari e agenti dei nostri servizi segreti non solo sapevano ma fecero in modo che la strage fosse compiuta senza intoppi; inoltre emergono testimonianze che altri mercenari e assassini fascisti erano a Bologna quel giorno.
In questi lunghissimi quarant’anni responsabilità gravissime pesano anche sui governi che si sono succeduti alla guida del Paese, che hanno sempre promesso di adoperarsi per fare luce sulla strage ma mai hanno mantenuto la parola data ai famigliari delle vittime.
Come ci ricorda il Presidente dell’Associazione dei famigliari Paolo Bolognesi nell’intervista di qualche giorno, l’ultima beffa in ordine di tempo è venuta dall’ex premier Matteo Renzi che emanò una direttiva nel 2014 per la desecretazione e l’apertura degli archivi sulle stragi che insanguinarono l’Italia dal 1969 al 1984. Dice Bolognesi: “Abbiamo toccato con mano che nessuno stava dietro la cosa, che era una presa in giro. A Bologna, con gli atti che ci hanno dato, non avremmo potuto nemmeno avviare il processo di primo grado…”
Tutto questo ci porta a dire che vogliamo essere in Piazza Maggiore dove ci sarà la cerimonia ufficiale per ascoltare in rispettoso silenzio le parole di Paolo Bolognesi, che non intendiamo lasciare solo né lui né i famigliari delle vittime e che, al termine del discorso, inviteremo tutte e tutti ad uscire dalla piazza in corteo e chiederemo ai famigliari delle vittime di non accettare l’orribile proposta fatta loro di salire su un pullman per raggiungere la stazione e sfilare come ogni anno tutti insieme. Non per mancare di rispetto a qualcuno ma non possiamo accettare questa assurda imposizione.
Bologna non si piegò allora davanti ad un vile attentato fascista e di stato, seppe rispondere, si rialzò ed è in grado anche oggi di manifestare in sicurezza per non lasciare soli i famigliari delle vittime e mantenere il ricordo.
La storia non si cancella, Bologna non dimentica