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Collettivo zaum

Presentazione "Fasciocapitalismo" alla Sapienza

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Come prima tappa di avvicinamento verso il prossimo 25 aprile avremo con noi Mikkel Bolt Rasmussen a presentare il suo ultimo libro "Fasciocapitalismo", tradotto ed edito in italiano dalla casa editrice Malamente. 
L'analisi antropologica, culturale e economica proposta dall'autore indaga il rapporto intimo e storico tra il fascismo e le economie neoliberali. Seppure alcuni rimandi al ventennio appaiono espliciti, i fascismi contemporanei non sfilano necessariamente in camica nera, e si insidiano negli apparati governativi delle democrazie tardocapitaliste.
L'italia meloniana, gli stati uniti di Trump, l'ungheria di Orban, l'argentina di Milei e il resto dei partiti dell'ultra destra in ascesa propongono una visione del fascismo mutevole e aggiornata, accomunato dall'osmosi tra una guerra culturale, basata su politiche d'odio contro le alterità, e l'accumulazione privata neoliberale. È in queste forme di governo che si dispegano le politiche xenofobe, sessiste, classiste, neocolonialiste e guerrafondaie in cui prende corpo il fascismo contemporaneo.
A distanza di 80 anni dalla liberazione, un antifascismo all'altezza dei tempi deve quindi necessariamente indagare la natura del fasciocapitalismo che aleggia nei governi d'occidente e non solo, demitologizzarne i simboli, e proporre un immaginario nuovo, basato su un cambiamento sociale radicale, resistendo alla guerra e costruendo alternative materiali. 

Vi aspettiamo il 14 marzo alle ore 17 nell'aula 6 della Facoltà di Lettere della Sapienza.

Per liberarsi dalle guerre: Resistenza! Da 80 anni il nostro modello

 

Ne parliamo con un compagno di Zaum

Sapienza e panchine rosse

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Non vogliamo panchine rosse ma azioni concrete, che vadano a colpire la causa e non a piangere la conseguenza.

Abbiamo provato sdegno a leggere dell'iniziativa "Amore e basta" di oggi lunedì 11 dicembre, durante la quale la AS Roma ha donato una panchina rossa alla nostra università.

Le panchine rosse sono erette come mausolei a ricordo di “vittime cadute a causa di eventi straordinari e inevitabili”. Sono il simbolo di staticità, rassegnazione, impotenza e dolore morboso. Non solo chi agisce violenza non viene minimamente scalfito da questo tipo di simboli, ma questi possono diventare una violenza reiterata per le persone che la hanno vissuta.

La panchina rossa è un diversivo con cui Ateneo e istituzioni “assolvono” il loro impegno nell’anti-violenza, cavandosela con un lavoro a basso costo e senza impegno. È questo un perfetto esempio di "pink washing": interventi dimostrativi volti solo alla risonanza mediatica e a pulirsi la faccia. In quest’ottica va collocata la partecipazione dell’AS Roma, che se fosse realmente interessata a combattere la violenza di genere si preoccuperebbe dei propri spogliatoi e delle proprie tifoserie.

Durante l’inaugurazione, le istituzioni sono scappate via, sottraendosi per l’ennesima volta al confronto con le student3, lasciando al proprio posto qualche decina di digossini a proteggere la preziosa panchina. Quello a cui abbiamo assistito oggi è l’ennesimo dispiegamento sproporzionato di forze dell’ordine in università, che è ancora più assurdo se correlato alle misure inutili e incapaci che mettono in campo quando si tratta di contrastare attivamente la violenza di genere.

A riprova dei loro metodi violenti, le student3 che stavano vicino e sulla panchina sono state coattamente allontanate dalla digos con strattonamenti e spinte. I loro metodi violenti non sono bastati a fermarci, anzi hanno aumentato la nostra rabbia. Ci siamo riappropriat3 di quello spazio, di quella panchina, ci abbiamo ballato e saltato sopra, la abbiamo distrutta con i nostri corpi.

Gli slogan senza pratiche sono solo estetica. Abbiamo detto che avremmo distrutto tutto, questa panchina e la vostra simbologia vuota sono solo l'inizio.