Dopo aver parlato della zone del Rif, continuiamo a parlare del Marocco e, in particolare, dei territori saharawi. Lo facciamo con Bernardo Consiglio, studente in Medicina che ultimamente ha visitato i territori saharawi occupati dal regime marocchino.
Stasera verrà presentato un documentario sul popolo saharawi a Scup, mentre è in costruzione un'altra iniziativa sul tema, prevista a maggio, all'ex51 (Valle Aurelia).
Con Massimo Lauria e Gilberto Mastromatteo, autori di un reportage dal Marocco per Internazionale.it, analizziamo genesi e caratteristiche della rivolte nel Rif, zona settentrionale del Marocco.
La rivendicazione dei diritti sociali ha incontrato la dura repressione del governo marocchino. Ad un anno circa dall'inizio delle proteste sono già oltre quattrocento gli arresti. Molti degli arrestati hanno denunciato di aver subitotorture nel corso degli interrogatori.
Tra i pochissimi media italiani a seguire le vicende del Rif marocchino c'è globalproject.info.
Ad un anno dallo scoppio delle rivolte nel mondo arabo, i grandi problemi delle classi subalterne sono sempre lì. Riflessioni sulle transizioni democratiche di facciata e sulle proteste che continuano. Il percorso di emancipazione sembra ancora lungo.
Nel l960 1’Assemblea Generale dell'ONU riconosce il diritto dei popoli all’autodeterminazione.
A partire dal 1963, anche il Sahara Spagnolo viene incluso nella lista dei territori cui tale principio deve essere applicato. Sotto gli auspici delle Nazioni Unite, la risoluzione del l972 include per la prima volta anche il diritto all’indipendenza.
Nell’agosto 1974, il governo di Madrid informa il Segretario generale dell'ONU dell’intenzione di tenere un referendum, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, entro i primi sei mesi dell’anno successivo, e nell’autunno del 1974 procede al primo censimento della popolazione.
Violenta è la reazione del re del Marocco Hassan II, che all’annuncio del referendum vede vanificati i suoi disegni di estensione della sua sovranità anche sul Sahara.
Il re, per bloccare iniziative di indipendenza del popolo Saharawi, annuncia una marcia popolare di occupazione pacifica di 350000 persone. I marciatori reclutati in tutto il paese, ricevono la consegna di una copia del Corano e bandierine verdi, il colore dell’Islam: da qui l'appellativo di “marcia verde” dato all’operazione. In realtà si tratta di una vera invasione nel territorio Saharawi con forze di polizia e militari.
La preoccupazione principale del Polisario diventa la protezione della popolazione civile dagli attacchi dell’esercito marocchino. Migliaia di persone si danno alla fuga attraverso il deserto fino al confine algerino, dove, nei pressi di Tindouf, viene allestita una prima tendopoli di accoglienza. L’esodo di massa avviene sotto i bombardamenti dell’aviazione marocchina.