Due corrispondenze sulla repressione in Egitto, la prima con una compagna di studi all'università di Bologna di Patrick Zaky il cui processo ieri è stata di nuovo rinviato, la seconda sulla situazione generale della repressione in Egitto ad opera del governo di Al Sisi
Il processo di Patrick Zaki è stato aggiornato al 28 settembre: lo studente egiziano dell'università di Bologna rimarrà in carcere fino a quella data.
Alaa Abdel Fattah, attivista, blogger e intellettuale, figura di spicco della rivoluzione egiziana del 2011, prigioniero nella prigione di alta sicurezza 2 di Tora, in attesa del processo di emergenza per la sicurezza dello stato numero 1356/2019, da quasi 2 anni, che è il periodo massimo di detenzione preventiva secondo la legge egiziana. Ci si aspetta che il caso venga presto deferito al tribunale, perché tutte le indicazioni confermano l’insistenza dello stato nel continuare la detenzione di Alaa a tempo indeterminato.
Di questo e dei rapporti economico-militari tra Italia ed Egitto parliamo con una compagna.
Patrik Zaki è uno studente egiziano che segue un master all'Università di Bologna, il 7 febbraio rientrando in Egitto viene arrestato e torturato, viene accusato di istigazione al rovesciamento del governo e della Costituzione. Ad oggi delle sue condizioni fisiche si sa pochissimo. La prossima udienza è fissata per il 22 febbraio. Zaki è un attivista e frequenta un master internazionale in Studi di genere, forse queste le sue colpe, ad oggi ancora non si sa il motivo del suo arresto, così come non si sa il motivo del sequestro, delle torture e della morte di Giulio Regeni.
L'accademia bolognese si mobilita, i rappresentanti governativi sembrano occuparsi del caso. Ma le sparizioni, le torture, gli arresti non sono nuovi in Egitto, ad oggi Al Sisi ha costruito da quando ben 18 nuove carceri. 60 mila le persone detenute per aver criticato una dittatura militare o per aver scritto il proprio pensiero.
L'ipocrisia in Italia è feroce: non solo gli Atenei continuano ad avere rapporti con l'Egitto ma l'Italia continua a vendere armi al governo di Al Sisi.
Parliamo di tutto questo con Giorgio Beretta della Rete Disarmo, con un compagno portuale di Genova dove domani mattina è prevista l'ennesima manifestazione per bloccare l'attracco di navi che trasportano armi, con una compagna egiziana e con un compagno studente dei CUA di Bologna.