Libano: situazione nei campi profughi palestinesi
Ma cosa è successo in Libano che si ripercuote come una mannaia sui palestinesi intrappolati lì, stranieri dal 1948, e sui loro discendenti? In una escalation senza sosta si è assistito prima, nell’estate 2019, alle proteste dei palestinesi per la proposta di legge sul lavoro straniero la cui introduzione avrebbe ancor più ristretto le loro già scarse possibilità di lavoro. A questo sono seguite le forti proteste dell’intero popolo libanese esasperato dalla corruzione, dall’inflazione inarrestabile e da un sistema politico basato ancora sul confessionalismo. Piazze presidiate permanentemente, scontri con le forze dell’ordine, blocchi stradali hanno paralizzato le attività e reso difficili gli spostamenti per mesi. Mentre l’inflazione iniziava una corsa che non si è più arrestata, i lavoratori giornalieri, in maggior parte palestinesi, vedevano sfumare contemporaneamente sia l’esigua forma di reddito,sia il potere di acquisto divorato dall’inflazione. Il dollaro, a cui era ancorata la moneta locale dal 1997, nei primi mesi dell’anno è scomparso dalla circolazione, le banche erogano solo Lire Libanesi con un tetto ai prelevamenti e questo, per i palestinesi, di fatto significa non poter nemmeno ritirare i soldi ricevuti dai parenti all’estero. A questo caos sono seguite le dimissioni del governo insediatosi durante le proteste e, il 7 marzo 2020,il default del Paese. Poi è arrivato il COVID 19 e con esso il coprifuoco. Infine, il 4 agosto, lo scoppio del deposito al porto di Beirut con il suo fardello di morti e feriti.
Ne parliamo con Olga dell'Associazione ULAIA