Il presente precario: di riders, lavorat* dello spettacolo e smart working
La precarietà è la condizione contemporanea del lavoro e della vita. Ha cominciato a esserlo a partire dalla metà degli anni '90, si è consolidata negli anni 2000, con la crisi è divenuta condizione generalizzata. In tal senso la pandemia ha solo svelato (e fatto precipitare) le condizioni materiali di vita di milioni di persone. Ci sono almeno quattro elementi comuni che, all'interno dell'attuale frammentazione, uniscono figure lavorative - anche a suon di retorica ritenute "essenziali" - così diverse tra loro come i riders e i lavoratori e lavoratrici dello spettacolo: assenza di diritti, salari bassi o da fame, mancato accesso al welfare, bassi livelli di sindacalizzazione e di organizzazione collettiva sui luoghi di lavoro (in cui a volte più forte è la logica di fedeltà al padrone, all'azienda, più che la solidarietà e reciprocità dal basso). Inoltre i contratti di settore applicati, richiamano a un principio di autonomia nello svolgimento delle prestazioni che è nella maggior parte dei casi pura utopia perchè la libertà del rider o del lavorat* dello spettacolo di scegliere se e quando lavorare, su cui si fonda la natura autonoma della prestazione, non è reale ma solo apparente e fittizia appunto. Di questo e altro parliamo con l'avvocato del lavoro Alessandro Brunetti delle CLAP - Camere del Lavoro Autonomo e Precario.