gruppo intersezionalità

Ma l'Africa è un'altra cosa

Data di trasmissione
Durata 1h 18m 27s

Ma l’Africa è un’altra cosa

 

Seconda trasmissione del gruppo redazionale sulle intersezioni delle oppressioni di genere, classe, etnia, orientamenti sessuali.

 

Ascolta la prima trasmissione “L’imbroglio etnico” http://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/limbroglio-etnico

 

In questa seconda trasmissione parliamo del colonialismo italiano. A differenza del mito che ancora oggi viene propagandato, quello degli “italiani brava gente”, il colonialismo italiano è stato caratterizzato da massacri, deportazioni, stermini e leggi raziali.

 

E’ uno dei periodi storici in cui più chiaramente i concetti di razza e genere vengono costruiti, con l’utilizzo congiunto della scienza e della propaganda massmediatica, a fini repressivi e imperialisti.

 

Parliamo quindi di colonialismo per analizzare e decostruire i dispositivi oppressivi del razzismo e del sessismo che in quel momento storico sono stati costruiti “naturalizzando” le inferiorità e quindi giustificando le gerarchie e le oppressioni.

 

Ne parliamo oggi perché questi dispositivi di controllo sono ancora attivi, sia su un piano “interno”, con le nuove leggi raziali (decreto “antistupri” e pacchetto sicurezza, immigrazione clandestina, detenzione arbitraria nei CIE), sia dal punto di vista geopolitico (accordi con le ex colonie per la gestione dei flussi migratori, “estensione” delle frontiere e della sovranità italiana con il controllo sui mari e sui territori da cui provengono i/le migranti).

 

Biblio-sitografia

 

Nicoletta Poidimani “Difendere la razza”, ed. Sensibili alle Foglie, 2009

 

Giulietta Stefani “Colonie per maschi. Italiani in Africa Orientale: una storia di genere”, ed. Ombre Corte, 2007

 

Angelo Del Boca “Italiani brava gente?”, ed. Neri Pozza, 2005

 

Gabriella Ghermandi “Regina di fiori e di perle”, ed Donzelli, 2007

 

Due articoli sulla rappresentazione delle donne nere nelle fotografie coloniali:

 

Elisabetta Bini http://www.sissco.it/fileadmin/user_upload/Dossiers/Foto_e_storia/Lavor…

 

Sonia Sabelli http://sonia.noblogs.org/files/2011/03/sabelli_eredita-colonialismo.pdf

 

Alcune immagini pubblicitarie che risalgono al ventennio fascista

http://sonia.noblogs.org/?p=1296

 

Alcune cartoline del periodo coloniale italiano:

http://www.bdp.it/dia/index.php?dbnpath=%2Fisis3%2Fdati%2Fdia%2Fimmag&q…

 

Numerosi articoli e riflessioni sul blog di Vincenza Perilli http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.com

 

Documentario “Good Morning Abissinia” di Chiara Ronchini e Lucia Sgueglia (40’ – 2005): http://vimeo.com/30424434

 

Segnaliamo anche l’inchiesta televisiva “Fascist Legacy” di Ken Kirby e Michael Palumbo, prodotta dalla Bbc, sui crimini di guerra italiani in Africa e nei Balcani. Il filmato fu acquistato dalla Rai ma mai trasmesso.

L'imbroglio etnico

Data di trasmissione
Durata 1h 12m 47s

Prima trasmissione del gruppo redazionale sull'intersezionalità[1] (intrecci tra genere, razza, classe, etnia, normatività sessuale). Nella trasmissione viene presentato il ciclo di trasmissioni su questi temi e proposta una intervista ad una compagna del Partito rivoluzionario del popolo etiope.

Riflessioni sulla demistificazione dei termini razza ed etnia, la negazione del ruolo coloniale dell'Italia, connessioni tra accadimenti passati e presenti in Africa ed in Europa.

 

[1] Intersezionalità È una metodologia di analisi femminista che esplora il modo in cui il genere si interseca con altre categorie dell’esperienza (razza, etnicità, classe, sessualità, ecc.). Lo scopo è di individuare i modi in cui queste categorie operano in specifici contesti sociali e culturali. Infatti, l’apparente predominio di una categoria può servire a mascherare l’azione o l’interdipendenza di un’altra categoria. Il termine è stato coniato per la prima volta dalla femminista afroamericana Kimberlé Crenshaw nel 1989, nella sua analisi della violenza maschile contro le donne nere, e poi ripreso e sviluppato da altre femministe nere (da Patricia Hill Collins a bell hooks, solo per citarne alcune). Tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ’80, infatti, le femministe afroamericane affermano la necessità di articolare riflessioni teoriche, pratiche politiche e forme di organizzazione che siano fondate sulla critica del razzismo e del sessismo che le donne nere sperimentano. Sviluppano così metodi analitici per interpretare il modo in cui razza e genere incidono sulle loro vite, ad esempio introducendo la nozione di «intersezionalità», cioè intersecando, appunto, i diversi ‘assi’ della differenza (genere, razza, etnicità, classe, scelte sessuali), per mostrare quanto sia inefficace una teoria che tenga conto di uno solo di questi assi. Infatti storicamente le donne nere hanno combattuto simultaneamente sia contro il razzismo che contro il sessismo, riconoscendoli come due sistemi di potere che sono sempre interconnessi. Ad esempio, Crenshaw afferma che le analisi sul genere e sul sessismo sono costruite sempre a partire dall’esperienza delle donne bianche e di classe media, mentre le analisi sulla razza e sul razzismo sono basate sempre sull’esperienza degli uomini neri (come se tutte le donne fossero bianche e se tutti i neri fossero maschi). Dunque le politiche identitarie – che tendono a presentare le differenze tra i gruppi come naturali e immutabili – finiscono per costruire un’immagine omogenea e monolitica dei gruppi sociali, cancellando le differenze al loro interno (come se le donne fossero tutte sorelle, subordinate alle stesse forme di oppressione) e contribuendo ad amplificare le tensioni tra i diversi gruppi. Invece, le esperienze delle donne nere sono spesso il prodotto dell’intersezione di razzismo e sessismo, e queste esperienze tendono ad essere cancellate sia nel discorso femminista che in quello antirazzista. Grazie alle critiche del femminismo nero e postcoloniale, il femminismo bianco e occidentale – che aveva sempre considerato il genere e la differenza sessuale come le categorie analitiche principali – ha dovuto riconoscere la propria inadeguatezza nel rilevare le differenze e le relazioni di potere esistenti tra le donne. Una prospettiva che consideri l’intersezione tra genere, razza, etnicità e alttri assi del potere e del privilegio, può essere invece un’opportunità per costruire potenziali alleanze tra donne/soggetti appartenenti a culture e contesti diversi, sempre a partire dal riconoscimento del proprio specifico posizionamento.