Partigiani d’oltremare
"Partigiani d’oltremare. Dal corno d'Africa alla Resistenza italiana" (Matteo Petracci, Pacini editore), è un saggio
dedicato ad un gruppo di somali, eritrei ed etiopi che parteciparono
alla Resistenza, nelle Marche.
Il gruppo era stato portato in Italia nel 1940, per partecipare alla
Mostra Triennale delle Terre d'Oltremare, a Napoli, e fu bloccato nel
capoluogo partenopeo dall'ingresso dell'Italia nella seconda guerra
mondiale. Dopo circa tre anni furono spostati nelle Marche, in un ex
campo di internamento femminile; successivamente all'8 settembre del
1943 alcuni di loro (tra i quali due donne) fuggirono e si unirono a
un gruppo partigiano: la Banda Mario.
La Banda Mario era un gruppo molto particolare, in quanto composto,
oltre che da italiani, anche da ebrei stranieri (provenienti
dall'allora Cecoslovacchia, dalla Polonia) e italiani, prigionieri britannici
(provenienti da diversi campi di prigionia), sloveni, croati e
montenegrini (provenienti da campi di internamento o prigionia
distribuiti nel territorio), sovietici (portati in Italia per costruire
le fortificazioni della Linea Gotica e poi scappati), sudafricani e,
infine, un austriaco, che aveva disertato. In totale erano circa 10 le
nazionalità rappresentate e tre le religioni professate (tra coloro che
erano credenti). Con loro c'erano anche due sacerdoti: Enrico Pocognoni
e Lino Ciarlantini.
Il loro comandante era Mario Depangher, un combattente antifascista
nato a Capodistria e poi trasferito a Muggia, con alle spalle alcuni anni di
espatrio all'estero, carcere e confino.
Matteo Petracci, ai nostri microfoni, ci racconta il suo libro