La virgola di Elisabetta - riflessioni di una femminista
La puntata si intitola: “Una chiave di lettura imprescindibile”
Una chiave di lettura imprescindibile
E’ patrimonio del movimento femminista il fatto che la lettura di classe , da sola, non sia sufficiente a leggere la società e, in particolare la specificità delle questioni di genere, la cui caratteristica precipua è la trasversalità.
Ma è importante ripartire dalla lettura di classe perché, intorno al tema, c'è molto silenzio e sottacendola, non solo ci neghiamo una chiave di lettura, ma, anche e, soprattutto, è imprescindibile nell'odierna agenda politica delle nostre lotte.
L'uso dell'emancipazione come fine e non come mezzo, nella visione femminista socialdemocratica, ha annullato l'orizzonte della libertà, la strumentalizzazione delle diversità è stata uno dei veicoli attraverso i quali sono state promosse le guerre umanitarie, la tutela delle differenze sessuali, con una lettura asimmetrica, viene "scoperta" solo in paesi non allineati all'occidente, per cui si è arrivate/i al paradosso tragico, che se circola in rete il blog di una lesbica di un certo paese che denuncia persecuzione, siamo sicure che quel paese è nell'elenco dei paesi da invadere.
La generalizzazione del principio della cooptazione di persone provenienti da ceti, etnie, ambienti oppressi che, in cambio della loro personale promozione sociale, contribuiscono all'oppressione dei gruppi di provenienza e degli oppressi/e tutti/e, ha la sua manifestazione più eclatante nella nomina di un presidente nero negli Stati Uniti (infatti già decisa a tavolino nel 2002) mentre i neri/e d'America che sono il 12% degli americani tutti, in carcere rappresentano il 50% dei detenuti/e.
In questo quadro, il pinkwashing è l'emblema delle democrazie sessuali occidentali.
C’è un processo omogeneizzante che attraversa le classi, che vuol far sparire la conflittualità sociale e la lotta di classe.
Lacan, parlando della società capitalista: "...agli antichi schiavi si sostituiscono uomini ridotti allo stato di "prodotti" consumabili né più né meno degli altri."
Tutto questo è volto a uniformare e indifferenziare le classi, scombinare i riferimenti classici e la scala di valori che , una volta, delle classi erano caratteristica e riconoscimento.
E l'assunto delle democrazie sessuali e le guerre "umanitarie", partendo dal presupposto di una nostra presunta civiltà, veicolano il razzismo in maniera prepotente, per cui ci sono i corpi che vengono percepiti come" non bianchi", comprendendo in questo non solo i corpi "non bianchi" in senso stretto ma ,in una lettura allargata, i corpi che manifestamente sono percepiti come inferiori e schiavizzabili dai vincitori e, per un naturale trascinamento , anche i corpi che nelle nostre democrazie occidentali vengono, comunque , percepiti come più deboli e/o diversi.
Da qui il passaggio dalla detenzione per condizione dei corpi migranti alla detenzione per condizione dei corpi "altri" in senso lato e la diffusione della sopraffazione come regolatrice dei rapporti tra oppressi e l’impennata della violenza nei confronti delle donne.
Il razzismo ,sotto mentite e negate spoglie, attraversa e intride le nostre società occidentali in profondità.
La definizione dell'essere umano e del suo stesso corpo passa, prima ancora, attraverso l'impostazione delle menti, volta a tradurre tutto in merce, anche i sentimenti, i costumi , la cultura.
La visibilità esteriore, che si sta riaffermando con forza, è accompagnata, con altrettanta forza, dall’impegno e dal progetto di abolire l’umanità che c’è nella persona.
Fino a ieri, gli individui parlavano attraverso gli esperti, oggi, parla per loro il mercato.
Per questo, va coltivata ogni forma di resistenza e reso esplicito quello che è manifesto: il silenzio da cui è circondata questa operazione.
Al mercato non interessa più l’essere umano in quanto tale e l’attacco è diretto alle sue forme di resistenza.
Ma, queste, non sono innate. L’innatismo è una categoria idealistica sulla quale non si costruisce niente, il che sarebbe il male minore, se non venisse presa come data in sé.
Le resistenze si costruiscono nel percorso della nostra vita, attraverso le letture, le esperienze, le lotte…. Queste sono le gambe su cui camminano e si formano. E’ sempre da una lettura materialista della nostra storia che dobbiamo cominciare.
Il materialismo, spesso accettato a livello teorico, ha il suo più grande nemico nella difficoltà di tradurlo in pratica nella quotidianità. Da questo dobbiamo sempre ricominciare. Ridefinire o, più precisamente, riaffermare, perché, da questo punto di vista non inventiamo niente, ma apparteniamo ad una grande tradizione, le basi materialistiche dell’umanità, ci permette di riformare lo spirito e di salvaguardare le ”resistenze” che ci sono in ciascuna/o di noi.
Le resistenze non nascono dallo spirito, lo spirito non ha vita autonoma e valori propri.
E’ il divenire dell’umanità che plasma lo spirito e le resistenze.
Da qui, la necessità della lettura di classe e, allo stesso tempo, di non assumere la lettura di classe come unico strumento di conoscenza e di risposta, ma di utilizzarla come uno dei due termini del rapporto dialettico che deve avere con l’etnia, il genere……
E’ la dialettica lo strumento attraverso cui recuperare lo spirito originario del femminismo.
Non si tratta tanto di recuperare Marx, quanto il materialismo, e fare i conti con lo spiritualismo che, cacciato dal portone, spesso rientra dalla finestra.
Il neoliberismo vuole ridurre a merce tutte le forme in cui si organizzano i corpi e la società, comprese le preferenze e le inclinazioni sessuali, ma, tutto quello che è forma di resistenza ,per il suo dispiegarsi, lo vuole distruggere.
Perciò, anche quelle forme di resistenza trasversali, che, pure, sono presenti nei corpi, ha necessità di farle venire meno.
L'ideologia neoliberista, forma compiuta ed attuale del divenire del capitale, non vuole la liberazione degli esseri umani, ma pretende, addirittura, la fine di ogni forma simbolica a vantaggio esclusivo del valore mercantile.
La violenza del neoliberismo si manifesta nella sua pretesa di vietare ogni forma di conflitto, di differenza e di declinare tutto nel suo interesse e di sacrificare tutto alla sua conservazione ed autoespansione.
Le singolarità e i corpi non ubbidiscono a giudizi di valore a prescindere, possono rendersi complici della missione di sottomettere con ogni mezzo le molteplici culture, diversità e inclinazioni o rifiutarsi di piegarsi al pensiero unico e dominante senza neanche essere, a loro volta, un contropensiero unico, inventando il proprio gioco, le proprie regole del gioco, conservando un'irriducibile alterità e, in questo, realizzandosi.
Elisabetta