Parentesi dell'8/6/2016 "Vale la pena"
La Parentesi di Elisabetta dell’8/6/2016
“Vale la pena di morire di mille ferite per disarcionare l’imperatore. Ribellarsi è giusto” Cjang Cjing
Il capitalismo è metabolismo sociale e investe tutti i rapporti sociali e, pertanto, l’alienazione della coscienza sociale individuale è generale e la si recupera con la rimozione di quei rapporti sociali di produzione che l’hanno generata. Pertanto il movimento espansivo della materia sociale è, necessariamente, connesso ad un processo sociale di accumulazione di informazione extragenetica con ciò intendendo tutta quell’informazione non riferita all’essere umano, come creatura biologica, e, cioè, non trasmessa con il patrimonio genetico/cromosomico. L’accumulazione di informazioni è un processo essenziale e costitutivo della produzione e riproduzione sociale e, di conseguenza, anche dell’esistenza stessa dell‘umanità. La cultura è il processo sociale generale di questa accumulazione. La cultura è il movimento dell’informazione ed il processo di memoria dei collettivi umani: classe, genere, etnia…. Il processo sociale di informazione è un processo semiotico e ideologico, semiotico perché si avvale di segni, è produzione/scambio di segni, ideologico perché l’informazione è un microtesto che cristallizza la dialettica vivente nei rapporti sociali che lo hanno prodotto. E’, quindi, una traduzione ideologica. Pertanto la donna viene inserita in un programma che, poi, automaticamente, sia pure inconsciamente, ne determinerà il comportamento per l’intera durata della vita. Quindi, nella formazione sociale borghese-patriarcale codici, funzioni e canali della comunicazione culturale sono controllati dalla classe dominante e dal maschio che ne detengono la proprietà “privata”. Dato il controllo che la borghesia ed il maschio esercitano sui codici, sui canali di comunicazione, sulle modalità di decodificazione e interpretazione del messaggio, sulla cultura tutta, la donna si trova spesso nella condizione di essere letta e parlata dalle sue stesse parole, di essere portavoce di una realtà e di valori di cui non comprende il fine e la funzione. Affermare il carattere storicamente contestualizzato e segnico di tutte le zone della coscienza e della cultura tutta, significa ribadirne necessariamente il carattere ideologico. Pertanto si rivela l’inconsistenza di tutte le teorie innatiste e idealiste, non solo la cultura, ma anche l’inconscio esiste come realtà materiale nella società e nella memoria collettiva. E’ il luogo dove quello che è rifiutato dall’ideologia dominante viene privato di parole, posto nell’impossibilità di comunicare. E, all’ingiunzione di regole di comportamento dettate dall’ideologia vincente si accompagnano sempre precisi divieti, stigma e punizioni. Per questo, il divieto e la paura di infrangerlo ( con relative conseguenze), soffoca il nostro presente ed il nostro futuro. Da qui, la necessità di una pratica sociale antagonista quella che ha arricchito il movimento femminista nel corso della sua ormai lunga, diversificata e contradditoria esperienza, nella consapevolezza che ribellarsi è giusto.