Stones against walls: 50 anni di lotta
Giugno 1969.
Dopo mesi di violenza, repressione e vessazioni, la notte tra il 27 e il 28 giugno la rabbia favolosa è esplosa. Frocie, lesbiche, trans* armat* di bottiglie, scarpe coi tacchi e sassi, sono uscit* dallo Stonewall Inn – locale gay di New York tenuto già da tempo sotto tiro dalle forze dell’ordine – e hanno detto basta alle aggressioni della polizia, hanno respinto al mittente la violenza che l* perseguitava e che impediva loro di essere e fare quello che volevano.
Nello stesso anno innumerevoli membri delle Black Panthers venivano uccis*, ferit* o arrestat* dalla polizia negli Stati Uniti, in Italia la strategia della tensione faceva esplodere 5 bombe a Milano in Piazza Fontana e la polizia faceva “cadere” dalla finestra Pinelli… mentre succedeva tutto questo, a New York, nel Greenwich Village in particolare, le nostre sorelle froce, trans, butch, travest*, puttane, migrant*, pover* e senzatetto venivano perquisite, minacciate, picchiate ed arrestate ogni giorno perchè non accettavano di adattarsi all’assurda legge che imponeva di indossare almeno tre capi che appartenessero al genere assegnato alla nascita, perché non rientravano nell’immaginario del sogno americano.
Quella notte si sono ripres* le strade e hanno camminato a testa alta un* accanto all’altr* per rivendicare la propria esistenza e libertà di essere ed amare chiunque volessero.
E’ stato insieme la fine e l’inizio di qualcosa: la fine di una storia millenaria di paura e vergogna, di vite vissute nel buio, arrangiandosi ad immaginare esistenze che non destassero sospetto negli altri; ma anche l’inizio del nostro orgoglio, della gioia di rivendicarsi divers*, stran*, non addomesticat* né addomesticabil*, il colpo di scena che lascia tutt* senza fiato e scompagina l’ordine dell’esistente.
La rivolta di Stonewall è un pezzo della storia di tutt* coloro che sentono di essere e desiderare qualcosa di diverso da quello che è stato già preparato per loro.
Da quel giugno 1969 sono passati 50 anni. Da allora la comunità lgbtqi+ ha iniziato a ricordare quella data, a farne un anniversario. Sempre più, tuttavia, questo anniversario si é allontanato dallo spirito originario. Le nostre vite sono oggi colonizzate ed espropriate per farne nicchia di mercato, un brand per ripulire l’immagine di governi che si spacciano per inclusivi delle differenze. I nostri desideri vengono incasellati in un’asfissiante retorica della normalità che ci vorrebbe tutt* in coppia, unit* civilmente e al lavoro per produrre e contribuire al “progresso economico”.
In una fase storica in cui a colpi di decreti sicurezza sulle città cala la scure del decoro e della lotta al degrado, le crociate anti-gender rendono sempre più difficile parlare di differenze, di sessualità, di liberazione dei corpi. La norma binaria che ci vorrebbe tutt* maschi o femmine si impone con tutta la sua forza, negando l’esistenza di tutte quelle soggettività che rifiutano il binarismo di genere, mentre le lotte per i diritti sembrano essere – comunque a fatica – l’unico spazio di azione, in una corsa costante a rosicchiare briciole di riconoscimento.
Ora piú che mai vogliamo ricordare che la notte di Stonewall é stata una rivolta e non una parata, vogliamo celebrare le persone indefinibili, fuori norma, eccedenti e straripanti che c’erano quella notte e che ci saranno sempre.
Quest’anno abbiamo una ragione in piú per essere favolos*, arrabbiat* e anche per divertirci!