Sapienza e panchine rosse
Non vogliamo panchine rosse ma azioni concrete, che vadano a colpire la causa e non a piangere la conseguenza.
Abbiamo provato sdegno a leggere dell'iniziativa "Amore e basta" di oggi lunedì 11 dicembre, durante la quale la AS Roma ha donato una panchina rossa alla nostra università.
Le panchine rosse sono erette come mausolei a ricordo di “vittime cadute a causa di eventi straordinari e inevitabili”. Sono il simbolo di staticità, rassegnazione, impotenza e dolore morboso. Non solo chi agisce violenza non viene minimamente scalfito da questo tipo di simboli, ma questi possono diventare una violenza reiterata per le persone che la hanno vissuta.
La panchina rossa è un diversivo con cui Ateneo e istituzioni “assolvono” il loro impegno nell’anti-violenza, cavandosela con un lavoro a basso costo e senza impegno. È questo un perfetto esempio di "pink washing": interventi dimostrativi volti solo alla risonanza mediatica e a pulirsi la faccia. In quest’ottica va collocata la partecipazione dell’AS Roma, che se fosse realmente interessata a combattere la violenza di genere si preoccuperebbe dei propri spogliatoi e delle proprie tifoserie.
Durante l’inaugurazione, le istituzioni sono scappate via, sottraendosi per l’ennesima volta al confronto con le student3, lasciando al proprio posto qualche decina di digossini a proteggere la preziosa panchina. Quello a cui abbiamo assistito oggi è l’ennesimo dispiegamento sproporzionato di forze dell’ordine in università, che è ancora più assurdo se correlato alle misure inutili e incapaci che mettono in campo quando si tratta di contrastare attivamente la violenza di genere.
A riprova dei loro metodi violenti, le student3 che stavano vicino e sulla panchina sono state coattamente allontanate dalla digos con strattonamenti e spinte. I loro metodi violenti non sono bastati a fermarci, anzi hanno aumentato la nostra rabbia. Ci siamo riappropriat3 di quello spazio, di quella panchina, ci abbiamo ballato e saltato sopra, la abbiamo distrutta con i nostri corpi.
Gli slogan senza pratiche sono solo estetica. Abbiamo detto che avremmo distrutto tutto, questa panchina e la vostra simbologia vuota sono solo l'inizio.