8 marzo con la resistenza palestinese
CON LA RESISTENZA PALESTINESE - 8 MARZO 2024
Noi femministe, transfemministe, donne, lesbiche, bisessuali, persone trans, non binarie, queer, sentiamo la necessità, questo 8 marzo, di prendere parola contro il genocidio in Palestina: cessate il fuoco ora! Basta vendita di armi a Israele! Stop a ogni programma di cooperazione scientifica e accordi commerciali!
Le aggressioni coloniali, la guerra, la cultura delle armi e della militarizzazione sono per noi da sempre fonte di oppressione. Lo stupro è l’arma più antica usata in qualsiasi guerra, occupazione, colonizzazione e presidio dei territori. Rifiutiamo qualsiasi tentativo di strumentalizzare la lotta contro la violenza di genere: gli stupri non dipendono dalla provenienza geografica o dalla religione di chi li commette e soprattutto non possono giustificare l'occupazione e il genocidio del popolo palestinese che Israele porta avanti da molto prima del 7 ottobre.
Per questo denunciamo la complicità dei governi dell’Europa e del nord America, i profitti delle industrie militari, la repressione contro chi esprime dissenso a questo ordine internazionale, le diverse ma comunque violente forme di colonialismo che i nostri paesi continuano a portare avanti. Oggi quindi condanniamo a gran voce il colonialismo d’insediamento, l’apartheid e la pulizia etnica che Israele mette in atto da decenni.
I bombardamenti e l'invasione della striscia di Gaza, che proseguono indisturbati, sono solo l'ultimo atto del tentativo di cancellare la Palestina da parte di Israele: un'aggressione sistemica, capillare, che da tempo priva la popolazione di risorse, terre, persone, spazi di vita. Un'aggressione che inizia ben prima del 7 ottobre e che non riguarda solo la Striscia di Gaza ma la Cisgiordania, Gerusalemme, le carceri israeliane in cui sono detenute migliaia di persone palestinesi, tra cui migliaia di bambin*, in condizioni terribili di tortura e isolamento.
La propaganda sionista pretende di giustificare il genocidio in atto presentandosi come “l’unica democrazia del medio oriente”, pur essendo di fatto uno stato confessionale che pratica l'apartheid, uno stato che nella sua legge fondamentale sancisce differenti diritti per i cittadini in base all'essere o meno ebrei, un sistema basato sull’oppressione razzista, istituzionalizzata e prolungata, di milioni di persone.
Israele si pone come baluardo delle libertà e dei diritti delle donne e delle persone lgbtqia+, cerca di ripulire la propria immagine di stato occupante e genocida mostrandosi lgbtqia+ friendly, in apparente opposizione a una società palestinese,
che viene dipinta come musulmana, quindi omofobica, transfobica, sessista e arretrata, invisibilizzando le lotte queer e femministe arabe. La propaganda israeliana sulle tematiche lgbtqia+ è talmente radicata da assumere un nome specifico: pinkwashing. Non a caso Israele punta da anni sul turismo gay, una nicchia del mercato utilizzata per mostrarsi progressisti e aperti.
Parallelamente il termine purplewashing indica la propaganda sulla presunta emancipazione delle donne in israele: immagini di donne israeliane in divisa vengono diffuse dai media ogni giorno, come se sparare alla popolazione palestinese e la leva militare obbligatoria rappresentassero un ideale femminista!
Noi, in quanto femministe, transfemministe, donne, lesbiche, bisessuali, persone trans, non binarie, queer, sappiamo benissimo che per questa società ci sono vite che contano e vite che non contano, e queste seconde sono considerate inferiori, mostrificate e disumanizzate per ridurle al silenzio.
Rifiutiamo con fermezza questa chiamata alle armi, così come rifiutiamo lo squallido tentativo di far passare le prese di posizione contro l'apartheid e il colonialismo dello stato di Israele per attacchi antisemiti.
È ridicolo accusarci di antisemitismo, siamo antifascist* ora e sempre!
Noi non ci sentiamo con le spalle al muro: abbiamo la responsabilità di prendere fermamente parola, riconoscendo il nostro privilegio di persone bianche e occidentali, e per questo scendiamo in piazza anche oggi, 8 marzo, rispondendo agli appelli internazionali alla solidarietà e alla mobilitazione lanciati dall* compagn* queer e femministe palestinesi.
Nessunə sarà liberə finché non lo saremo tutt3.