Zone rosse-frontiere interne: domenica assemblea e presidio al CPR
Da inizio gennaio hanno cominciato a istituire delle nuove zone rosse in alcune città italiane (Roma, Milano, Pisa, Firenze, Bologna). Ancora una volta emerge come lo scontro fra politica e prefettura vede la seconda avere la meglio sulla politica (in riferimento alle dichiarazioni di Gualtieri che aveva annunciato che le zone rosse a Roma non sarebbero state istituite).
All'interno di questo spazio redazionale parliamo delle frontiere interne, perchè i confini non sono solo il mediterraneo o le alpi, dove si muore costantemente. Si resiste e si muore anche nella lotta ai confini interni, per un documento come nei CPR. L'istituzione delle nuove zone rosse si va a inserire all'interno di un più ampio processo di emarginazione, espulsione e in generale di colonialismo.
Ne parliamo con compagn* di campagne in lotta, settimo movimento e dell'Alberone.
In allegato la chiamata per l'assemblea di domenica e il presidio al CPR di Ponte galeria.
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❗️2/02 - ORE 11 - EX CINEMA MAESTOSO (Via Appia Nuova, 416)❗️
Con l’arrivo di questo 2025, più precisamente lo scorso 30 dicembre, sono entrate in vigore in alcune citta d’Italia le zone “A sorveglianza intensificata”, più semplicemente chiamate ZONE ROSSE.
In queste zone non solo è vietato sostare a chi ha precedenti penali ma è anche possibile essere allontanati dalle forze pubbliche,secondo criteri arbitrariamente applicati, se si appare potenzialmente pericolosə e/o violentə.
Nel nostro quartiere le zone rosse sono ben 5 e circondano la Stazione Tuscolana. Sono VIA ADRIA, VIA MONSELICE, VIA MESTRE, PIAZZA RAGUSA e la Stazione stessa.
La sorveglianza che si vuole intensificare con questa procedura si aggiunge alle altre, quale il ddl 1660, che non sono altro che l’esempio di come lo stato stia rendendo la sua morsa sullə cittadinə sempre più asfissiante.
Queste non sono altro che politiche repressive spacciate come qualcosa di necessario per garantire la sicurezza pubblica allə cittadinə; sicurezza che evidentemente per le persone al governo si traduce con “militarizzazione dei quartieri” e “divieto di stazionamento” in luoghi pubblici. Oltre che da stato di polizia questa manovra ha delle forti connotazioni classiste e razziste.
Procedure del genere infatti ricadranno, come già avvenuto a Milano con Ramy, su immigrati, italiani di seconda generazione, senza fissa dimora e chiunque abbia già precedenti penali.
Persone la cui esistenza, già immersa nel pregiudizio, negli attacchi e nelle minacce dello stato e dei suoi aguzzini, sarà adesso privata anche di quella piccola sicurezza e tranquillità che solo un luogo pubblico era in grado di garantirgli.
Come ragazze e ragazzi del quartiere non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questo inasprimento.
PER QUESTO RILANCIAMO UN’ASSEMBLEA PUBBLICA IN CUI DISCUTERE E CONFRONTARCI NEL NOSTRO QUARTIERE.
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SABATO 2 FEBBRAIO ORE 15:30 PRESIDIO DAVANTI ALLE MURA DEL CPR DI PONTE GALERIA
Torniamo lì, dove il ferro e il cemento segnano l’invisibilità di chi è reclusx per il solo fatto di esistere, per non essere natx nel luogo giusto. Torniamo davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per essere fianco a fianco di chi, dentro e fuori quelle mura, combatte ogni giorno contro l’annientamento che lo Stato infligge con il razzismo e l’esclusione.
Lo Stato sta affinando la sua guerra e lavora con nuovi strumenti per segregare, selezionare, controllare ed espellere. Il decreto Cutro trasforma ogni angolo della città in un potenziale campo di concentramento. Ogni stanzino di un edificio pubblico può diventare un temporaneo luogo di prigionia e tortura. Deve vincere l’isolamento per evitare che le persone si organizzino insieme, nelle rivolte e nelle evasioni. Ecco che il CPR di Gradisca d’Isonzo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, ci parla di dignità, di una parte di popolazione che resiste e un’altra che opprime.
Il razzismo sistemico si riproduce ogni giorno. Ogni volo di linea è un luogo in cui può avvenire un’espulsione e ogni espulsione è questa società che si riproduce nel nome della sicurezza come strumento di propaganda.
Ogni operazione di polizia, ogni retata in quartiere o nelle campagne, è la propaganda del razzismo che si alimenta sulla vita delle persone: è la politica di questo governo, è la natura della sua democrazia.
Ogni zona rossa vuole essere una prigione sotto il cielo. Uno strumento pensato per legittimare sempre più l’uso della polizia e della sua violenza. Lo abbiamo visto a Corvetto, dove il quartiere è diventato una cassa di risonanza per giustificare gli abusi della polizia, ma nello stesso tempo grido di riscatto e coraggio. Dove ogni corpo, ogni volto, viene sottoposto alla violenza del razzismo e della conseguente criminalizzazione. Tutto per difendere la sicurezza dei ricchi di continuare a sfruttare, tutto per alimentare la guerra contro chi non ha diritto di esistere dove ha scelto di stare.
A Quarticciolo la guerra assume l’altra faccia della stessa medaglia. La polizia, le retate, i modelli Caivano, le deportazioni: una guerra che fa leva sull’umiliazione, sulla separazione, sull’esclusione. È la guerra dei governi, la guerra sulla pelle di chi non può essere altro che una merce da spostare, da annientare, da sottomettere.
A chi si ribella, a chi prova ad alzare la testa, lo Stato risponde con la sua violenza. La risposta è un corpo strappato via dalla vita, deportato in un lager legalizzato, pestato e torturato affinché non si ribelli, affinché non sia di esempio.
Vogliamo tornare là, davanti alle mura di Ponte Galeria, dove l’unica sezione femminile del Paese è chiusa in un angolo dimenticato posto ai confini della città.
Per sostenere le resistenze quotidiane di chi è reclusx, chi lotta ogni giorno per la propria libertà, per la propria dignità. Vogliamo tornare là per dire, ancora una volta, che non avranno il silenzio di cui necessitano le torture.
Hanno un solo nome: infami.
Vogliamo tornare davanti alle mura di Ponte Galeria, dove ogni giorno si riscrive la storia di chi rifiuta la prigione: nelle sezioni che prendono fuoco, nelle evasioni, nella dignità della vita in un sistema di morte.
FREEDOM HURRIYA LIBERTÀ
Assemblea di solidarietà e lotta