violenza istituzionale
Roma Laurentino: minacce a chi vive e resiste al V ponte
Questa mattina presenza in strada al V ponte del Laurentino per sostenere la resistenza di chi ci vive.
Corrispondenza con una compagna del L38, segue il comunicato dello squat
OGNI PONTE È LO SPECCHIO DEL QUARTIERE
Lo sono i ponti abbattuti, quelli vissuti e quelli abitati.
Da quando il V ponte è uno scheletro, 6 donne continuano a vivere tra le macerie per ottenere una casa per tutte. La manutenzione, da sempre a cura della popolazione occupante, è stata sospesa da quando si è aperto uno spiraglio per avere un vero alloggio dopo 30 anni di battaglie.
Perdite d'acqua, rischio crolli e impedimenti a vivere in un contesto salubre sono problemi che devono riguardare tutte le persone che hanno a cuore il Laurentino 38, non solo chi nelle difficoltà ci si ritrova con tutte le scarpe. Il problema non è solo la monnezza per strada che Gualtieri pensa di risolvere con i video promozionali di qualche spazzata di Ama a via Sapori. Il quartiere, nella sua storia, ha saputo dimostrare come ci si supporta nel quotidiano e come non lasciare nessuna e nessuno solo con i propri guai. Questa attitudine spesso appartiene proprio a chi si è fatta le spalle larghe per potersi guadagnare una vita che nessuno gli ha regalato.
Con il progressivo svuotamento del piano inferiore del VI ponte, la situazione attuale del V ponte potrebbe riproporsi a specchio. Non ci vuole un genio a supporlo e non accettiamo che l'incuria di Ater venga utilizzata come pretesto per minacciare la volontà del "centro sociale" L38SQUAT di restare dov'è: al centro del quartiere.
“Quando siamo entrati il ponte era spappolato”
Queste sono le parole di uno dei primi occupanti del VI ponte che in qualche modo rendono l’idea delle condizioni in cui trovarono la struttura nel lontano 1991, quando l'Ater (che ai tempi si chiamava IACP) l'aveva lasciata in stato d’abbandono.
Lo spazio, già occupato in passato dalla lotta per la casa, era privo di finestre, porte, servizi sanitari, impianti elettrici ed idraulici. Molte pareti interne erano malridotte, c’erano buchi tra stanza e stanza. Mano a mano che ci siamo mess* a riparare e restaurare delle aree, abbiamo trovato nascoste in alcune intercapedini delle macerie o dei rifiuti del passato,
segni di vite precedenti... un pallone da calcio, un termosifone, una vecchia radio, montagne di calcinacci. Con infinita pazienza abbiamo risanato uno spazio enorme facendo un pezzettino alla volta, contando solo sulla nostra tenacia e sul supporto economico delle sottoscrizioni raccolte durante le centinaia di iniziative, cene e concerti che ben raccontano la nostra storia.
Nel tempo, grazie alla pratica del “do it yourself”, ovvero del risolversi i problemi da sé senza pagare un/una professionista per farlo, abbiamo imparato come prenderci cura della struttura, apprendendo teoria e pratica della manutenzione e tramandandola tra di noi.
Elettricità, idraulica, carpenteria, muratura sono ora alla portata di noi tutt* e ognun* di noi sa cosa fare quando si manifesta un problema. In questo modo abbiamo potuto resistere per 32 anni cercando di vivere dignitosamente e tentando di migliorare la qualità di vita di anno
in anno.
Nel 2002 ATER smise di fare manutenzione sulle strutture dei ponti 5-6-7-8-9-10-11, non a caso di lì a poco le strutture più usate (ovvero quelle in cui la gente ci viveva) hanno iniziato a dare notevoli segni di cedimento strutturale.
La scelta criminale dell'ATER, di lasciare senza manutenzione il tetto di una struttura i cui muri interni sono di gesso, è stata arginata solo perchè ogni anno abbiamo passato l’estate a rifare la guaina e a monitorare che la situazione non peggiorasse. Allo stesso modo ci occupiamo ancora degli scarichi dell’acqua piovana del ponte, che puntualmente si rompono
quando la ghiaia viene trascinata nei tubi dalle piogge torrenziali. Gli impianti elettrici avrebbero ceduto se non ci fossimo curati dell'intero ponte e se non avessimo adottato delle misure di abbassamento dei consumi e di conseguenza dell’assorbimento.
Gli impianti idraulici esterni sono tutti da controllare, diverse volte ci sono state rotture importanti che hanno rischiato di danneggiare gravemente la struttura, ma siamo sempre riuscit* ad intervenire tempestivamente.
come la condivisione di aree comuni per consumare meno, scaldare/raffreddare meglio gli ambienti per cucinare o lavarsi. Ogni casa ha una cucina condivisa tra più persone, la foresteria ha una sua cucina che viene usata anche per le attività del centro sociale, abbiamo
uno spazio che funge da lavanderia, riuscendo con sole due lavatrici a sopperire alle necessità di oltre 20 persone. Ogni volta che abbiamo potuto, abbiamo scelto tecnologie meno inquinanti e più efficienti.
Abbiamo ridotto l’immisione di tonnellate e tonnellate di CO2 nell’ambiente perché abbiamo un laboratorio dove ripariamo, rigeneriamo e doniamo computer alle persone in difficoltà, dove proviamo a riparare piccoli o grandi elettrodomestici destinati alla discarica e dove sperimentiamo quel poco di riciclo creativo che riesce ad avere anche del senso pratico.
Ora siamo ad un passo da un grande obiettivo, ovvero rendere la struttura autonoma producendo acqua ed elettricità per poter abbandonare del tutto il rapporto con le infrastrutture nocive proposte dallo stato.
Non chiediamo il permesso per vivere liberx.
Non abbandoneremo un sogno perché sappiamo che può essere un
esempio positivo per tutte e tutti.
Giù le mani da L38SQUAT
Case per tutte e tutti
In sciopero della fame contro la violenza istituzionale
Ha denunciato la violenza subita, separata dal compagno fin da quando il figlio non aveva ancora tre anni, Laura Massaro ha passato anni tra perizie, controperizie, assistenti sociali, psicologi, tutori. Ma l'uomo è disposto a confinarlo in una casa famiglia piuttosto che lasciarlo alla madre. Per questo Laura ha iniziato uno sciopero della fame. Ne parliamo con lei.
Se toccano una rispondiamo tutte: sui fatti di San Berillo
Con tre compagne e abitanti del quartiere San Berillo di Catania parliamo di quanto avvenuto il 18 marzo scorso. Dai loro racconti emerge una storia di sconcertante abuso di potere, di violenza istituzionale, omertà e connivenze. L'ultima di una lunga serie.
Non è un raptus è femminicidio! Non Una di Meno in presidio davanti al tribunale di Brescia
Antonio Gozzini, l’uomo che un anno fa uccise la moglie Cristina Maioli a coltellate nel sonno, è stato assolto dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia che lo ha ritenuto non colpevole perché, al momento dei fatti, non era in grado di intendere e di volere a causa di un totale vizio di mente per "un delirio di gelosia". Questa mattina Non Una di Meno Brescia è fuori dal tribunale della città per chiedere giustizia e ridare voce a Cristina e a tutte le donne vittime del patriarcato e della violenza dei tribunali. Ci colleghiamo in diretta dal presidio con una compagna.
Madri in rivolta – Dal 7 all’11 settembre davanti ai tribunali italiani sit-in di protesta contro la violenza istituzionale e la giustizia patriarcale
Dal 7 all’11 settembre davanti ai tribunali italiani avrà luogo Madri in rivolta, manifestazione di protesta contro la violenza istituzionale e la giustizia patriarcale che massacra le madri, le loro figlie e i loro figli. Confermati i sit-in di numerose città tra cui Milano, Roma, Torino, Parma, Padova e Firenze: l’elenco delle città con orari e luoghi è in via di definizione e aggiornamento, consultabile sull’evento facebook Madri in rivolta! Protesta davanti ai Tribunali d’Italia.
Dall'approvazione della legge 54/2006 su bigenitorialità e affido condiviso si assiste ad allontanamenti ingiustificati di bambini e adolescenti dalle madri e tutto ciò in nome della “santa bigenitorialità”, ovvero, di fatto, del diritto astratto del padre. La cara vecchia “patria potestà” insomma, propugnata per motivi apparentemente opposti sia dai sostenitori della “famiglia tradizionale” che da quelli della “retorica paritaria”, con enormi problemi non solo nelle separazioni giudiziali, ma anche nelle c.d. consensuali, con madri tenute sotto minaccia di segnalazioni ai servizi sociali, denunce al tribunale e possibile sottrazione dei figli.
Il principio astratto della bigenitorialità non tiene conto dell’asimmetria di potere tra i sessi e viene sostenuto da “esperti” (psicologi, neuropsichiatri infantili, pediatri, psichiatri) che declassano sistematicamente la violenza a conflittualità di coppia. Quest’ultima, così come l’attaccamento materno, sono considerate alla stregua di gravi patologie da combattere, per così dire curare, con tutti i mezzi, e madri e figli diventano pericolosi soggetti resistenti all’ordine costituito: quello del “comunque Padre”. Se una figlia o un figlio osa mettere in discussione questo ordine costituito e si rifiuta di vedere il padre, viene minacciata/o di allontanamento forzato dalla madre e collocata/o nelle strutture di “rieducazione”, spesso separata/o anche da eventuali fratelli o sorelle, o persino affidata/o al padre violento. Bambine/i ed adolescenti divengono quindi persone usate dalle istituzioni prima come arma di minaccia, esattamente come fanno gli uomini violenti, e poi come accessori di pena.
Questo stato di cose, così penoso per molte persone innocenti, è però un vero e proprio “banchetto” per tante altre: sulla pelle di donne e bambine/i si costruiscono carriere, reputazioni, potere e ricchezza, come nella migliore tradizione patriarcale.
Ne parliamo con una delle organizzatrici dell'evento.
La ragazza della Fortezza da Basso
"La ragazza della Fortezza da Basso" così si firma la giovane donna che sette anni fa aveva denunciato uno stupro di gruppo davanti alla Fortezza da Basso a Firenze e la cui vita, come spesso accade, si trova a essere messa sotto accusa dai giudici della Corte d'appello che hanno assolto i sei: l'autoderminazione, le scelte sessuali, l'attività politiche della ragazza diventano motivi per assolvere i sei dallo stupro.
In questo redazionale leggiamo la lettera che la donna ha coraggiosamente pubblicato e proviamo a ragionarne.
Qui la lettera: https://abbattoimuri.wordpress.com/2015/07/19/firenze-fortezza-signific…
Tutta la nostra solidarietà a "la ragazza della fortezza da Basso":