Aggiornamenti dal presidio per Tiziano
Un compagno presente al presidio di questa mattina per Tiziano ci aggiorna sulla situazione. Udienza rimandata al 2 dicembre ore 10.
Tiziano Libero! Palestina Libera!
Un compagno presente al presidio di questa mattina per Tiziano ci aggiorna sulla situazione. Udienza rimandata al 2 dicembre ore 10.
Tiziano Libero! Palestina Libera!
La collega giornalista e cofondatrice di Sahafiyyat Masriyyat (Giornaliste egiziane), Rasha Azab, è stata oggetto di una campagna di minacce e persecuzioni durata un mese, che ha messo a rischio la sua sicurezza personale.
Il primo episodio registrato è avvenuto l'8 ottobre. Due individui in borghese a bordo di motociclette hanno iniziato a seguire Azab mentre usciva dal Sindacato dei giornalisti egiziani dopo una conferenza. Gli stessi due individui sono stati visti pedinare la nostra collega il 28 ottobre mentre copriva la demolizione di cimiteri storici autorizzata dal governo - sono rimasti sulle sue tracce dal quartiere di al-Daher, attraverso diverse fermate del centro del Cairo e infine al cimitero di al-Imam al-Shafei a Salah Salem.
Il 5 novembre c'è stata un'escalation: l'auto di Azab è stata rubata in una strada trafficata e ben percorsa di Zamalek. Rasha ha prontamente denunciato il furto alle autorità (caso 8046/2024 presso il circuito di Kasr al-Nil), ma i colpevoli non sono ancora stati identificati.
Gli stessi due individui che avevano pedinato Azab a ottobre sono stati nuovamente sorpresi a inseguirla ad al-Daher l'8 novembre. I residenti locali hanno temporaneamente trattenuto i due uomini, che si sono rifiutati di mostrare i loro documenti di identità, in un negozio. Azab li ha poi accompagnati alla stazione di polizia di al-Daher. La polizia si è rifiutata di sporgere denuncia, violando i diritti legali e costituzionali di Azab.
Un ufficiale investigativo le ha infine detto che i sospetti erano “fuggiti” dalla stazione.
Il 9 novembre, la giornalista ha rilasciato una dichiarazione alla procura di Kasr al-Nil sul furto della sua auto. Durante l'udienza, ha denunciato la sorveglianza mirata e le minacce di cui è stata vittima e ha accusato il ministro degli Interni e il capo della sicurezza nazionale di essere responsabili di questi incidenti, chiedendo alla procura di indagare.
Lo stesso giorno, il Sindacato dei giornalisti egiziani ha presentato una denuncia al procuratore capo di Kasr al-Nil in merito alle azioni contro Azab. Il legale del Sindacato ha anche inviato una lettera di notifica certificata al Ministero degli Interni, indicandolo come responsabile delle violazioni denunciate. Il giorno successivo, 10 novembre, il Sindacato ha presentato la denuncia numero 982058, chiedendo alla Procura generale di indagare.
La Costituzione egiziana protegge la vita privata e la sicurezza dei cittadini.
L'articolo 57 recita: “La vita privata è inviolabile, protetta e non può essere violata”.
Ogni persona ha diritto a una vita sicura”, recita l'articolo 59. “Lo Stato provvede alla sicurezza e alla rassicurazione dei cittadini e di tutti coloro che risiedono nel suo territorio”.
Inoltre, l'articolo 99 stabilisce che “qualsiasi attentato alle libertà personali o alla sacralità della vita privata dei cittadini, o ad altri diritti o libertà generali previsti dalla Costituzione e dalla legge, è un crimine senza prescrizione per i cittadini”. La parte lesa può presentare direttamente una denuncia penale”.
Pertanto, chi sottoscrive esprime l’inequivocabile solidarietà alla collega Rasha Azab.
Queste minacce criminali e illegali alla sua vita e alla sua sicurezza, volte a ostacolare il suo lavoro giornalistico e come rappresaglia per le sue opinioni politiche, non devono essere tollerate.
CHIEDIAMO CHE I RESPONSABILI SIANO INDAGATI E LI RITENIAMO RESPONSABILI DI QUALSIASI DANNO POSSA ACCADERE ALLA NOSTRA COLLEGA GIORNALISTA.
Dichiarazione di singoli, gruppi, istituzioni e partiti politici
Aggiornamenti sulla situazione di Alaa Abdel Fattah, blogger e storico oppositore del regime egiziano, in carcere dal 2014, la cui madre è al 44^ giorno di sciopero della fame.
Ieri 11 novembre 2024 è morta 96 anni Licia Rognini che per tutta la vita ha lottato per far emergere la verità sull'omicidio del marito Giuseppe Pinelli. Ai nostri microfoni il ricordo e la testimonianza di Roberto Gargamelli che, insieme a Pietro Valpreda e ad altri militanti anarchici, fu arrestato per la strage di piazza Fontana e costretto a subire un'odissea giudiziaria durata decenni.
La formalizzazione di tecniche repressive è l'ennesimo effetto della strategia di controllo nella società occidentale. Il viaggio neanderthaliano divora il disegno di legge sicurezza 1660 e lo vomita con il racconto delle lotte più accese in citta. Non è la democrazia ad essere in pericolo, ma il suo fantasma che continua a provare a schiacciarci.
1) Intervento di presentazione dei seminari sul movimento comunista all'Università;
2) Corrispondenza dall'Assemblea "Riapriamo Villa Tiburtina" sull'inizio dei lavori e le iniziative nel territorio;
3) Una donna racconta la sua esperienza con la Carovana Salvavisite contro le liste d'attesa;
4) Dall'Avvocato Francesco Romeo un focus sulla portata repressiva e la torsione autoritaria del disegno di legge "Sicurezza" in discussione al Senato. Ci racconta quindi la tre giorni di sciopero (4-5-6/11) e mobilitazione delle Camere Penali
Una compagna del Marocco, che attualmente vive in Francia, ci racconta le mobilitazioni della popolazione marocchina a fianco di quella palestinese; il discorso si allarga poi a tratteggiare la disastrosa situazione economica in Marocco e le politiche di gentrificazione che stanno espellendo la classe popolare dal centro delle città.
A una compagna chiediamo un aggiornamento sulla crisi economica e sociale in Egitto, sulla repressione nei confronti di chi si mobilita a fianco del popolo palestinese e, più in generale, di chi lotta per migliorare le proprie condizioni di vita.
In conclusione, un approfondimento sulla situazione di Alāʾ Abd al-Fattāḥ, attivista, blogger, in carcere dal 2019, la cui madre, Layla Suʿeyd, docente di matematica presso l'università del Cairo, è in sciopero della fame da 17 giorni per chiederne l'immediata liberazione.
A Parigi migliaia di persone in piazza per la Palestina: corrispondenza di una compagna presente al corteo.
Si parla anche delle ultime azioni repressive del governo, tra cui il licenziamento di un professore, il divieto del ministro dell'istruzione in nome della laicità di discutere della questione palestinese nelle università.
Il DDL sicurezza 1660, approvato a settembre nella Camera e ora in esame al Senato, continua la tendenza degli ultimi decenni a far rientrare ogni fragilità sociale in un'ottica punitiva. Introduce una trentina di modifiche al codice penale, formulando venti nuovi reati, estendendo sanzioni e aggravanti, e andando così a reprimire le proteste secondo il paradigma del diritto penale del nemico.
Dopo la cartolina tratta da Boza! Diari dalla frontiera, parliamo con Enrico Gargiulo, sociologo e coautore di Polizia. Un vocabolario dell'ordine, con cui approffondiamo i concetti di Sicurezza e Ordine Pubblico. Segue un intervista a Riccardo Ronchi e Antonio Mancino, avvocato dell'associazione Mutuo Soccorso per la Libertà di Espressione di Imola (Bologna), che ci parlano di panpenalizzazione e fanno una disamina di alcuni degli articoli.
Seif, di cui abbiamo parlato più volte in questi mesi è un rifugiato politico di cittadinanza algerina arrivato in Italia 13 anni fa che lavorava come educatore al liceo Chateaubriand di Roma da cui è stato licenziato per alcuni commenti in una chat privata dove Seif esprimeva la sua rabbia e il suo dolore per il genocidio nella Striscia di Gaza. La linea dura del liceo direttamente collegato all'ambasciata francese ha trovato subito sponda nella repressione portata avanti dallo Stato italiano per cui nei confronti di Seif è stato aperto un procedimento con sospensione e revoca del permesso di soggiorno. Il 16 maggio poi è stato rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria, dopo 4 giorni e numerose manifestazioni di solidarietà a cui hanno partecipato anche studenti, lavoratori e lavoratrici e genitori del liceo francese, è stato liberato: il giudice della convalida ha sentenziato che non c'erano i presupposti per la detenzione.
Giovedì 3 ottobre a Milano si terrà l'udienza per la revoca dello status di rifugiato a Seif, ne parliamo con Enrica Rigo, della legal Clinic di Roma 3 che con Asgi sta seguendo la vicenda.
Sotto il Tribunale civile di Milano, in Corso Vittoria, a partire dalle 10,30 si terrà un presidio in solidarietà con Seif di cui parliamo con una compagna di Milano per la Palestina