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Rasha Azab

L'Egitto non è un paese sicuro. Rasha sotto attacco

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La collega giornalista e cofondatrice di Sahafiyyat Masriyyat (Giornaliste egiziane), Rasha Azab, è stata oggetto di una campagna di minacce e persecuzioni durata un mese, che ha messo a rischio la sua sicurezza personale.
Il primo episodio registrato è avvenuto l'8 ottobre. Due individui in borghese a bordo di motociclette hanno iniziato a seguire Azab mentre usciva dal Sindacato dei giornalisti egiziani dopo una conferenza. Gli stessi due individui sono stati visti pedinare la nostra collega il 28 ottobre mentre copriva la demolizione di cimiteri storici autorizzata dal governo - sono rimasti sulle sue tracce dal quartiere di al-Daher, attraverso diverse fermate del centro del Cairo e infine al cimitero di al-Imam al-Shafei a Salah Salem.
Il 5 novembre c'è stata un'escalation: l'auto di Azab è stata rubata in una strada trafficata e ben percorsa di Zamalek. Rasha ha prontamente denunciato il furto alle autorità (caso 8046/2024 presso il circuito di Kasr al-Nil), ma i colpevoli non sono ancora stati identificati.
Gli stessi due individui che avevano pedinato Azab a ottobre sono stati nuovamente sorpresi a inseguirla ad al-Daher l'8 novembre. I residenti locali hanno temporaneamente trattenuto i due uomini, che si sono rifiutati di mostrare i loro documenti di identità, in un negozio. Azab li ha poi accompagnati alla stazione di polizia di al-Daher. La polizia si è rifiutata di sporgere denuncia, violando i diritti legali e costituzionali di Azab.

Un ufficiale investigativo le ha infine detto che i sospetti erano “fuggiti” dalla stazione.
Il 9 novembre, la giornalista ha rilasciato una dichiarazione alla procura di Kasr al-Nil sul furto della sua auto. Durante l'udienza, ha denunciato la sorveglianza mirata e le minacce di cui è stata vittima e ha accusato il ministro degli Interni e il capo della sicurezza nazionale di essere responsabili di questi incidenti, chiedendo alla procura di indagare.

Lo stesso giorno, il Sindacato dei giornalisti egiziani ha presentato una denuncia al procuratore capo di Kasr al-Nil in merito alle azioni contro Azab. Il legale del Sindacato ha anche inviato una lettera di notifica certificata al Ministero degli Interni, indicandolo come responsabile delle violazioni denunciate. Il giorno successivo, 10 novembre, il Sindacato ha presentato la denuncia numero 982058, chiedendo alla Procura generale di indagare.
La Costituzione egiziana protegge la vita privata e la sicurezza dei cittadini.
L'articolo 57 recita: “La vita privata è inviolabile, protetta e non può essere violata”.
Ogni persona ha diritto a una vita sicura”, recita l'articolo 59. “Lo Stato provvede alla sicurezza e alla rassicurazione dei cittadini e di tutti coloro che risiedono nel suo territorio”.
Inoltre, l'articolo 99 stabilisce che “qualsiasi attentato alle libertà personali o alla sacralità della vita privata dei cittadini, o ad altri diritti o libertà generali previsti dalla Costituzione e dalla legge, è un crimine senza prescrizione per i cittadini”. La parte lesa può presentare direttamente una denuncia penale”.


Pertanto, chi sottoscrive esprime l’inequivocabile solidarietà alla collega Rasha Azab.
Queste minacce criminali e illegali alla sua vita e alla sua sicurezza, volte a ostacolare il suo lavoro giornalistico e come rappresaglia per le sue opinioni politiche, non devono essere tollerate.

CHIEDIAMO CHE I RESPONSABILI SIANO INDAGATI E LI RITENIAMO RESPONSABILI DI QUALSIASI DANNO POSSA ACCADERE ALLA NOSTRA COLLEGA GIORNALISTA.

Dichiarazione di singoli, gruppi, istituzioni e partiti politici

Aggiornamenti sulla situazione di Alaa Abdel Fattah, blogger e storico oppositore del regime egiziano, in carcere dal 2014, la cui madre è al 44^ giorno di sciopero della fame.

 
 

Aggiornamenti dall'Egitto su Alaa Abdel Fattah e Rasha Azabi

Data di trasmissione
Durata 12m 58s

Dal 2 aprile Alaa Abdel Fatah è in sciopero della fame. Dal 2019, anno in cui è entrato nel carcere di massima sicurezza di Torah al Cairo, Alaa è privato della mezz’ora d’aria e dei libri e i colloqui avvengono tramite un vetro divisorio. Ad alcuni detenuti sono perfino vietati i colloqui con i familiari da anni. Tutti hanno subito torture appena arrivati in questo luogo di vessazioni e morte. Ne parliamo con una compagna con cui approfondiamo anche gli aggioramenti sulla vicenda di Rasha Azad giornalista e scrittrice che il 12 marzo va a processo per aver preso le parti di sei sopravvissute alla violenza sessuale del regista cinematografico Islam Azazi.

LEA Berta Caceres: La solidarietà femminista non è un crimine

Data di trasmissione
Durata 11m 47s

Domani , domenica 20 marzo, ore 15 nel nuovo spazio occupato di Roma, la Laboratoria Berta Caceres, iniziativa in solidarietà con Rasha Azab sotto processo per aver denunciato uno stupratore e per questo accusata di diffamazione.

"Come femministe, dall’Egitto, all’Argentina, all’Italia e ovunque nel mondo, consideriamo la solidarietà femminista contro il patriarcato una pratica da agire quotidianamente.
Questa è ancora più forte quando la l’oppressione viene giustificata nei tribunali, luogo che da sempre serve a punire chi alza la voce e lotta ma che diventa più feroce contro le donne che urlano cosa è violenza senza aspettare che a decidere siano dei giudici.
Come per il processo a l’Aquila e non solo anche nel caso di Rasha Azab al Cairo è la solidarietà ad essere processata. Difendiamola come atto politico".
 
Ricordiamo anche la compagna di solidarietà via Twitter a cui si può partecipare attraverso gli hashtag #la_solidarietà_femminista_non_è_un_crimine e #solidarietà_con_Rasha_Azab.
 
Lea, via della Caffarella 13