Di seguito il comunicato dell'Ifest, in ogni caso, autorizzazione o meno, il festival si farà.
Alla presidente del III Municipio di Roma Roberta Capoccioni e all'assessore alla Crescita Culturale Luca Bergamo,
quando quattro anni fa abbiamo dato vita alla prima edizione dell'iFEST nessuno di noi si aspettava di arrivare alla quarta. Troppo grande il sogno, troppo ardua l'impresa in cui ci eravamo testardamente cacciati per sapere come sarebbe andata a finire. Ci ricordiamo ancora chi arrivava e ci diceva "ma come avete fatto"? La risposta è semplice: con la passione e centinaia di ore di impegno, con l'aiuto di tante e tanti, amici, artisti, cittadini del quartiere che hanno creduto assieme a noi che organizzare un festival culturale che garantisse al contempo un'offerta culturale variegata e valida, e il diritto a tutti di fruirne, fosse possibile. Ah, ovviamente tutto ciò senza un euro di finanziamento pubblico.
Un festival promosso dalle realtà sociali del III Municipio, ma in grado di parlare a tutta la città. Uno spazio dove costruire una socialità bella, fatta dello stare assieme, di ascoltare musica, guardare uno spettacolo, riflettere assieme in una discussione, facendo rivivere spazi semi abbandonati come il Parco Simon Bolivar prima, e il Parco di Ponte Nomentano dopo. Erri De Luca, Stato Sociale, Colle Der Fomento, Kaos, Il Muro del Canto, Foja, 99 Posse, Punkreas. Officina della Camomilla, Adriano Bono e Reggae Circus, Dalton, Zerocalcare, Ardecore, sono solo alcuni degli artisti ospitati in questi anni.
Dalla scorsa edizione abbiamo cominciato a discutere con l'amministrazione municipale di questa quarta edizione, in questi mesi abbiamo costruito il cartellone degli artisti che parteciperanno e cominciato a lavorare al festival. Abbiamo anche chiesto i permessi per l'utilizzo dell'area. Richieste che per ora non hanno ricevuto risposta. Noi ci siamo messi in gioco, a disposizione per un percorso di dialogo. Dall'altra parte abbiamo ricevuto risposte evasive e opposizioni di natura burocratica.
Crediamo che l'iFEST non sia un evento come tanti altri, ma un importante esperimento da tutelare. Per farlo a questo punto serve una chiara volontà politica, perché l'iFEST rappresenta prima di tutto dei bisogni sociali che dovrebbero interessare a chi governa questa città: far partecipare i cittadini, dare spazio alle realtà associative e territoriali, riempire le periferie di cultura, proporre un'alternativa valida, fatta di musica, colori e parole, ad una città che si sta trasformando solo in un enorme birrificio a cielo aperto.
Noi rimaniamo a disposizione, ma siamo determinati ad andare avanti per la nostra strada e a tenere l'evento in ogni caso.