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La virgola di Elisabetta

Data di trasmissione
Durata 7m 1s

 

Riflessioni di una femminista. 

 

La puntata si intitola: "Christa Eckes"

(dura 7' 01'')

 

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Christa Eckes

 

 

"La nostra linea è chiara. Ci hanno chiamate in tutti i modi: pazze, terroriste, comuniste. E ci odiano soprattutto perchè non siamo come le altre: siamo irregolari e chiediamo alla gente di disobbedire perchè senza giustizia non può esserci democrazia."

(Le irregolari- Il racconto di Hebe-)

 

Christa Eckes è una militante della RAF che ha scontato svariati anni di carcere per la sua attività politica e che ora è in libertà, ma seriamente malata di leucemia linfatica e, da settembre, ricoverata in una clinica e sottoposta a radioterapia e chemioterapia, con diagnosi molto incerta.

Il primo dicembre 2011, la Corte d'Appello di Stoccarda ha deciso la sua incarcerazione per sei mesi perchè si rifiuta di testimoniare nel processo per l'uccisione, nel 1977, del procuratore generale federale Siegfried Buback, processo, peraltro, ripetutamente arrivato a sentenza e riaperto.

Oltre tutto, nel periodo in cui sono accaduti i fatti relativi al processo, Christa era già in carcere e da diverso tempo.

 

Da dove vogliamo cominciare?

 

Il codice penale tedesco prevede la carcerazione di sei mesi, Beugehaft, per chi si rifiuta di testimoniare.

Questa figura giuridica è stata introdotta nel codice durante il nazismo, come, del resto, il reato d'autore o per il modo di essere, Taterschuld, norme mai abolite nella nuova configurazione dello Stato così detto "democratico".

E' chiaro che questo tipo di carcerazione è indirizzata a forzare la collaborazione del soggetto, ad incentivare la delazione, a spezzare la solidarietà, è un monito per tutti ed è una forma di tortura.

L'obiettivo è quello di costringere i detenuti/e e i /le militanti politici/che a rinunciare ad una loro biografia e ad ogni legame e ad ogni forma collettiva.

D'altra parte , il personale giudiziario ha continuato, indifferentemente, professioni e carriere durante e dopo il nazismo.

Lo stesso Buback era iscritto al partito nazista con il numero di tessera 8179469. E, non a caso, era arrivato ai vertici della magistratura tedesca.

Infatti, molti aspetti della vicenda di Christa, per limitarci esclusivamente a questa, ricordano modalità usate durante il nazismo.

Dopo l'arresto, negli anni '70, Christa fu esibita come un trofeo di caccia e le furono tirati violentemente i capelli perchè rifiutava di farsi fotografare. Anche nei processi nazisti venivano tolte agli "imputati" le cinture dei pantaloni in modo che fossero impacciati e, quindi, secondo loro, ridicoli.

I militanti detenuti vengono presentati come persone che non hanno fatto una scelta politica, ma quasi come sub umani e non come avversari del governo e del sistema, ma della società tutta. E l'accusa di comunista è sinonimo di disumanità.

Naturalmente, per le donne, viene sdoganato tutto l'armamentario della violenza di genere : si passa dalla definizione di ninfomane a quella di sgradevole d'aspetto e, per questo, rifiutata dai maschi, da quella di frustrata a quella di sconfitta sentimentalmente e, dulcis in fundo, a quella che ha fatto certe scelte solo perchè perdutamente innamorata di un compagno.

Anche le torture a cui tutti i militanti della RAF sono stati sottoposti, hanno avuto, per le donne, connotati di genere.

E sono state eseguite condanne a morte extra-legem nelle celle.

Per tutti, la causa del loro impegno politico andava ricondotta a problemi patologici, da trovare in ormoni mancanti o in eccesso o in anomale circonvoluzioni del cervello. Non a caso, il cervello di Ulrike Meinhof era in bella mostra sulla scrivania del medico (chiamiamolo così) che aveva eseguito l'autopsia.

Ma l'essenza del problema non sono le presenze naziste, le configurazioni legislative che non sono state cancellate e via discorrendo.

L'essenza da svelare è la continuità e contiguità di obiettivi, metodi, strutturazioni socialdemocratiche, democristiane e naziste.

Il nazismo non è una escrescenza anomala della storia, bensì una modalità , una variante, che il capitale utilizza, come quella socialdemocratica e liberale, a seconda delle sue necessità.

Ora, nella stagione neoliberista, che si dichiara a ogni piè sospinto antifascista e antirazzista,la natura della società è sempre più pervasa da connotati fascisti e razzisti.

E, quello che sta operando la Germania nei riguardi dei militanti della RAF, come del resto succede anche in altri paesi, Italia compresa, non è altro che la vendetta nei confronti degli oppositori politici che hanno osato sfidare la società divisa in classi e credere e pensare che un'altra società è possibile.

Ma è proprio questo accanimento che ci ricorda , ogni giorno,che la società è divisa in classi, e che la borghesia riserva a sè, solo a sè, la lotta di classe e l'odio di classe.

Ai popoli del terzo mondo che si ribellano viene negata la dimensione antimperialista, a chi si ribella qui da noi viene negata la dimensione politica.

 

Christa si rifiuta di deporre e, si presume, per la magistratura, a carico dei compagni/e di militanza.

Bene, diciamolo con fermezza,anche noi faremmo lo stesso.

Non contino, qui da noi,di utilizzarci contro le resistenti e i resistenti della Val di Susa, contro le solidali e i solidali contro i Cie...risponderemo come abbiamo fatto negli anni '70: abbiamo tutte abortito!

 

La solidarietà a Christa è sostegno per le nostre lotte.

 

 

 

Stelle di Polvere #7

Data di trasmissione
Durata 46m 58s

 

Settima puntata del ciclo sugli stereotipi di genere nei prodotti mediali per l'infanzia.

 

La puntata di oggi è dedicata ai cartoni animati (dura: 46'59'')

 

 

NB: Durante la trasmissione si fa riferimento a questi spezzoni audio/video

 

Qui potete ascoltare la sigla delle winx serie 1-3

 

Qui la sigla delle winx serie 4

 

Qui le trasformazioni delle winx

 

Qui le trasformazioni sailor

 

Per ascoltare le puntate precedenti di Stelle di Polvere vai su http://mfla.noblogs.org

 

La virgola di Elisabetta

Data di trasmissione
Durata 6m 50s

La puntata di oggi si intitola "Il marketing della liberazione"

 

questo il testo:

 

 

 


"La pubblicità ha sempre promesso le stesse cose: benessere, felicità, successo.

Ha venduto sogni e proposto scorciatoie simboliche per una rapida ascesa sociale.

Ha fabbricato desideri raccontando un mondo di eterne vacanze, sorridente e spensierato.

La pubblicità ha venduto di tutto a tutte/i, indistintamente, come se la società fosse senza classi.

Oggi, ha mutato pelle. Oggi, ogni prodotto, dalla macchina alle scarpe, passando per le bibite e altro, tutto è presentato come un elemento distintivo per una gioventù ribelle.

Ci sono le pubblicità che vogliono ridare il potere al popolo, altre che vogliono sovvertire le leggi del mercato, tutte inneggiano alla rivoluzione.

Oggi, la cultura commerciale è “ribelle”.

La rivoluzione passa attraverso le scarpe che porti, la bibita che bevi. Il nuovo, solo perché tale, è “rivoluzionario” e, come tale, il comprarlo e l’usarlo sostituisce le pratiche di lotta.

Il meccanismo è semplice.

Si identifica una convenzione sociale, che non metta in discussione lo status quo,, né i rapporti di classe , né la società e la si destruttura e, grazie a questa destrutturazione, le ditte vendono e la società rimane sempre la stessa.

La sconfitta della lotta di classe, in questo paese, e la dimensione “ buonista “ e conservatrice della sinistra socialdemocratica, ha schiuso ai pubblicitari la porta delle nicchie culturali che erano proprie della sinistra e il cui carisma e la cui forza evocativa vengono ora utilizzati per altri scopi.

C’è la ditta che lotta contro il razzismo, quella che si presenta come il simbolo del non conformismo, l’altra della rivolta adolescenziale e ancora quella della rivoluzione sessuale.

Le marche hanno, ormai, sostituito i movimenti.

Siamo al trionfo del marketing della liberazione.

Secondo questa filosofia, per liberarci da questa società, dobbiamo andare a mangiare nei ristoranti etnici, comprare nei negozi equosolidali, comprare i dischi di Lady Gaga e, magari, aderire a questa o quella lettura della sessualità e delle pratiche esistenziali, presentate come liberatorie e rivoluzionarie.

Il trionfo del capitale: rabbia,insoddisfazione,ricerca di altro, li ha saputi mettere al servizio dei propri interessi, creando un bisogno di identificazione con nuovi stereotipi culturali.

Il capitale attraverso la pubblicità riesce a riplasmare la realtà sociale secondo una visione immaginaria della società.

I giovani disoccupati delle periferie urbane impersonano una sorta di lotta tra una marca e l’altra di scarpe da ginnastica.

Pubblicità, stereotipi culturali vincenti, diventano uno strumento di trasformazione della coscienza sociale.

Donne e uomini che, nei messaggi pubblicitari e nelle rappresentazioni mediatiche, vediamo, senza distinzione gerarchica, al lavoro e a casa e, magari, nelle nuove inclinazioni sessuali, in realtà nascondono la fine del lavoro a tempo determinato, l’apologia della precarietà, il rilancio dei ruoli.

Le aziende che vivono sfruttando il lavoro minorile o producono materiali bellici o distruggono l’ambiente nei paesi del terzo mondo, omettendo bellamente questi aspetti e rappresentandosi come altro, concorrono alla schizofrenia di questa società che dice di essere sensibile a questi temi, ma li disattende quotidianamente nella pratica. Contemporaneamente, il tabù del sesso viene largamente sfruttato da quando si è scoperta la correlazione tra desiderio sessuale e pulsione all’acquisto, e il legame tra pratiche sessuali non usuali e malinteso concetto di rivoluzione e liberazione. Allo stesso tempo, resta fermo lo stereotipo della donna che è oggetto di piacere o soggetto domestico che, anche quando è emancipata e lavora fuori casa, è lei stessa che sorveglia la sua abbronzatura, l’odore delle sue ascelle, i riflessi dei suoi capelli, la linea del suo reggiseno o il colore delle sue calze.

Il mondo è quello che è ,pieno di ogni bruttura, ma noi ci possiamo “autoassolvere” perché beviamo un prodotto che è sinonimo di libertà, perché vestiamo casual o perché facciamo sesso fuori dal coro.

Facciamo pure quello che ci pare, perché quello che ci piace, proprio perché ci piace, è buono, ma lo è, naturalmente, per noi che lo facciamo e ci piace, ma,  non parliamo di libertà, di rivoluzione, di cambiamento della società.

Questa configurazione sociale si caratterizza nella preminenza progressiva della merce su ogni altro elemento e nella mercificazione di tutti i rapporti, compresi quelli sociali ed affettivi, nella cultura che viene ridotta a mode che si susseguono, con l’apparire esibizionistico che prende il posto dell’autonomia individuale, nell’appiattimento della storia stessa sull’evento immediato e l’informazione istantanea, nella fuga dal conflitto sociale e nella disaffezione dalla politica, nella strumentalizzazione delle lotte di liberazione  e delle diversità.

E, allora, ricordiamoci sempre,che ,se la borghesia è in grado di appropriarsi di parole, contenuti e sogni  che ci dovrebbero appartenere è il caso che ci chiediamo dove stiamo sbagliando."

Elisabetta