Roma: ancora in piazza per la sanatoria
In questi due anni di pandemia tra chi è stato maggiormente penalizzato e chi non ha mai smesso di lottare ci sono le persone immigrate che per vivere dipendono da un permesso di soggiorno; un permesso che a sua volta è subordinato al contratto di lavoro, alla residenza, e a tutta un'altra serie di infiniti ostacoli burocratici che ne rendono sempre più difficile l'accesso e il mantenimento, sia per chi arriva in Italia che per chi ci vive e lavora da anni e magari ha anche dei figli qui, o prova a portare qui la propria famiglia.
La sanatoria del 2020, che avrebbe dovuto regolarizzare chi non aveva un permesso di soggiorno, è stata un fallimento e ha invece alimentato un giro di ricatti e di business sulle spalle dei lavoratori e le lavoratrici immigrate, che a un anno e mezzo dalla richiesta si ritrovano ancora a mani vuote.
La questione dell'accesso ai documenti ci riguarda tutti, italiani e immigrati. Si tratta dell'accesso alla salute, alla casa, ai servizi e alle tutele di base.
Ne parliamo con un compagno che lavora nelle campagne pugliesi che è in piazza Esquilino dove da questa mattina sono in presidio circa 700 lavoratori.