Oggi, 26 agosto, le persone immigrate sono scese in strada a Foggia per non avere più problemi con i documenti e per dire basta al razzismo che ogni giorno mette in pericolo le loro esistenze. Attraverseranno le strade di Foggia, dove da tanti anni si lotta per eliminare i meccanismi che producono miseria e sfruttamento.
Una chiacchierata con le compagne della rete Campagne in Lotta, per fare il punto su lotte e repressione a partire dalle esperienze di chi vive e lavora nei distretti dell'agroindustria italiana e di chi le sostiene, ma provando ad allargare lo sguardo. Per capire come organizzarsi contro tutte le frontiere, al di là dei confini.
Corrispondenza con una compagna dell'Assemblea Donne del Coordinamento Migranti di Bologna: dal pullman che sta raggiungendo Roma per il corteo contro la violenza maschile sulle donne e di genere, si approfondiscono le lotte che le donne migranti portano in piazza, in particolare la critica al reddito di libertà, lo specifico del lavoro domestico.
In questi due anni di pandemia tra chi è stato maggiormente penalizzato e chi non ha mai smesso di lottare ci sono le persone immigrate che per vivere dipendono da un permesso di soggiorno; un permesso che a sua volta è subordinato al contratto di lavoro, alla residenza, e a tutta un'altra serie di infiniti ostacoli burocratici che ne rendono sempre più difficile l'accesso e il mantenimento, sia per chi arriva in Italia che per chi ci vive e lavora da anni e magari ha anche dei figli qui, o prova a portare qui la propria famiglia.
La sanatoria del 2020, che avrebbe dovuto regolarizzare chi non aveva un permesso di soggiorno, è stata un fallimento e ha invece alimentato un giro di ricatti e di business sulle spalle dei lavoratori e le lavoratrici immigrate, che a un anno e mezzo dalla richiesta si ritrovano ancora a mani vuote.
La questione dell'accesso ai documenti ci riguarda tutti, italiani e immigrati. Si tratta dell'accesso alla salute, alla casa, ai servizi e alle tutele di base.
Ne parliamo con un compagno che lavora nelle campagne pugliesi che è in piazza Esquilino dove da questa mattina sono in presidio circa 700 lavoratori.
Sabato 23 ottobre a Latina ci sarà un importante presidio riguardo al problema del permesso di soggiorno: un dispositivo che, anche attraverso complicazioni amministrative, rende le persone immigrate vulnerabili e ricattabili. Ascolta anche la corrispondenza di Martedì scorso.
Sarebbero oltre 700mila le persone presenti in Italia a cui, al momento, è preclusa ogni possibilità di immunizzazione – un numero su cui pesano gli oltre 200mila migranti intrappolati in un limbo amministrativo senza via d’uscita, dato che stanno ancora attendendo una risposta alla loro richiesta di regolarizzazione. Si tratta di un cortocircuito generato dai rallentamenti burocratici: agli stranieri non in regola con il permesso di soggiorno vengono infatti rilasciati due codici identificativi specifici – il tesserino Stp (Stranieri temporaneamente presenti) e il tesserino Eni (Europeo non iscritto) – che garantiscono l’accesso alle prestazioni sanitarie urgenti o essenziali, tra cui le vaccinazioni. Tuttavia, questi codici vengono sistematicamente rifiutati dalla maggior parte delle piattaforme regionali per le prenotazioni del vaccino anti COVID-19, che richiedono invece il codice fiscale e il numero di tessera sanitaria. Ne parliamo con una compagna medico.
Assemblea pubblica sabato 29 maggio, a partire dalle ore 18.00, in piazza della Maranella a Roma per discutere tutte e tutti insieme dei temi relativi ai documenti, ai permessi di soggiorno e alla mancanza di diritti per chi vive e lavora nel nostro paese.
Ci illustra i contenuti dell'assemblea una compagna di campagne in lotta.
Con Bachu della comunità bengalese parliamo del presidio lanciato a Roma, in piazza San Silvestro, alle ore 10 di lunedì 12 aprile nell'ambito di una chiamata nazionale lanciata dal movimento "Campagne in Lotta" in tutta Italia per chiedere documenti per tutte e tutti: basta al ricatto dei documenti, agli abusi delle questure e al razzismo.
Le richieste sono molto chiare, tra cui:
- permesso di soggiorno incondizionato per tutti non legato al contratto di lavoro
- accesso alla residenza
- accesso alla cittadinanza
- abolizione di tutti i decreti sicurezza
- fine degli abusi e dei lunghi termini nelle questure,
- azzeramento dei costi dei permessi
- chiusura dei centri di detenzione (CPR) e fine dei rimpatri
- permesso di soggiorno europeo
Documenti per tutti/e, e repressione per nessuno!
Lunedì 12 aprile, alle 10:00 in piazza San Silvestro, a Roma.
A più voci mettiamo al centro le lotte delle persone immigrate in questo paese. La prossima mobilitazione è prevista per il 12 aprile. A Roma l'appuntamento è a piazza San Silvestro alle ore 10.
Di seguito l'appello che convoca la giornata di lotta:
Documenti per tutt*, repressione per nessun*!
Il 12 aprile scendiamo in piazza a Roma e in altre città d'Italia in contemporanea, per dire basta al ricatto dei documenti, agli abusi delle questure e al razzismo che viviamo ogni giorno!
Dopo un anno di pandemia, una sanatoria fallita e promesse di regolarizzazione non mantenute, migliaia di lavoratori e lavoratrici immigrati continuano a vivere appesi ad un permesso di soggiorno sempre più difficile da ottenere e sempre più facile da perdere.
Le richieste che portiamo in strada alle istituzioni sono molto chiare, tra cui:
- permesso di soggiorno incondizionato per tutt* non legato al contratto di lavoro
- accesso alla residenza
- accesso alla cittadinanza
- abolizione di tutti i decreti sicurezza
- fine degli abusi e dei lunghi termini nelle questure,
- azzeramento dei costi dei permessi
- chiusura dei centri di detenzione (CPR) e stop ai rimpatri
- permesso di soggiorno europeo
Il ricatto del documento non influisce soltanto sullo status giuridico e sulla libertà di movimento delle persone: è anche un enorme ostacolo all'accesso al lavoro, alla residenza, alla sanità e ai servizi in generale. Per questo la lotta per i documenti riguarda tutti e tutte noi, immigrati e italiani. Se ci sono persone sfruttate e discriminate perché senza un documento, siamo tutti e tutte più sfruttabili!
Vogliamo documenti per tutti*, e repressione per nessun*!