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Lettera aperta della rete Ricerca e Università per la Palestina 

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Seconda lettera aperta al MAECI e alla CRUI per la sospensione dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele per rischio di violazione del diritto internazionale e umanitario.

Ci ritroviamo per il secondo anno a rivolgerci al MAECI, e stavolta anche alla CRUI, per chiedere che venga sospeso il bando per progetti congiunti di ricerca sulla base dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele. Apprezziamo l’esplicita esclusione dal bando di progetti che producono tecnologia dual use. Apprezziamo la cautela (già un obbligo, tuttavia, secondo la legislazione vigente) ma questa rimane una misura insufficiente di fronte al crescente disastro umanitario di Gaza (in cui la carestia e i bombardamenti sono esplicitamente rivendicati dal governo israeliano come strumenti di pressione politica legittima), al trasferimento forzato di civili, alle espulsioni e all’incessante opera di espansione territoriale in Cisgiordania, che costituiscono assodati crimini di guerra e azioni genocidarie.

Negli ultimi 19 mesi, le più importanti istituzioni internazionali hanno rilevato un plausibile rischio di genocidio, hanno condannato le innumerevoli violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, e hanno riconosciuto l’illegalità nella quale Israele opera nei Territori Palestinesi Occupati, siano questi la Cisgiordania, Gerusalemme Est o Gaza. Sono oltre 51.000 i morti palestinesi accertati, mentre gli studi più accreditati stimano che il numero complessivo di decessi sia di molto superiore. Il blocco totale degli aiuti  umanitari, la distruzione degli impianti di desalinizzazione dell’acqua, la partizione geografica della Striscia e l’annientamento del sistema sanitario, educativo e infrastrutturale, scientemente operati dalle istituzioni israeliane, hanno creato una carestia talmente grave da rendere impossibile determinare il numero complessivo dei morti. Sottolineiamo con forza come ciascuno dei documenti e degli studi sopra citati abbia messo in luce che le azioni genocidarie dello stato israeliano a Gaza sono rese possibili dai trasferimenti finanziari e tecnologici e al commercio di armamenti degli stati stranieri verso e con Israele. 

Da tempo le organizzazioni internazionali che lavorano per la difesa dei diritti umani, insieme a esperti e accademici, sostengono che la fornitura di armi a uno stato che agisce in violazione del diritto internazionale può configurare la complicità in tali violazioni. Nel caso di uno stato sospettato di commettere un genocidio, poi, la complicità è ancora più intollerabile sia eticamente, sia da un punto di vista legale, come afferma la Convenzione per la Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio del 1948. Il parere consultivo della Corte di Giustizia Internazionale del luglio 2024 afferma l'obbligo per gli stati di porre fine alla complicità con l'occupazione illegale israeliana e con le gravi violazioni dei diritti umani, e di agire per garantire il rispetto del diritto internazionale, a partire da un completo embargo militare. 

La cooperazione in ambito accademico può rendere le università complici in crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale. Come discusso e dimostrato da colleghi israeliani e palestinesi, il sistema universitario israeliano è parte integrante del sistema militare, di apartheid e di occupazione illegale dei Territori Palestinesi. Per evitare ogni complicità, sono decine le università nel mondo che hanno interrotto la cooperazione con le istituzioni accademiche israeliane. Per il secondo anno consecutivo vi chiediamo di fare altrettanto, partendo dalla sospensione di questo bando. 

Il rapporto di co-dipendenza esistente tra il sistema accademico e quello militare israeliani rende la cooperazione istituzionale con le università italiane potenzialmente illegale. Per esempio, la Elbit System e l’Israel Aerospace Industry (IAI) non solo sviluppano le tecnologie militari e le armi attualmente utilizzate a Gaza, ma sono nate come spin-off di istituzioni accademiche israeliane e attualmente coinvolte in progetti di ricerca internazionali. Inoltre, diverse istituzioni di ricerca israeliane hanno istituito programmi di sostegno finanziario ai soldati - per esempio, l’“Enhanced financial package”, adottato dall’Università ebraica di Gerusalemme, i “benefit” adottati dal Weizmann Institute of Technology, le iniziative di beneficenza dell’Università di Tel Aviv a favore delle truppe impiegate a Gaza e l'acquisto di equipaggiamento da parte dell’Università di Haifa per l’esercito operante a Gaza. Le università giocano un ruolo importante nella costruzione della difesa di Israele nel procedimento portato dal Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia: presso l’Institute for National Security Studies (INSS) dell’Università di Tel Aviv da mesi si incontrano giuristi, esperti e funzionari del Ministero della Difesa per formulare la linea difensiva del Paese. È noto, peraltro, che questo rapporto di co-dipendenza dalle università israeliane è intrattenuto anche con le maggiori industrie di armamenti nazionali. 

Non vogliamo essere complici e, inoltre, vi chiediamo: perché le risorse pubbliche italiane destinate alla ricerca, che sono già minime, dovrebbero servire per sviluppare conoscenza a beneficio delle università israeliane, in un momento in cui tutte le università a Gaza sono state bombardate e distrutte, uccidendo centinaia di colleghi e colleghe e migliaia di studenti e studentesse, e quelle italiane sono in una condizione di cronico sottofinanziamento e depopolamento? Perché i fondi pubblici italiani dovrebbero finanziare la ricerca in campo medico di un paese che ha sistematicamente bombardato e distrutto tutti gli ospedali della Striscia di Gaza - l'ultimo qualche giorno fa - e ripetutamente colpito il personale sanitario, in un momento in cui l’accesso a cure dignitose e a diagnosi in tempi utili è quasi un miraggio per chi vive in Italia? Perché i soldi pubblici italiani dovrebbero finanziare la ricerca in campo ambientale di un paese che è responsabile di un aumento vertiginoso dell’inquinamento globale a causa delle campagne di bombardamento incessanti su Gaza, in un momento in cui il nostro paese è devastato da alluvioni e fenomeni meteorologici distruttivi le cui conseguenze il governo non è in grado di gestire e le cui cause si rifiuta di riconoscere?  

Per queste ragioni chiediamo al MAECI di sospendere il bando e chiediamo ai rettori e alle rettrici della CRUI che le loro università non partecipino a questo bando, chiediamo loro di non stipulare nuovi accordi con le università israeliane e sospendere quelli in corso. Ricordiamo che misure drastiche in questa direzione furono prese contro la Russia all’indomani dell’invasione dell’Ucraina: è quindi possibile farlo. Infine, come docenti e personale TA di università e centri di ricerca in Italia, ci impegniamo a non partecipare a collaborazioni istituzionali e progetti che includano istituzioni israeliane, con lo scopo di mettere pressione su queste affinché rispettino il diritto internazionale e umanitario. Ci impegniamo a collaborare con colleghi e colleghe palestinesi, partecipando alla ricostruzione del sistema educativo di Gaza, a Gaza, sotto la loro guida.


Per aderire: https://docs.google.com/forms/d/1b3lGIbCpYlwvY4YS28NfLEHV-

Fermiamo il genocidio di Gaza. Cessate il fuoco e aiuti umanitari subito!

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Quello che sta accadendo in questi giorni in Palestina è il risultato di decenni di oppressione nei confronti dei palestinesi da parte di Israele che continua a perseguire il suo progetto coloniale di insediamento sottraendo terra e risorse ai palestinesi e negando loro i diritti fondamentali, incluso il diritto al ritorno dei rifugiati.

E mentre gli insediamenti si espandono e aumentano gli attacchi dei coloni in tutta la Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est, nella Striscia di Gaza da 16 anni continua un assedio spietato che costringe oltre due milioni di persone a vivere in una “prigione a cielo aperto” in condizioni molto difficili, con periodici bombardamenti e incursioni militari da parte di Israele che hanno provocato migliaia di morti civili.

Il governo di estrema destra israeliano, il più razzista, fondamentalista e fanatico di sempre, ha intensificato spietatamente la pulizia etnica, l’assedio, le uccisioni, l’incarcerazione e l’umiliazione quotidiana di milioni di palestinesi, approfittando dell’impunità da sempre assicurata a Israele da parte della comunità internazionale e della complicità di governi, aziende e istituzioni internazionali.

Non ci si può aspettare che i palestinesi continuino a subire e ad accettare l’oppressione come destino, arrendendosi di fronte alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.....

( Il comunicato completo lo potete trovare sul sito https://bdsitalia.org )

Una compagna di BDS Roma ci parla  di come poter sostenere concretamente la lotta dei/lle palestinesi per porre fine all’oppressione rafforzando le campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni

 


 

Negozi AS Roma tappezzati di manifesti

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Questa mattina attiviste e attivisti per i diritti del popolo palestinese hanno rammentato alla Roma che giocare in Israele, dove vige un regime d’apartheid come accertato da Amnesty International, non ha niente di “amichevole”.

I negozi AS Roma in via del Corso e a Piazza Colonna sono stati tappezzati di manifesti che ricordano quattro giovanissimi giocatori palestinesi uccisi da soldati israeliani solo nell’ultimo anno: Zaid Ghneim, 14 anni; Thaer Yazouri, 18 anni; Mohammad Ghneim, 19 anni; e Saeed Odeh, 16 anni.

La squadra di Saeed Odeh, la Balata FC, insieme alla squadra degli amputati di Gaza, composta da ragazzi che hanno perso arti a causa di assalti militari o spari dei cecchini israeliani, hanno scritto una lettera alla Roma chiedendo di annullare la partita “amichevole” in programma a Haifa per sabato 30 luglio.

Ne parliamo con una compagna

In Palestina i Muri crescono

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Dalla sentenza del 9 luglio 2004 che dichiarava illegale il muro che Israele ha costruito in Cisgiordania ai 17 anni del movimento BDS; dalle richieste delle Squadre palestinesi a Roma e Juventus di non giocare in Israele all’ennesima espulsione dei palestinesi dalla propria terra a Masafer Yatta, nella Cisgiordania occupata; un ricordo di Ghassan Kanafani, scrittore rivoluzionario icona politica e culturale della resistenza palestinese e del popolo palestinese, assassinato da un'autobomba piazzata dal Mossad fuori dalla sua casa a Beirut, insieme a sua nipote, Lamees Najm l' 8 luglio 1972.

Ne parliamo in studio con una compagna che cura le relazioni internazionali della Campagna contro il Muro dell’ Apartheid.