Roberto Scialabba

28 Febbraio: A Don Bosco per ricordare Roberto Scialabba

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Oggi, Martedì 28 febbraio, come tutti gli anni dal 1978, le compagne i compagni ricordano Roberto Scialabba, assassinato dai fascisti dei NAR in Piazza Don Bosco, con un corteo che parte alle 17 proprio da quella piazza.

"Sono passate le undici di sera quando i fascisti si dirigono verso il palazzo occupato di Cinecittà. A Valerio Fioravanti è giunta la voce che da lì sono partiti gli autori dell’azione di Acca Larentia. Non sanno che l’edificio è stato sgomberato dalla polizia. Non si danno per vinti. Dirottano verso la vicina piazza San Giovanni Bosco. Su una panchina, nei giardinetti, c’è Roberto. Con il fratello e un amico. In un luogo di rossi. Con il look del rosso. Sbucano dai cespugli con il volto scoperto. Sparano i Fioravanti, spara Anselmi. Roberto cade a terra, ferito al torace. Giusva si mette a cavalcioni su di lui. Due colpi a bruciapelo alla nuca per finirlo. Rimane ferito anche il fratello Nicola, che riesce però a fuggire."

da larossaprimavera.org

28.02.1978: Roberto Scialabba viene ucciso dai NAR

Data di trasmissione
Durata 12m 13s

Il 28 febbraio 1978 i NAR uccidevano Roberto Scialabba. Il giovane militante di Lotta Continua veniva freddato dai militanti fascisti dei NAR (tra i quali i fratelli Fioravanti e Alibrandi) in piazza Don Bosco a Roma.

 

Ascolta il ricordo di un compagno della redazione di Radio Onda Rossa.

 

Durata: 12 minuti

34 anni fa moriva Roberto Scialabba

Data di trasmissione
Durata 6m 18s
Durata 3m 31s
Aggiornamento: la seconda corrispondenza racconta del presidio di questo pomeriggio. 28 FEBBRAIO: ROBERTO VIVE! 28 FEBBRAIO BANDIERE ROSSE AL VENTO UNA FERITA APERTA Il 28 febbraio del 1978 a Piazza Don Bosco un commando di fascisti uccide a colpi di pistola Roberto Scialabba. L’assassinio fu rivendicato come vendetta per la sparatoria di Acca Larentia avvenuto il 7 gennaio dello stesso anno dove morirono due fascisti. La stampa,ovviamente,pubblicò la notizia del suo assassinio come un regolamento di conti per questioni di droga per snaturare del contenuto politico un’aggressione fascista e infamare chi in quegli anni sul territorio di Cinecittà lottava contro la piaga dell’eroina: il tutto con l’avallo del PCI. A distanza di 34 anni dalla morte i suoi assassini sono liberi e uno di loro è tra i protagonisti dello scandalo parentopoli di Alemanno, che ha riempito le municipalizzate di fascisti e nazisti a lui vicini politicamente. UNA MEMORIA DI PARTE Equiparare i partigiani e le partigiane ai repubblichini, il comunismo al fascismo: da decenni in nome di una “pacificazione” le istituzioni portano avanti un percorso che ha come obiettivo anestetizzare le coscienze e disarmare la memoria relegando quindi la lotta di classe dei compagni e delle compagne e la difesa a mano armata della borghesia fatta dai fascisti, ad un mero scontro di opposti estremismi. Quando invece i primi lottavano per un mondo di uguaglianza sociale senza sfruttati e sfruttatori mentre i secondi agivano per conto degli industriali e delle forze repressive dello stato italiano affinché tutto rimanesse immutato anzi favorendo tentativi di derive autoritarie come i tre tentativi di colpo di stato che ci sono stati in questo paese o le tante bombe messe nelle piazze e sui treni. La morte di chi ha lottato per un mondo di liberi e uguali non può essere equiparata a chi invece ha lavorato per la conservazione dell’esistente. La difesa e la trasmissione di questa memoria è uno dei compiti che chi vuole trasformare l’esistente deve portare avanti. UN FILO ROSSO La lotta per il comunismo, per la nuova umanità, che da centinaia di anni va avanti a volte con grandi balzi a volte con microepisodi di lotta di classe per migliorare le condizioni dell’esistente come un filo rosso unisce episodi lontani nel tempo e nello spazio: Roberto è parte di questa lotta. Per questo Roberto vive. Roberto vive nelle lotte sui posti di lavoro, nelle lotte per la difesa dei territori dall’assalto vorace del Capitale, nella lotta contro la distruzione della loro guerra e lo sfruttamento nella loro pace. Roberto Vive a Roma, in Val susa, in Palestina, in un CIE. Roberto vive non in una strada intitolata, ma in ogni strada, in ogni città: ROBERTO VIVE NELLE LOTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI DI ROBERTO presidio a Piazza Don Bosco ore 17

 

 

ag