Con due corrispondenze facciamo chiarezza su quanto avviene nelle campagne della Piana di Gioia Tauro.
Il primo a parlare è un lavoratore rinchiuso nella tendopoli, la seconda è una compagna della Rete Campagne in Lotta.
Dopo mesi di gestione militare del campo di lavoro presente nella zona industriale di San Ferdinando, al comparire dei primi contagi, nessuna misura dello Stato riguarda la tutela della Salute.
Dopo gli ultimi fogli di via a carico di due compagne, in collegamento telefonico ci aggiorniamo sulla situazione di chi lavora nelle campagne del sud Italia.
FOGLI DI VIA E DENUNCE PER LE COMPAGNE FERMATE A SAN FERDINANDO: SIETE VOI AD AVERE PAURA
Le due compagne, finalmente rilasciate dopo un fermo di sei ore presso il commissariato di Gioia Tauro per il semplice fatto di trovarsi nei pressi della tendopoli, hanno entrambe ricevuto fogli di via di tre anni dal comune di San Ferdinando e una denuncia per interruzione di pubblico servizio. Lo scopo di queste brutali misure repressive e' ovviamente intimidatorio, finalizzato a controllare, isolare, e spaventare i lavoratori migranti di tutte le campagne e i solidali.
Ma ancora una volta è l'autorità a mostrarsi debole, tentando di stroncare sul nascere ciò che sa di non poter contenere né reprimere. Mentre le compagne erano trattenute in stato di fermo, le numerose macchine della polizia che costantemente piantonano la tendopoli sono state cacciate dagli insulti degli abitanti. La Lotta non verrà spezzata da due fogli di via, non sarà questo a intimorire chi vede i propri amici e i propri compagni morire di razzismo e sfruttamento.
Non vi sarà paura ma soltanto altra rabbia, ci vogliono deboli e silenziose, ci troveranno sempre più risolute.
SOLIDARIETÀ ALLE COMPAGNE E A TUTTI I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLA PIANA
Abbiamo contattato un compagno che vive nella tendopoli di San Ferdinando per parlare della situazione difficile che riguarda le persone costrette a vivere nel campo di stato tra continue incursioni delle forze dell'ordine e espulsioni di chi si assenta per lavorare altrove.
Nella seconda parte, con una compagna della Rete Campagne in lotta, facciamo il quadro della situazione nel foggiano e a Metaponto, dove una giovane donna è morta in un incendio in uno dei ghetti dove vivono le persone che lavorano in campagna.
Ieri notte l'ennesima morte nel ghetto di Borgo Mezzanone in provincia di Foggia. Lo stato continua a fare proclami sulle "operazioni umanitarie" per "bonificare" questi luoghi che di fatto contribuisce a creare e nel frattempo procede con sgomberi e repressione. Con una compagna della rete Campagne in Lotta un aggiornamento sulla situazione di questo campo di lavoro.
In corrispondenza con una compagna della Rete Campagne in Lotta discutiamo intorno l'operazione militare con cui lo stato ha deciso di radere al suolo la vecchia tendopoli di San Ferdinando.
Dall'alba di stamani l'annunciato sgombero della tendopoli di San Ferdinando: spiegamento enorme di forze dell'ordine, tende e baracche abbattute con le ruspe, le persone numerate per essere portate non si sa dove, quelle rimaste perché molte se ne sono andate nella notte, altre non hanno intenzione di farsi deportare.
Nella tendopoli di San Ferdinando le condizioni di vita e di lavoro continuano ad essere inaccettabili. Mentre la presenza delle forze dell'ordine è assillante, l'operato di diverse sigle sindacali non fa che peggiorare la situazione di chi da tempo vive e lavora in quest'area. In collegamento telefonico ne parliamo insieme ad un lavoratore che abita nella tendopoli e ad una compagna di Campagne in Lotta.
Questa mattina le forze dell'ordine hanno sgomberato un'ex fabbrica vicino alla tendopoli di San Ferdinando (RC) dove vivevano molte persone. Solidali e alcuni occupanti al momento della prima corrispondenza realizzata si trovavano in commissariato.
La seconda corrispondenza racconta tutta la mattinata e tira le fila della situazione.
Nella foto una protesta dei braccianti di questa estate
Con due solidali in diretta, parliamo dell'attuale situazione nella tendopoli e di come le persone che vi abitano hanno rifiutato interventi manipolatori dello Stato e dei sui complici, atti a dividere le persone per avere maggior facilità di procedere allo sgombero e alla deportazione.