E' morto Gleb Pavlovsky
E' morto Gleb Pavlosky, intellettuale e politico russo dalla particolare traiettoria culturale e ideologica che ha contribuito non poco alle fortune iniziali di Vladimir Putin.
Abbiamo chiesto a Giovanni Savino di tratteggiare brevemente i momenti principali della sua carriera. Di seguito quanto scritto sul canale "Russia e altre sciocchezze".
È morto Gleb Pavlovsky, un nome che dirà purtroppo poco a molti, ma la cui biografia racconta molto della tarda Unione Sovietica e della Russia di oggi. Pavlovsky è stato tra gli artefici di quel che vediamo oggi, da Putin alla popolarizzazione del concetto di Russkij mir, per poi essere allontanato dal Cremlino per la sua indipendenza di giudizio: la sua "caduta" l'ha trasformata in una possibilità per capire e studiare il regime putiniano, fenomeno a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita.
Nato a Odessa, Pavlovsky aderisce alla dissidenza di sinistra e marxista (fenomeno su cui ancora oggi si scrive poco, in Italia quasi totalmente ignorato), ma viene arrestato e confessa. Dopo tre anni di confino nella repubblica dei Komi, va a Mosca dove diventa tra i protagonisti delle iniziative di base della perestrojka.
Ma la sua carriera inizia con la fine dell'Urss: vicedirettore delle edizioni del Kommersant, fonda nel 1995 la Fondazione per la politica efficiente, che viene coinvolta nelle presidenziali dell'anno dopo. È Pavlovsky uno dei principali strateghi della vittoria di Eltsin, ottenuta con ogni mezzo necessario, come spiegato anni dopo da lui stesso. Ma è soprattutto l'ascesa di Putin il suo lavoro più importante: è Pavlovsky a ideare il sondaggio su quale eroe dei film i russi avrebbero voluto come presidente e ad individuare nella figura di Putin, allora direttore dell'Fsb, il successore di Eltsin.
Pavlovsky dirige la campagna elettorale di Putin, e diventa una delle figure chiavi dell'amministrazione presidenziale: nel 2004 viene inviato in Ucraina a dirigere la campagna di Viktor Janukovyč. Diventa tra i principali consiglieri di Medvedev, e questa sarà la ragione della sua svolta: nel 2011 il contratto con l'amministrazione presidenziale viene risolto, perché Pavlovsky era contrario al ritorno di Putin al Cremlino. "Putin non è più il garante personale dell'unità in Russia (...) (l'elettore) si aspetta garanzie da una politica chiara, da un solido schema statale e del diritto", dichiarò all'epoca.
Sempre attivo in nuove iniziative, è l'ideatore della rivista online Gefter, chiamata così dal suo maestro, lo storico Michail Gefter, ed è autore di varie pubblicazioni. Si era dedicato, dal 2020, alla Libera Università (Svobodnyj universitet), dove teneva corsi molto seguiti.