E' uscito nelle nostre sale la scorsa settimana Limonov, del regista russo Kirill Serebrennikov, un adattamento cinematografico della biografia romanzata del decisamente controverso Eduard Limonov, scritta dal romanziere e saggista francese Emmanuel Carrère.
Con Giovanni Savino, ricercatore ed esperto di nazionalismo russo, abbiamo parlato del film, della sua costruzione e della sua accoglienza.
Dopo la morte in carcere di Alexsej Navalny e la brutale repressione nei confronti di chi ha cercato di ricordare la sua memoria quali sono le prospettive in Russia a poche settimane da elezioni il cui è esito è già scritto e nel pieno di una guerra ancora tristemente in corso. La nostra corrispondenza con lo storico Giovanni Savino
Il sociologo e militante comunista russo Boris Kagarlitsky è stato arrestato in patria con l'accusa di terrorismo, rischia una lunga condanna detentiva. Ai nostri microfoni lo storico Giovanni Savino, che ha firmato l'appello che pubblichiamo di seguito, ci propone un ritratto di uno dei più importanti intellettuali russi viventi.
La notizia dell’arresto del sociologo marxista Boris Kagarlirsky in Russia conferma che la guerra non fa altro che restringere gli spazi democratici e favorire la deriva autoritaria. Kagarlitsky era stato già schedato come «agente straniero» nel 2022 sulla base della normativa repressiva. In realtà Kagarlitsky è una delle voci più autorevoli di opposizione a Putin come precedentemente a Eltsin e in generale all’oligarchia che si è arricchita dopo la restaurazione del capitalismo in Russia.
Non è la prima volta che viene arrestato e perseguito penalmente. L’ultima volta è stato arrestato nel 2021 – mentre si recava all’università per tenere una lezione su Marx – per aver incitato a protestare contro i brogli elettorali. Viene ora accusato di sostenere e/o giustificare il terrorismo ma in realtà viene perseguito perché fin dall’inizio si è schierato contro la guerra decisa da Putin. In passato era stato criticato anche dai nazionalisti ucraini per aver definito come spontanea e conseguenza di Euromaidan la rivolta popolare che portò alla nascita delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk.
Chi legge da anni libri e articoli di Kagarlitsky, che è stato anche collaboratore de il manifesto, sa che l’accusa di terrorismo non ha fondamento: Kagarlitsky ha lavorato in questi anni per unire le forze di opposizione di sinistra e negli ultimi mesi ha più volte denunciato l’escalation repressiva in Russia. Kagarlitsky è direttore della rivista online Rabkor che non gode dell’attenzione che i media occidentali dedicano ad altri oppositori perché critica il putinismo da un punto di vista marxista e anticapitalista. Chi come noi si batte per una soluzione di pace non può che essere solidale con compagni come Boris Kagarlitsky che si oppongono alla guerra. Chiediamo l’immediata liberazione di Boris Kagarlitsky.
E' morto Gleb Pavlosky, intellettuale e politico russo dalla particolare traiettoria culturale e ideologica che ha contribuito non poco alle fortune iniziali di Vladimir Putin.
Abbiamo chiesto a Giovanni Savino di tratteggiare brevemente i momenti principali della sua carriera. Di seguito quanto scritto sul canale "Russia e altre sciocchezze".
È morto Gleb Pavlovsky, un nome che dirà purtroppo poco a molti, ma la cui biografia racconta molto della tarda Unione Sovietica e della Russia di oggi. Pavlovsky è stato tra gli artefici di quel che vediamo oggi, da Putin alla popolarizzazione del concetto di Russkij mir, per poi essere allontanato dal Cremlino per la sua indipendenza di giudizio: la sua "caduta" l'ha trasformata in una possibilità per capire e studiare il regime putiniano, fenomeno a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita.
Nato a Odessa, Pavlovsky aderisce alla dissidenza di sinistra e marxista (fenomeno su cui ancora oggi si scrive poco, in Italia quasi totalmente ignorato), ma viene arrestato e confessa. Dopo tre anni di confino nella repubblica dei Komi, va a Mosca dove diventa tra i protagonisti delle iniziative di base della perestrojka.
Ma la sua carriera inizia con la fine dell'Urss: vicedirettore delle edizioni del Kommersant, fonda nel 1995 la Fondazione per la politica efficiente, che viene coinvolta nelle presidenziali dell'anno dopo. È Pavlovsky uno dei principali strateghi della vittoria di Eltsin, ottenuta con ogni mezzo necessario, come spiegato anni dopo da lui stesso. Ma è soprattutto l'ascesa di Putin il suo lavoro più importante: è Pavlovsky a ideare il sondaggio su quale eroe dei film i russi avrebbero voluto come presidente e ad individuare nella figura di Putin, allora direttore dell'Fsb, il successore di Eltsin.
Pavlovsky dirige la campagna elettorale di Putin, e diventa una delle figure chiavi dell'amministrazione presidenziale: nel 2004 viene inviato in Ucraina a dirigere la campagna di Viktor Janukovyč. Diventa tra i principali consiglieri di Medvedev, e questa sarà la ragione della sua svolta: nel 2011 il contratto con l'amministrazione presidenziale viene risolto, perché Pavlovsky era contrario al ritorno di Putin al Cremlino. "Putin non è più il garante personale dell'unità in Russia (...) (l'elettore) si aspetta garanzie da una politica chiara, da un solido schema statale e del diritto", dichiarò all'epoca.
Sempre attivo in nuove iniziative, è l'ideatore della rivista online Gefter, chiamata così dal suo maestro, lo storico Michail Gefter, ed è autore di varie pubblicazioni. Si era dedicato, dal 2020, alla Libera Università (Svobodnyj universitet), dove teneva corsi molto seguiti.
Nei giorni scorsi in Russia il campo nazionalista è stato agitato da uno scontro dialettico molto acceso, ai limiti dell'insulto personale e delle minacce, tra Evgenij Prigozin, patron della compagnia di contractor Wagner, e Igor Strelkov Girkin, esponente molto in vista della destra nazionalista. Abbiamo chiesto a Giovanni Savino, storico, esperto di storia della Russia e dell'Europa orientale e animatore del canale "Russia e altre sciocchezze" un parere su quanto avvenuto.
Giovanni Savino, esperto di storia e cultura russa e attualmente ricercatore presso l'università di Parma, presenta ai nostri microfoni il suo ultimo libro, frutto di una ricerca durata diversi anni in cui i fili del passato si intrecciano con quelli del presente. Al termine, un piccolo apologo russo-partenopeo, "Gogol ad Aversa".
A qualche giorno dai funerali di Michail Gorbacev, ultimo segretario generale del partito comunista dell'URSS, abbiamo chiesto a Giovanni Savino, storico attualmente in forze all'università di Parma,come si sono svolte e le esequie e qual è stato l'atteggiamento sia della nomenclatura al potere sia della società civile russa.
Le elezioni generali in Russia, tenutesi nello scorso fine settimana, hanno visto la scontata vittoria del partito di Vladimir Putin ma anche l'ottimo risultato del partito comunista, sullo sfondo ovviamente di un sistema molto poco democratico e che, specie per quanto riguarda il voto elettronico, lascia presagire la presenza di grandi irregolarità. Che cosa ci dobbiamo aspettare dopo il voto? Qual è lo stato dell'arte della relazione fra il Cremlino e la società russa? Abbiamo posto questa ed altre domande a Giovanni Savino, docente di storia contemporanea a Mosca.