'Memorie dal sottosuolo' + 'Mondocane' - Martedì 24 Maggio ore 14
Martedì 24 Maggio 2011
ore 14
MEMORIE DAL SOTTOSUOLO
di Fëdor Dostoevskij
riduzione e adattamento Roberto De Robertis e Pietro Naglieri
con Pietro Naglieri e Manuela Miscioscia
Forse l’opera più profonda e compiuta di Dostoevskij, quella dove la sua filosofia viene espressa in forma pura, e rappresenta uno sconvolgente resoconto del più turpe lato dell’animo umano. L’“uomo del sottosuolo” è un giovane impiegato inconcludente, a disagio con se stesso e in collisione con la società, isolato. Un antieroe, come lo definisce lo stesso autore. Eppure la pietà e la simpatia dello spettatore vanno a lui, anche se subito, in apertura, toglie al pubblico ogni illusione sulla sua vera natura: “io sono una persona malata… sono una persona cattiva. Un uomo dunque sofferente, ma consapevole, anzi consapevole perché sofferente”. Più avanti, infatti, dirà ancora: “vi giuro, signori, che l’esser troppo consapevoli è un’autentica, assoluta malattia. La consapevolezza finisce per generare inerzia, ci allontana dalla vita e dall'azione, ci rende estranei e diversi: io sono solo, e loro invece sono tutti”, dirà sconsolato il protagonista. Un’opera dell’Ottocento che conserva un’incredibile vitalità, un testo di quelli che ti leggono dentro.
Info http://www.teatrofuriocamillo.it/blog/?page_id=1368
http://www.scheggedicotone.com/
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ore 15:15
MONDOCANE
scritto e diretto da Pietro Faiella
con Pietro Faiella, Vito Favata, Filippo Gili, Riccardo Laurina, Marcello Mancusi
Il passato ritorna. Siamo noi. Anche sotto le sembianze di qualcun altro. Siamo noi ma non lo riconosciamo perché parla un’altra lingua, radicata nel profondo dell’anima, che rivela chi davvero siamo. Quando scopriamo questa realtà, quando finalmente la comprendiamo e la parliamo, quella lingua è uno straniero. Uno straniero dentro di noi. Mondocane è un viaggio venato di ferocia. Regressioni, rimossi, transfert e simboli. È un esperimento di scrittura, linguistica e drammaturgica. Partendo dalla necessità di esplorare il mio rapporto con il dialetto d’origine ho cercato di esplicitare quello che per me ha sempre rappresentato: violenza. Una violenza moderna, metropolitana, caratterizza il dialetto che ho vissuto. Una lingua feroce parlata per ferire, per mettere alla berlina, per minacciare, per aggredire. Questo processo di riappropriazione del tessuto linguistico ha prodotto un processo per molti versi assimilabile a un percorso analitico, dove riemersione del rimosso, rapporto di tranfert e uccisione simbolica si sono strutturati e condensati in una storia. Una versione fisica, corporea, sanguigna, che riporta in vita il “monstrum”. Una storia tragica. Una storia di sudori, liquidi seminali e sangue.
Info http://www.teatroargotstudio.com/teatroargotstudio.com/MONDOCANE.html
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(pg.14)
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