Trasmissione del 10/06/2014 "Computer indossabili, il controllo sul lavoro e oltre"
“Abiti luminosi e computer indossabili le nuove frontiere del controllo sul lavoro e oltre/ Governabilità/Lavoro: la formazione, la mediazione, il genere/ testimonianze, riflessioni, sistemi di difesa “
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/13/podcast-della-trasmissione-del-10062015/
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/13/sul-lavoro-e-oltre/
di C.M.
L’azienda per la quale lavoro utilizza una società di consulenza esterna per la gestione/trattamento dei propri dipendenti. Le società di consulenza aziendale in generale consistono in èquipe di professionisti, quali psicologi del lavoro, sociologi specializzati nel campo delle risorse umane (gestione del personale) e personale che a vario titolo è specializzato nel campo della gestione del personale….
La gestione dei dipendenti attraverso l’impiego di queste società di professionisti da parte dell’azienda, si traduce nei fatti in uno strumento per asservire sempre di più il lavoratore-trice all’azienda.
Queste società di consulenza intervengono nel rapponel rapporto tra le due parti. Il compito implicito invece, cioè quello non dichiarato, è quello di tendere ad un asservimento totale del lavoratore-trice all’azienda e ad una pacificazione totale nel rapporto lavoratori-padronato.
Un esempio pratico che posso riportare in prima persona è l’organizzazione di cosiddetti corsi di formazione attraverso i quali vengono nei fatti messe in atto strategie per testare il livello di fidelizzazione del lavoratore all’azienda: in questi corsi di formazione si prevede un lavoro in team tra dipendenti e dirigenti, quindi nel caso in cui tu non voglia parteciparvi per qualsiasi tipo di motivo, vieni automaticamente emarginato ed escluso dal team. Sono strategie di inclusione/esclusione.
Questi corsi di formazione vengono poi utilizzati per presentare il lavoratore modello cioè stabilire una volta per tutte quali sono i requisiti fondamentali ai quali il lavoratore deve attenersi – è sottointeso- per poter mantenere quel posto di lavoro.
Riporto qui di seguito brevemente la descrizione di un corso di formazione organizzato dall’azienda, della durata di circa 4 ore, a cui ho partecipato in qualità di dipendente. Premetto che l’azienda per cui lavoro opera nel campo della ristorazione (bar-gelateria).
Il corso di formazione consiste in un incontro che si svolge nell’arco di una mattinata tra consulenti aziendali -una psicologa del lavoro e una sociologa- parte dirigenziale e dipendenti. L’ordine del giorno è così strutturato: 1)breve introduzione da parte dei consulenti (“perché siamo qui? Perché l’azienda vuole formarvi perché ha prospettive di ampliamento e quindi vuole seguirvi nel vostro percorso di crescita professionale”); 2) ognuno dei partecipanti a turno deve presentarsi in breve (il proprio percorso personale e lavorativo sintetizzato in qualche minuto) e deve dire quali aspettative ha rispetto al corso in questione; 3)esercitazione di gruppo (due gruppi) in cui i dipendenti devono consultarsi e descrivere il proprio ruolo e le caratteristiche principali del proprio lavoro, per poi riportarle al resto della “classe”; 4)Dopo questa fase, in cui un rappresentante di ciascun gruppo ha presentato agli altri la propria elaborazione, c’è la fase finale in cui i consulenti presentano ai dipendenti quale nello specifico, sono le caratteristiche a cui ciascun lavoratore deve attenersi. Qui di seguito il documento che viene distribuito e illustrato a noi dipendenti da parte dei consulenti:
TITOLO DELLA POSIZIONE: Operativo/banchista
REQUISITI PROFESSIONALI RICHIESTI:
• titoli di studio: conoscenza dell’inglese e/o più lingue
• requisiti fisici: 8 ore in piedi; sollevare pesi di 10kg
• esperienze pregresse maturate: 6 mesi
• automunito:sì
• altro: No fumatori
DIMENSIONE DELLA POSIZIONE
• numero di collaboratori con i quali lavorerà di volta in turno: di volta in volta, saranno i manager a comunicarlo
• turnazione: il piano turni verrà deciso dagli executive e comunicato dal manager di negozio
SCOPO/FINALITÀ DELLA POSIZIONE
assistere e gestire la clientela. Interfacciarsi con il Manager di riferimento per eccellenze e problematicità
DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ
• promuovere la cultura e i valori dell’azienda
• gestire le operazioni con passione, integrità e competenza
• attitudine ad interagire con il pubblico
• abilità di vendita
• saper lavorare in team con armonia
• salutare il cliente
• controllo e gestione scorte materiale
• esposizione dei prodotti come da linee guida
• segnalare problematiche al manager di riferimento
• fornire consulenza al cliente nella scelta del prodotto
• offrire un assaggio del prodotto al cliente
• mantenere il negozio pulito e ordinato
• esporre i cartelli e i prezzi sui prodotti
PROFILO COMPETENZE:
• conoscenza del prodotto a 360 gradi
• conoscenza delle regole e lavorare per linee guida
• conoscere la cultura e valori dell’azienda
• conoscere la struttura gerarchica
• utilizzo degli strumenti quali registratore cassa, pc
• capacità di gestire lo stress
• lavoro in team
• flessibilità
• concretezza
ALTRE CARATTERISTICHE TICHIESTE
• rispetto delle gerarchie prestabilite
• personalità allegra, frizzante ed estroversa
• attenzione alla propria cura personale
E’ questo il modo in cui l’azienda forma il lavoratore, ponendolo cioè di fronte ad un modello ben preciso al quale – è sottinteso- il lavoratore deve aspirare ed adeguarsi.
Da notare le parti sottolineate che sono quelle secondo me più salienti: ad esempio il requisito fisico che viene ritenuto necessario è quello di saper rimanere in piedi per 8 ore di fila (laddove i nostri contratti prevedono per legge un orario di lavoro di 6 ore e 40 minuti al giorno…), e poter sollevare pesi di 10kg….Come a dire: “non ti lamentare se non riesci a stare 8 ore in piedi e se devi sollevare pesi, perché lo sai che è questa capacità che ti viene richiesta”. Oppure “il negozio deve essere mantenuto in ordine e pulito” significa si traduce nei fatti che tu lavoratore-trice hai anche il compito di pulire il cesso ad esempio ogni qualvolta questo sia ritenuto necessario dai capi…
Un altro esempio pratico, vissuto anche questo in prima persona è quando vengo invitata ad un colloquio informale/amichevole con la sociologa (tra l’altro mia ex collega universitaria…), in cui la conversazione inizia con lei che mi chiede “come ti trovi in questo lavoro? Quali problemi hai riscontrato? Con il titolare come ti trovi? Ti ha mai ripreso per qualcosa che non andava?”….
E’ chiaro come la modalità di gestione del personale attraverso l’impiego di specialisti del settore sia indirizzata ad incrementare ancor più il processo di atomizzazione ed individualizzazione dei lavoratori i quali vengono invitati a risolvere individualmente i propri problemi sul lavoro essendo predisposti per loro questo tipo di figure che si pongono come riferimento.
Queste società di consulenza aziendale prendono così il volto di una sorta di sindacato aziendale, totalmente affiliato all’azienda che in modo subdolo mantiene i dipendenti in una condizione di ricatto e quindi di totale asservimento. Tanto più che questo tipo di operazioni vengono presentate da parte dei datori di lavoro come iniziative positive che contribuiscono alla crescita professionale del lavoratore- trice, iniziative che quindi si pretende vengano apprezzate e accolte da parte del lavoratore come elargizioni benevole dell’azienda (“lo sapete che questi corsi per voi sono pagati da parte nostra….”).
E’ chiaro come in questi casi una coscienza di classe aiuterebbe a riconoscere questi tipo di interventi per quello che veramente sono e cioè strumenti di omologazione dei lavoratori e di adeguamento ad un modello di lavoratore completamente asservito all’azienda, che di fronte ad una problematica sul posto di lavoro si pretende risolva quella problematica individualmente, riportando il problema a chi è predisposto dall’azienda a questo compito. In questo modo qualsiasi tipo di possibile conflittualità lavoratore-datore di lavoro viene annullata ed estirpata alla radice.
In Appendice una breve considerazione di genere:
Faccio un tipo di lavoro al pubblico in cui la presenza di manodopera femminile è preponderante. Uno dei requisiti fondamentali sottintesi è la cosiddetta bella presenza. Per quale motivo un luogo di lavoro dovrebbe contemplare la presenza di lavoratrici che hanno una bella presenza? …in questo sistema sociale patriarcale dove il maschilismo è all’ordine del giorno e si insinua in ogni aspetto della nostra vita, si da per scontato che una bella presenza attiri maggiore clientela….