Medicina di genere: cos'è e a che punto siamo?
La medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica, relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti correlati alla riproduzione. Gli studi condotti in ambito clinico e farmacologico sono sempre stati compiuti considerando quasi esclusivamente soggetti maschi e adattando poi i risultati alla donna, senza valutare che la biologia femminile, con le peculiarità anatomiche, funzionali e – soprattutto – ormonali che la caratterizzano, può influenzare, talvolta in modo determinante, lo sviluppo e la progressione delle malattie.
La Medicina di Genere si propone quindi di studiare l’impatto del genere (e di tutte le variabili che lo caratterizzano, non solo biologiche ma anche ambientali, culturali e socio-economiche) sulla fisiologia e sulla fisiopatologia, con l’obiettivo di comprendere i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere agiscono sullo stato di salute e sullo sviluppo delle patologie. Ne parliamo con Anna Ruggieri, virologa, ricercatrice senior nel centro di riferimento per la Medicina di Genere dell'Istituto Superiore di Sanità.