Corri orsa corri! Riflessioni antispeciste sulla "questione orsi" in Trentino
Gli orsi tornano sulle montagne trentine per volontà dell’uomo con il progetto Life Ursus. Nel 1999 infatti con l’acceso ai fondi LIFE Natura dell’Unione Europea, prende il via il progetto Life Ursus per la tutela della popolazione dell’orso bruno del Brenta. Promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento (PAT) e l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA), il progetto prevedeva il reinserimento di una decina di orsi adulti provenienti dalla Slovenia sul territorio del parco, con l’obiettivo di ricreare in 20-40 anni una popolazione di orsi. Nel 2004 il progetto Life Ursus si considera concluso «con successo», ovvero con l’effettivo adattamento degli orsi e gli avvistamenti dei primi cuccioli. Nel 2018 si stima che la popolazione di orsi nell’arco alpino abbia raggiunto circa 50 esemplari. Peccato che nell’arco di questi stessi anni 37 orsi abbiano fatto una brutta fine: abbattuti, scomparsi, morti durante la cattura, investiti, uccisi per “errore” dall’anestesia, uccisi da bracconieri e, non ultimo, imprigionati.
Partiamo da quel progetto di ripopolamento per arrivare ai lager per gli/le orsi/e e alla loro uccisione insieme a una compagna di Scobi Collettiva antispecista, queer, transfemminista di Rovereto analizzando l’incapacità della cultura patriarcale, intrinsecamente specista, razzista, sessista, abilista, di guardare in faccia l’altrǝ senza sottometterlǝ, di accettare l’esistenza nel mondo della diversità, della possibilità di coesistere, sottomettendo tutte le soggettività che non siano perfettamente inserite nella logica dominante. E questa incapacità di elaborare positivamente il rapporto con l’altrǝ è uno dei nodi cruciali del nostro tempo.