Brasile. Si parte dall'uccisione della bambina di 8 anni Aghata nella zona di Rio De Janeiro da parte della polizia per far emergere la politica repressiva e tesa a far crescere la paura per poi giustificare gli interventi violenti della polizia stessa.
Nel Brasile di oggi, come in altri stati amerindi, è in corso un’offensiva contro gli indios e contro molti altri popoli indigeni. Una guerra in corso appoggiata apertamente da uno Stato che sostiene gli interessi dell’agrocommercio e del grande capitale internazionale e da buona parte della cittadinanza brasiliana.
Ma chi sono i popoli indigeni? Perché e in cosa si differenziano dai cittadini che abitano il Brasile? Il discorso pubblico pronunciato da Eduardo Viveiros de Castro nel 2016 a Rio de Janeiro prova a far chiarezza su questi temi e ci fornisce un’attenta critica alle politiche reazionarie che stanno caratterizzando il Brasile in questi anni.
Ne parliamo in studio con un compagno che ha curato la traduzione italiana.
Dopo l'elezione di Bolsonaro in Brasile le comunità indigene stanno subendo un nuovo attacco. Nella puntata di oggi vi proponiamo una testimonianza che pensiamo arrivi nel momento giusto, quando nel giudizio sempre più consensuale degli specialisti siamo entrati nell'epoca dell'Antropocene, epoca geologica in cui gli effetti dell'attività umana hanno acquisito la dimensione di una forza fisica dominante e distruttiva sul pianeta.
Dalla foresta amazzonica Davi Kopenawa, sciamano Yanomami e portavoce delle lotte indigene, ci racconta la cosmologia del suo popolo, le loro lotte di resistenza e una profezia sciamanica sul nostro futuro: la caduta del cielo, ovvero la catastrofe ambientale che si sta abbattendo sulla terra. Attraverso le sue parole e il suo sguardo una nuova prospettiva sull'agire politico nell'epoca della catastrofe.
"Quando ero piú giovane, mi chiedevo spesso: “I Bianchi possiedono parole di verità? Possono diventare nostri amici?” Da allora, ho viaggiato spesso nelle loro terre per difendere la foresta e ho imparato a conoscere un po’ ciò che chiamano politica. Questo mi ha fatto diventare ancora piú diffidente! Questa politica, sono solo parole confuse. Sono le parole di quelli che vogliono la nostra morte per potersi impadronire delle nostre terre33. La gente che le proferisce ha cercato spesso di ingannarmi dicendomi: “Siamo amici! Segui il nostro cammino e ti daremo del denaro! Avrai una casa e potrai vivere in città, come noi!” Non le ho mai dato ascolto. Non voglio perdermi tra i Bianchi. Il mio spirito è veramente calmo solo quando vivo nella bellezza della foresta vicino alla mia gente. In città, sono sempre ansioso e impaziente. I Bianchi ci trattano da ignoranti solo perché siamo gente diversa da loro. Ma il loro pensiero è corto e oscuro. Non riesce a estendersi e a elevarsi perché vogliono ignorare la morte. Sono in preda alla vertigine perché non smettono di divorare la carne dei propri animali domestici che sono i generi di Hayakoari, l’essere tapiro che rende le persone altre. Bevono in continuazione la cachaça e la birra* che riscaldano e affumicano il loro petto. Ecco perché le loro parole diventano cosí cattive e ingarbugliate. Non vogliamo piú sentirle. Per noi, la politica è un’altra cosa. Sono le parole di Omama e quelle degli xapiri che ci ha lasciato. Sono le parole che ascoltiamo durante il tempo del sogno e le preferiamo perché sono davvero le nostre. I Bianchi, invece, non sognano lontano come noi. Dormono molto ma sognano solo se stessi. Il loro pensiero resta ostruito e sonnecchiano come tapiri e tartarughe. Ecco perché non riescono a capire le nostre parole."
La caduta del cielo, Davi Kopenawa Yanomami, Bruce Albert
Venerdi 7 all'università Roma 3 aula 10 alle 17 NUDM presenta La Marea Femminista non ha confini
Tra le ospiti Mônica Benício, attivista per i diritti lgbtqi e compagna di Marielle Franco e Fernanda Chavez, giornalista e collaboratrice di Marielle Franco che oggi abbiamo intervistato in radio su come sta proseguendo la lotta femminista dopo l'uccisione di Marielle Franco e l'elezione del fascista Bolsonaro come Presidente del Brasile.
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Marielle Franco è stata uccisa nel quartiere Estacio di Rio de Janeiro la notte tra il 14 e il 15 marzo. Nell’agguato ha perso la vita anche il suo autista mentre un addetto stampa è rimasto ferito.
Marielle aveva 38 anni ed era un’attivista per i diritti umani.
In prima linea nel denunciare gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali, nel 2016 era stata eletta nel consiglio comunale di Rio de Janeiro.
Come membro della Commissione statale per i diritti umani di Rio de Janeiro, Marielle ha lavorato instancabilmente per difendere i diritti delle donne nere, dei giovani nelle favelas, delle persone Lgbti e di altre comunità emarginate.
Due settimane prima del suo omicidio era stata relatrice per una commissione speciale che il consiglio comunale ha creato per monitorare l’intervento federale in corso a Rio de Janeiro e la militarizzazione della sicurezza pubblica.
Il suo omicidio è un altro esempio dei pericoli che i difensori dei diritti umani devono affrontare in Brasile.
Il governo brasiliano non può lasciare che i difensori dei diritti umani vengano uccisi impunemente. Chiedi anche tu giustizia per Marielle Franco!
Con Massimo Canevacci, docente di antropologia, proviamo a tracciare un'analisi del Brasile a due giorni dal primo turno delle elezioni presidenziali, che hanno visto l'indiscutibile vittoria del candidato di estrema destra Jair Bolsonaro. Trumpinho, come è stato ribattezzato Bolsonaro, rappresenta una figura estremamente pericolosa, legata all'esercito e alla chiesa evangelica, sullo sfondo di cambiamenti epocali all'interno del più grande e contraddittorio paese dell'America latina.
Ieri si è svolto un presidio a Roma a Piazza Madonna di Loreto per ricordare la compagna Marielle Franco assassina in Brasile per il suo attivismo. Abbiamo raccolto degli interventi.
Continuano le proteste in Brasile per chiedere le dimissioni della presidente Dilma Rousseff dopo che i dirigenti del Partito dei lavoratori PT sono stati coinvolti in un'inchiesta per corruzione che riguarda l'azienda petrolifera nazionale Petrobas. Secondo l'accusa, i dirigenti della Petrobas avrebbero gonfiato i contratti per costruire infrastrutture petrolifere e guadagnare almeno 800 milioni di dollari. I soldi sarebbero serviti in parte per finanziare la campagna elettorale del Partito dei lavoratori, il cui massimo esponente è l'ex presidente Lula.
L'opinione pubblica chiede le dimissioni della presidente (secondo l'accusa a conoscenza del sistema di tangenti e corruzioni) e dei politici coinvolti nello scandalo.
Con un compagno, in diretta dal Brasile, parliamo di questi temi e dei cambiamenti sociali ed urbanistici che coinvolgono la città di Rio De Janeiro, in vista delle prossime Olimpiadi.