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neoliberismo

Trasmissione del 3/06/2015 "Meritocrazia del sapere-Meritocrazia del corpo"

Data di trasmissione
Durata 56m 15s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/06/podcast-della-trasmissione-del-3062015/

Puntata del 3/06/2015

“…Siamo donne tra i 20 e i 51 anni, alcune di noi vendono la propria forza lavoro, altre si prendono ciò di cui hanno bisogno, altre non sono ancora passate attraverso i fili della rete sociale. Alcune di noi hanno figli, molte altre no. Alcune sono lesbiche, altre amano gli uomini. Facciamo la spesa in supermercati disgustosi, abitiamo in case odiose, andiamo volentieri al cinema o a teatro o in discoteca, festeggiamo quando c’è da festeggiare e cerchiamo di faticare il meno possibile. Viviamo nella contraddizione che tante cose che vorremmo fare non sono possibili. Però dopo le azioni che riescono ci sentiamo veramente felici.” Intervista a ROTE ZORA www.senzacensura.org

 

“La <giustizia> delle donne

 Immagine rimossa. /Cinque a due/ Meritocrazia del sapere, Meritocrazia del corpo ovvero Miss Sapienza 2015 “Immagine rimossa.

 

La Parentesi del 3/06/2015 "Cinque a due"

Data di trasmissione

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/06/04/la-parentesi-di-elisabetta-del-3062015/

 

“Cinque a due”

Immagine rimossa. Commentare l’esito delle recenti votazioni che hanno interessato sette regioni italiane e un cospicuo numero di comuni, presuppone partire  dalla campagna elettorale. Per la prima volta ambienti e singolarità  di sinistra  hanno dichiarato che il PD non andava votato perché sarebbe stata un’occasione per dare una lezione a Renzi, ridimensionarlo e, magari, liberarsene.

Potremmo dire meglio tardi che mai.

Invece questo proverbio non ci può consolare perché una lettura di questo tipo dimentica che Renzi è figlio legittimo del PD e che non c’è un PD cattivo rappresentato da Renzi e un PD buono che fa capo ai suoi oppositori interni. E’ il PD che ha il compito di naturalizzare in Italia il neoliberismo ed è stato scelto solo e soltanto perché secondo i suoi burattinai avrebbe delle capacità comunicative tali da poter far passare le scelte neoliberiste con il consenso degli elettori.

Da qui due constatazioni: la prima che Renzi non è l’erede della democrazia cristiana come invece viene detto da più parti, la seconda che non è affatto un “bla, bla, bla” ma, purtroppo, sta lavorando alacremente per realizzare i dettami delle multinazionali anglo-americane.

Pensare di personalizzare in  Renzi le scelte politiche attuali del suo Partito significa non rimuovere e non tagliare il cordone ombelicale che lega da anni il PD all’ideologia neoliberista perché il neoliberismo è un’ideologia nel senso più compiuto del termine e ha la pretesa di occupare con i suoi principi e le sue scelte la società tutta.

Nella campagna elettorale nessuno ha sposato la causa del ritorno al proporzionale e della reintroduzione dell’immunità parlamentare e i temi  di politica internazionale come, in particolare, le guerre “umanitarie”, le missioni all’estero, il ruolo della Nato e la presenza dell’Italia nella stessa, la funzione di Equitalia nel drenare le ricchezze degli italiani/e  da gettare nella fornace della macchina bellica, sono stati  completamente omessi.

Venendo al risultato, constatiamo che il PD rimane di gran lunga il partito di maggioranza e che il M5S, risposta interclassista al malessere del paese, non riesce a sfondare elettoralmente.

A ogni piè sospinto viene ricordato che Renzi ha giocato demagogicamente la carta degli 80 euro, ma la proposta del M5S di dare il reddito di cittadinanza in questo caso non ha funzionato neanche a livello demagogico elettorale.

Per non parlare della candidatura vincente di De Luca in Campania. Con disinvoltura e faccia tosta la regola della non presentabilità, cavallo di battaglia del PD,  è stata bypassata come, d’altra parte, passa sotto silenzio l’abuso dei decreti legge che, fatti da Berlusconi, avrebbero minato il potere e la centralità del Parlamento, mentre fatti in maniera molto più massiccia dal governo Renzi, vengono ignorati usando un bel po’ di memoria corta.

E che dire della retroattività delle leggi? un principio così osceno che avrebbe dovuto far insorgere chiunque, al di là della collocazione politica. E dei principi costituzionali scavalcati? da sempre c’è uno scollamento tra la costituzione scritta e  quella materiale, ma da quando ai vertici delle Istituzioni c’è stato Giorgio  Napolitano e si sono susseguiti presidenti del consiglio del PD, comunque si chiamino, si è passati alla violazione esplicita degli articoli della Costituzione. Un bel salto, a cominciare  dal finanziamento pubblico alle scuole private con il governo D’Alema.

Questa confermata maggioranza del PD avrà effetti negativi sugli italiani/e tutti/e e nessuno/a pensi di essere al riparo.

Gli italiani/e hanno confermato di essere un popolo fondamentalmente reazionario. Una parte degli italiani è esplicitamente di destra, un’altra grandissima parte è altrettanto di destra, per idee, prese di posizione e visione della vita e della società ma ha trovato il modo nel  PD, con i suoi discorsi falsamente ed esteriormente di sinistra ma fondamentalmente fascisti, che contrabbandano idee di destra con un linguaggio di sinistra, di avere un alibi. La parola “riforma” sintetizza più di ogni altra questa collocazione di pensiero.

La responsabilità principale dell’affermazione del neoliberismo in Italia è del Partito Democratico e di quei partitini della “così detta sinistra”, suoi reggicoda, che appena possono si alleano e fanno cordate come, del resto, in occasione di queste elezioni, come d’altra parte tutte quelle sigle, quelle associazioni vecchie o di nuovo conio che non sono altro che sostegno e foraggio del PD.

Ma c’è anche chi ha  avallato con le proprie scelte, con la propria collocazione e il proprio voto questo percorso. Una particolare responsabilità è di quella che, un tempo, si chiamava “ classe operaia” che, irretita dalle soluzioni corporative, dalle sirene dei sindacati, ha venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie. E sta pagando caro e pagherà ancora di più. e, comunque, non sarà più circondata dall’aureola e dall’orgoglio della propria collocazione di classe. Gli operai /e saranno letti così come erano letti gli operai dell’ottocento: brutti, sporchi e animali da soma. E  i lavoratori italiani non pensino di scaricare questi giudizi sui migranti in una guerra fra poveri che fa solo il gioco del neoliberismo. Si prospetta una vita senza sicurezza lavorativa ed economica, non compreranno più, sia pure con sacrifici, la casa, anzi in molti casi si dovranno vendere quella che hanno. E’ doloroso dirlo, soprattutto per chi lotta contro l’oppressione di genere, ma ritornerà il fenomeno delle mogli dei lavoratori che andranno “a servizio”, in una riproposizione forte dei ruoli nelle classi subalterne.

L’altra categoria che in questo percorso ha una responsabilità diretta è quella dei laureati in prima generazione. E, in particolare, quelle/i che vengono chiamati “lavoratori cognitivi”. Presuntuosi/e. Hanno pensato che il merito fosse loro, non si sono domandati/e perché il padre e il nonno, la madre e la nonna non avevano studiato e loro invece sì. Questo è successo solo e soltanto grazie alle lotte degli anni ’70.

Non si facciano illusioni: oggi loro lavorano sotto il loro livello di studi, ma soprattutto  i loro figli non si laureeranno più, a meno di enormi sacrifici economici come del resto avviene già nei paesi a neoliberismo realizzato.

Le parole sono dure ma dette con affetto e partecipazione. Il medico pietoso uccide il paziente.

Per certi versi l’attuale situazione ricorda quella degli anni venti quando si affermò il fascismo che ruppe con il blocco sociale che aveva guidato il paese dall’unità d’Italia. Oggi è quanto mai attuale il pensiero e l’insegnamento di Gramsci che intendeva chiamare a raccolta tutte le classi e le frazioni di classe che volevano opporsi al fascismo, ma dovette fare i conti non solo con il nemico dichiarato ma con le correnti del marxismo determinista e con quelle che si ammantavano di purezza e che contribuirono, paradossalmente, del fascismo, all’avvento.

La nostra stagione che vede rotto il patto sociale che ha governato questo paese nel dopoguerra e ha gettato nell’incertezza, quando non nella povertà…lavoratori e lavoratrici, liberi professionisti, piccole e medie imprese… e ha promosso socialmente uno strato elitario della borghesia quella che potremmo definire iper-borghesia, borghesia transnazionale o borghesia imperialista, richiede una ricomposizione di classe di tutti quei ceti che intendono opporsi al neoliberismo.

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe" del 27/05/2015 "Surrealpolitik"

Data di trasmissione
Durata 1m 11s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/30/surrealpolitik/

 

Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe,la rubrica di Denis ogni ultimo mercoledì del mese

  Surrealpolitik

C’è qualcosa di più dell’acqua
che mi scorre addosso
dalla testa al piano doccia
incandescente, magma
dei sorrisi a mezza bocca
che indosso come fossero lividi
poiché in fondo
lo sono

forse è l’utopia
ma non sono mai stato
un bravo utopista
non ci credo nelle isole lontane
dalle previsioni meteo felici –
forse è la lingua
che mi sbattono sempre
sul dente che duole
a sei miliardi di persone –
forse è questo assassinio
avvolto nel cellophane
che cercano di ficcarmi
in gola.

In ogni caso
pace e amore un cazzo,
questa cosiddetta pace
mi apre in due a manganellate.
Quest’ordine sociale è un castello di carte
e a me le carte fanno schifo.

 

Trasmissione del 27/05/2015 " Strategie di controllo e repressione"

Data di trasmissione
Durata 1h 55m 36s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/29/podcast-della-trasmissione-del-27052015/

 

Puntata del 27/05/2015

“Rote Zora e la sua banda è una fiaba di una ragazzina terribile che rubava ai ricchi per dare ai poveri: Fare bande, muoversi al di fuori della legge sembra essere oggi una prerogativa dei maschi. Ma soprattutto per questo i mille vincoli privati e politici, con cui veniamo soffocate come ragazze e come donne, ci dovrebbero rendere in massa “bandite” per la conquista della nostra libertà e della nostra dignità di essere donna. Le leggi, il diritto e l’ordine sono fondamentalmente contro di noi, anche se, combattendo duramente, abbiamo strappato due o tre diritti che, comunque, dobbiamo difendere continuando a lottare. La lotta radicale femminista e l’obbedienza alle leggi sono due cose che fanno a pugni tra loro”

Intervista a ROTE ZORA www.senzacensura.orgImmagine rimossa.

“ Strategie di controllo e repressione”

1) Stimolanti e tranquillanti Immagine rimossa.

2)Ordine Pubblico e Pubblica Sicurezza Immagine rimossa.

3)Fuori l’Italia dalla Nato Immagine rimossa.

Trasmissione del 20/05/2015 "Dal '68 alla<buona scuola>"

Data di trasmissione
Durata 1h 11m 2s
Puntata del 20/05/2015

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/21/podcast-della-trasmissione-del-20052015/

 

” La mancanza di Tutto, mi impedì di sentire la mancanza delle cose minori.Fosse stato lo scardinarsi di un mondo o l’estinguersi del sole, nulla era così importante da farmi alzare il capo,dal lavoro,per curiosità.” Emily Dickinson, Silenzi

 “ Dal ’68 alla <buona scuola>”

“La scuola è un nodo politico/Il salto della scocca/Selezione di classe, di genere, di razza….”

 

Immagine rimossa.

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Trasmissione del 6/05/2015 "Nel nome della madre"

Data di trasmissione
Durata 57m 58s
Immagine rimossa.“I Nomi delle Cose” Puntata del 6/05/2015  “ Nel nome della madre”

” I borghes* sono buon*, mangiamoceli! / Compassione, pietà, ribrezzo, odio di classe…/ Nel nome della madre”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/08/podcast-della-trasmissione-del-6052015/

“Nel nome della madre “

Toya Graham è il nome di una madre che durante le manifestazioni a Baltimora di cui tutte siamo a conoscenza, ha riconosciuto il figlio nei riots ed è scesa di corsa in strada, lo ha preso a ceffoni e lo ha trascinato per le orecchie a casa. Queste immagini hanno fatto il giro del mondo e sono state osannate a più non posso non solo dai media mainstream di tutte le colorazioni possibili, ma anche dalle prefiche della non violenza e dalle vestali della legalità del femminismo para-istituzionale ( che non sappiamo perché continuiamo a chiamare femminismo), chiarendo una volta per tutte, se ce ne fosse ancora bisogno, che per tutti/e queste soggette/i la violenza è qualcosa che viene tirata in ballo solo per condannare gli oppressi e le oppresse, mentre non viene nominata quando ad esercitarla è il sistema di potere, cosa che fa quotidianamente e in ogni istante della nostra vita. Nascondendosi dietro il paravento della non violenza portano avanti un appoggio sistematico alle politiche neoliberiste e si fanno sponsor di questa società che esplica una violenza inaudita a tutti i livelli e su tutti i fronti e strumentalizzando la vicenda di Toya Graham si scagliano contro la rabbia espressa dalla manifestazione NoExpo di Milano auspicando che ci siano più donne così e, in generale più persone così.

Ci chiediamo se le madri dei partigiani e delle partigiane avessero dovuto andare a prenderli e trascinarli a casa per le orecchie, facendo tra l’altro un’opera di delazione rendendoli pubblicamente riconoscibili e, chissà, se le madri delle combattenti del Rojava sono andate a prenderle per le orecchie e le hanno riportate a più miti consigli.
Fortunatamente ci sono stati articoli di donne e di collettivi femministi che hanno fatto discorsi completamente diversi e hanno analizzato la lettura distorta e mistificante che è stata portata avanti sulla storia della madre di Baltimora dato che lei stessa ha dichiarato di aver portato via il figlio perché non voleva vederlo ucciso dalla polizia.
Ma a noi sono venute in mente una serie di considerazioni sulla “madre”.
Non stiamo parlando della capacità fisica di mettere al mondo un essere umano, bensì del ruolo sociale che la figura della madre incarna.
Si, perché quello di madre è un vero e proprio ruolo sociale, la madre è catena di trasmissione dei valori dominanti, questo è quello che il potere patriarcale vuole da lei.
Nella famiglia capitalista mononucleare, i ruoli sono molto specifici e determinati: il padre rappresenta l’autorità, specchio della gerarchia di genere e di classe nella società, e media il rapporto tra il figlio/a e la società tutta, la madre è lo strumento che deve introiettare nei figli/e la scala dei valori vincente sia al femminile che al maschile. Non dimentichiamo, infatti, che le madri allevano anche i figli maschi. E la riuscita di questo lavoro di costruzione viene verificata nel rapporto con l’autorità paterna e quindi con la società.
Nell’attuale fase neoliberista, anche se c’è un tentativo molto forte di ricostituire le gerarchie classiche dell’autoritarismo a tutti i livelli, la differenziazione tra ruolo materno e paterno è più labile, le famiglie sono spesso monogenitoriali e spesso questo unico genitore è la madre che somma in sé quindi il compito di essere catena di trasmissione dei valori dominanti e mediatrice dei rapporti del figlio/a con la società.
E’ in questo senso che la madre di Baltimora percorre le strade più classiche del ruolo a lei assegnato: far rientrare il figlio nei ranghi che sono poi quelli imposti dalla scala valoriale dominante, ribadire la sua autorità contro ogni possibile tentativo di autodeterminazione anche a scapito della tutela del figlio stesso che in questo modo viene dato in pasto all’opinione pubblica e viene annullato come soggettività autonoma.
Ci vengono in mente le madri che denunciano per il “loro bene” i figli che si drogano o le figlie che si prostituiscono consegnandoli alla così detta legge e dandoli in pasto alla pubblica condanna. La violenza che è insita in queste azioni è senza confini.
Questi comportamenti “materni” sono così introiettati a tutti i livelli sociali dalle donne stesse da diventare nel comune sentire caratteristiche materne ed essere confusi con l’attenzione e l’affetto nei confronti della prole, addirittura dalla prole stessa che si aspetta che la madre li rimproveri e li faccia rientrare nei ranghi.
Allora, proprio perché questi valori sono così fortemente introiettati tanto da diventare assunzione inconscia cerchiamo di uccidere la madre che è in ognuna di noi.

Le coordinamente

Trasmissione del 29/04/2015 "Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta"

Data di trasmissione
Durata 1h 3m 2s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/05/03/podcast-della-trasmissione-del-29042015/

Puntata del 29/04/2015  “ Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta”

Immagine rimossa.

fotomontaggio: l’albero della vita a piazzale Loreto

 La vittoria del Vietnam/Marte a* marzian*/ Yankee go home!/ Il primo maggio e l’Expò: dall’arroganza del neoliberismo alla fascistizzazione dello Stato/Nutrire le multinazionali e distruggere il pianeta strumentalizzandotutto lo strumentalizzabile/Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe/Il calendario è bugiardo”

“I fili e le fila”   Immagine rimossa.        

Tre fili si intrecciano nello scenario dell’Expò 2015

-L’idea di esposizione universale. Che cos’è un’esposizione universale? non è altro che l’esaltazione della nazione in cui si svolge l’evento: in questo si coniugano due aspetti che caratterizzano questa società: il principio fascista della grandezza della patria e della sua immagine all’estero a cui tutti/e devono collaborare ( infatti è tutto un tagliare nastri e convocare  conferenze stampa)  e l’arroganza della borghesia  in un periodo vincente come questo neoliberista. Non è un caso che le esposizioni universali siano nate nella stagione della rivoluzione industriale. Da una parte quelle di questi anni sono epigoni di una modalità di propaganda ormai superata, dall’altra però ribadiscono una stagione di predominio forte, quello delle multinazionali e dell’iper-borghesia;

-la nuova dimensione del lavoro che il neoliberismo ha imposto per cui ha la sfrontatezza di aprire l’Expò 2015 a Milano il primo maggio quasi a dichiarare finita qualsiasi possibilità di rivendicazione di lotta di classe. Sono emblematiche le modalità con cui sono stati chiamati al lavoro tutti gli strati di addetti/e: dai/dalle giovani che dovrebbero lavorare gratis solo per la possibilità di mettere la partecipazione in curriculum, agli operai che muoiono per condizioni, modi,tempi, turni ottocenteschi, alla chiamata alle armi dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi pubblici come quello dei trasporti del Comune di Milano, entrati/e in sciopero il 30 aprile proprio per protestare contro il superlavoro che  dovrebbero sobbarcarsi senza neppure il riconoscimento dello straordinario o del turno festivo e che quindi  dovrebbero regalare durante il periodo dell’expò……..d’altra parte  non è altro che ” Il principio che l’organizzazione sindacale non deve basarsi sul criterio dell’irriducibile contrasto di interessi tra industriali e operai, ma ispirarsi alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori di lavoro e lavoratori e fra le loro organizzazioni sindacali…” (Patto di Palazzo Chigi tra Confindustria e Confederazione Generale  delle Corporazioni fasciste-21 dicembre 1923)

Le caratteristiche fasciste proprie del neoliberismo sono evidenti anche in quello che sta succedendo in parlamento: il governo Renzi emanazione diretta delle multinazionali anglo-americane, ha posto la fiducia sulla legge elettorale, un altro passo importante verso uno Stato autoritario.

-la strumentalizzazione delle oppressioni attuate dal neoliberismo e della sua stessa politica di rapina.  Sul fronte interno i territori vengono devastati, vengono programmati accordi economici e trattati di così detto libero scambio, come quello  del TTIP con gli USA, che decreteranno la fine di ogni autonomia dei governi nazionali in qualsiasi ambito economico, agroalimentare compreso, e sul fronte esterno il neocolonialismo attua una rapina sistematica di risorse, ricchezze, territori e esseri umani.. e, in questo panorama devastante, sotto gli occhi di tutti e tutte,  l’ Expò ha la faccia tosta di titolarsi  “Nutrire il pianeta”. La borghesia imperialista transnazionale, con i governatorati locali, compreso quello italiano, affama, distrugge, inquina, devasta ,uccide su scala industriale però  si pone come faro di civiltà strumentalizzando direttamente le oppressioni e le violenze che esercita e parlando impunemente di antirazzismo, guerre umanitarie, diritti umani, sicurezza sul lavoro, femminicidi, antifascismo, differenze sessuali…..

Anche la nostra oppressione di genere diventa così perpetuazione del dominio.
La femminilizzazione del lavoro non è altro che la trasposizione della modalità del lavoro di cura a tutto il mondo del lavoro, il nostro asservimento deve diventare la modalità del lavoro per tutti . Noi veniamo chiamate direttamente a partecipare alla nostra strumentalizzazione, oppressione, impoverimento e  a ribadire noi stesse qual’ è il ruolo che ci dovrebbe competere all’interno della nazione e della patria.

E così all’interno dell’Expò c’è “WE-Women” chiaramente rigorosamente in inglese, tanto per ribadire una sudditanza se mai ce ne fosse bisogno, e poi WOMEN FOR WATER e poi il Casato Petronilla e il Filo della Rosa e le ricette per la vita……siete spaventate? Suvvia, allora proprio non avete capito qual è il vostro ruolo!

Viene ribadito ed enfatizzato il rapporto donna-nutrimento-terra, memoria e donne attraverso il racconto delle nonne e il recupero della tradizione, concetto alquanto fascista che vede la donna come depositaria dei valori sacri della patria che legano con un filo ROSA la tradizione alla nuova donna imprenditrice.

Si punta molto alla figura della donna che si deve occupare del terzo mondo, nel solco del politicamente corretto che con i principi fascisti forma una miscela esplosiva, dello sviluppo sostenibile proprio in quanto depositaria del femminile e, quindi, più sensibile ai problemi quali salute, nutrimento e cura degli altri. Viene ribadito continuamente che noi avremmo un’innata predisposizione per la cura. Paura eh!? Chiaramente siamo debitrici di tutte queste illuminanti posizioni soprattutto a Federica Mogherini e a Marta Dassù, due esemplari tipo di patriarche. La prima viene dalla Sinistra Giovanile dei DS, come responsabile nazionale Esteri e relazioni internazionali nella segreteria di Piero Fassino ha seguito in particolare i dossier relativi all’Iraq, all’Afghanistan e al Medio Oriente….E’ stata eletta deputata nel 2008 nella lista PD, è stata rieletta nel 2013 alla Camera senza passare per le primarie e il 1 agosto 2014 è stata eletta presidente della delegazione parlamentare presso l’assemblea parlamentare della NATO, prima donna nella storia a ricoprire questo incarico. E’ stata vicepresidente della Fondazione Italia-Usa. E’ stata ministro degli Esteri nel primo esecutivo Renzi. Ora è Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica  di sicurezza.

Marta Dassù è stata consigliere per la politica estera del presidente del  Consiglio dei ministri nel governo D’Alema I, D’Alema II, e nel governo Amato II….fa parte del Comitato scientifico di Confindustria ed è componente della Fondazione Italia-Usa…..è nominata dal governo Renzi nel C.d.A. di Finmeccanica.

Le patriarche sono la nuova frontiera dell’oppressione di genere, sono quelle che in cambio della propria promozione individuale, stravolgendo e strumentalizzando significati ed obiettivi dell’emancipazione si mettono al servizio dell’oppressione patriarcale e neoliberista, vendendo la propria collocazione di genere e perpetuando l’asservimento della stragrande maggioranza delle altre donne.

Come femministe tirare le fila di questi discorsi ci chiarisce una volta di più che nessuna lettura di genere può essere scissa da quella di classe e che non ci sono zone neutre o impensabili posizioni al di sopra delle parti, o si sta dentro all’EXPO’ o si sta fuori nelle strade che lo combattono.

 

Le coordinamente /Coordinamenta femminista e lesbica

La Parentesi del 15/04/2015 "Dimenticanze?"

Data di trasmissione
Durata 6m 3s
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/16/la-parentesi-di-elisabetta-del-15042015/ “Dimenticanze?”

Immagine rimossa. Il Patriarcato  è un tipo di organizzazione sociale  e  familiare in cui, in senso riduttivo, i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi a loro volta trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile, in senso espansivo, è un tipo di organizzazione sociale in cui al genere maschile viene riconosciuto un ruolo di comando, di guida e di riferimento in una struttura gerarchizzata e piramidale in cui il femminile ha un ruolo subalterno.

Il sesso, strettamente inteso come fisicità, non avrebbe niente a che fare con il maschile ed il femminile che sono precise costruzioni sociali, ma è successo e succede che questa identificazione  e sovrapposizione sia voluta e strutturata sin dalla nascita. I bambini/e interiorizzano prestissimo il ruolo che  viene loro assegnato dal sociale e identificano se stessi/e con il ruolo sessuato che viene loro destinato in base al sesso biologico. Il ruolo sessuato viene così fatto proprio prima ancora della consapevolezza e della conoscenza del sesso biologico.

 

Ma il Patriarcato non è qualcosa che nasce nella sfera sociologica, psicologica, culturale o metafisica, non vive in un limbo in cui galleggia e non si sa perché ha strutturato così gli uomini e le donne e si diverte a distribuire potere e oppressione, bensì è una precisa forma di organizzazione socio economica che si è riproposta nei secoli perché è stata sempre funzionale  al  modello economico di volta in volta vincente e da ogni modello è stata fatta propria in maniera uguale nei connotati di fondo e in maniera sempre diversa nelle manifestazioni e nelle modalità di messa in pratica.

Il modello economico capitalista ha preteso una estrema caratterizzazione dei compiti assegnati all’uomo e alla donna e all’interno del processo della ridefinizione dei loro compiti produttivi  ha compiuto un salto qualitativo differenziando in maniera molto netta il rapporto sociale e quindi economico e politico di cui questi compiti si fanno portatori.

E’ stata fondamentale la separazione tra la produzione delle merci, di cui l’uomo è diventato soggetto primario e la riproduzione della forza lavoro che è l’ambito assegnato al femminile dalla società del capitale. Risultato di questa separazione, la donna come individuo sociale viene relegata ad un “lavoro non lavoro” che non producendo plusvalore la pone ad di fuori dal circuito dell’accumulazione.

Questo è lo scenario di fondo della configurazione economica capitalista. Dimenticarsi, volutamente o meno, del modello economico in cui siamo inserite, significa non solo non capire i cambiamenti in atto, non solo privarsi degli strumenti per poter percorrere strade  che investono  la nostra liberazione,e, in prospettiva, la libertà di tutt*, ma essere dalla parte del potere e della sua continua riproposizione, potere a cui non sembra vero di perpetuare un dominio che non viene neppure scalfito nella sostanza.

Infatti, lo stadio attuale del capitale, il neoliberismo, ha aggiornato le sue modalità di connessione con il patriarcato. Ha dovuto farlo perché è passata molta acqua sotto i ponti da quando ha organizzato i suoi primi modelli di maschile e femminile. Ci sono state lotte importanti di genere e di classe con cui fare i conti e rispetto alle quali prendere le contromisure. Ora il neoliberismo si lega al modello patriarcale in altro modo. Il modello femminile non è più quello della madre e sposa esemplare che deve riprodurre la specie e ricostituire la forza lavoro, la donna stessa è stata messa al lavoro produttivo, ma non tutte le donne: quelle che servono possono posticipare maternità e interessi personali a un “dopo” quando non saranno più sfruttabili, magari congelando gli ovuli e magari a spese dell’azienda,  le altre, quelle che non servono, sono rigettate nel vecchio ruolo di riproduzione e di cura di una popolazione oppressa sempre più misera e più povera.

Cardine di questa nuova modalità di oppressione sono le Patriarche, quelle che, in cambio della loro promozione sociale e personale, diventano parte integrante del progetto neoliberista e della perpetuazione del dominio portando in dote al potere il lessico e la lettura volutamente stravolta della lotta femminista con il tradimento  della loro collocazione di genere e rigettando tutte le altre donne in una sempre più spietata oppressione, nella precarietà e nella povertà.

Dietro il paravento dell’emancipazione, le Patriarche collaborano attivamente all’affossamento dello stato sociale, all’abbattimento delle garanzie sul lavoro, alla distruzione della scuola e della sanità pubbliche, allo sfruttamento selvaggio delle migranti e dei migranti, ad un controllo serrato e poliziesco di ogni momento della vita, alle guerre neocoloniali….in sostanza  alla creazione di una società ottocentesca, medioevale e nazista.

Per questo dimenticarsi che la lotta di genere è inestricabilmente legata alla lotta di classe non solo è nocivo per la liberazione di noi tutte, ma è una precisa scelta di campo.

 

La Parentesi del 1/04/2015 " Les jeux sont faits"

Data di trasmissione
Durata 5m 27s
http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/04/03/la-parentesi-di-elisabetta-del-1042015/ “Les jeux sont faits”

Immagine rimossa.Tre notizie passate, più o meno in contemporanea, sulla stampa mainstream e di tenore molto diverso, hanno però un portato che le accomuna e sviscerarlo può essere molto utile per chi lotta nel tempo presente.

La prima ci dice che il governo ha preso la decisione di accorpare la Guardia Forestale con la Polizia di Stato. E’ un processo cominciato diverso tempo fa e che riguarda la militarizzazione anche di quelle strutture che sono chiaramente di servizio civile come i Vigili Urbani che si sono proposti e si propongono come polizia e come i Vigili del Fuoco oggetto di un malcelato tentativo di militarizzazione a cui fino adesso hanno resistito.

Già il governo D’Alema, nel 2000, aveva trasformato i Carabinieri nella Quarta Arma dell’esercito, aprendo scenari estremamente pericolosi dato che questi sommano strumenti, abitudini e attitudini da polizia militare con equipaggiamento, armamenti e mezzi da esercito vero e proprio.

Durante una sola corsa in metropolitana qui a Roma, si può assistere alla presenza di militari in mimetica, carabinieri di ronda, addetti alla vigilanza del Comune, addetti alla vigilanza dei tornelli d’ingresso, polizia varia compresa quella in borghese.

Sembra di essere calate in uno scenario da “ Sostiene Pereira”.

La seconda notizia riguarda l’accordo raggiunto da Confcommercio e triplice sindacale per il rinnovo del contratto della categoria, contratto che avrà validità dal 1 aprile 2015 al 31 dicembre 2017.

Sono state approvate fino a 44 ore settimanali lavorative senza che scatti lo straordinario per un massimo di 16 settimane. In pratica nei periodi di picco del lavoro, per esempio sotto Natale e durante i saldi, le imprese potranno pretendere dai dipendenti che lavorino quattro ore in più senza confronto con i sindacati e senza l’assenso del lavoratore/trice stesso/a.

E’ la codificazione di un rapporto ottocentesco in cui chi lavora deve accettare condizioni che permettono la mera sopravvivenza ed è la guerra fra poveri/e perché tutto ciò naturalmente comporta la venuta meno di tutti quei lavori occasionali, temporanei, saltuari che si potevano fare proprio e soltanto nei periodi di maggior carico di lavoro di chi uno straccio di occupazione già l’aveva.

A margine leggiamo la dichiarazione dell’ISTAT che ci dice  che nel solo mese di febbraio ci sono state oltre 42.000 donne in meno al lavoro. A dimostrazione che il neoliberismo è strumentalizzazione dell’oppressione di genere attraverso i più svariati canali istituzionali e attraverso il femminismo socialdemocratico incarnato dalle “patriarche” che in cambio della loro promozione personale collaborano attivamente all’oppressione delle altre donne ricacciate nei ruoli, nel lavoro di cura e nella precarietà.

La terza notizia riguarda il calo inarrestabile degli spettatori nei stadi di calcio della serie A.

Nel trimestre 2015, la media delle presenze registra una flessione del 6,9% rispetto al dato della scorsa stagione. Ma la ragione di tutto ciò non risiede né nelle strutture degradate degli stadi né nella così detta violenza della tifoseria, bensì nella sensazione che il tifoso/a ha di partecipare ad un gioco taroccato, non nel senso che le partite vengano vendute o comprate, ma un gioco in cui domina l’ipocrisia, il politicamente corretto, le falsità e le mistificazioni, in cui vincono sempre gli stessi e si sa già chi sono, in cui i media mainstream sono lo strumento di una comunicazione falsa e tendenziosa, di un addomesticamento peloso della verità.

Tutto ciò provoca disamore, disaffezione, rifiuto ed è lo stesso meccanismo con cui è stata demonizzata la politica e che porta ad un’apatia di fondo di fronte ad attacchi violentissimi come quello al mondo del lavoro.

La stampa non è mai stata indipendente, come qualcuno voleva raccontare, è sempre stata di parte, ma ora, nella stagione dello Stato di Polizia non poteva non diventare di regime.

Les jeux sont faits, il cerchio è chiuso. Il neoliberismo, per ora, ha vinto.

Alla sinistra di classe il compito difficilissimo di fermarsi a riflettere su come creare nuovi immaginari, su come ricostruire la speranza attraverso nuove forme di lotta.

 

Trasmissione del 25/03/2015 "La scuola dell'infanzia, dal modello socialdemocratico..../L'esercizio illimitato della forza"

Data di trasmissione
Durata 1h 2m 23s
Durata 3m 38s
 

Puntata del 25/03/2015

“La scuola dell’infanzia/dal modello socialdemocratico a quello neoliberista “

Immagine rimossa.

” A Miren/La scuola per l’infanzia /dal modello socialdemocratico a quello neoliberista/L’esercizio illimitato della forza/Collegamento e confronto con chi lotta negli asili/Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe
” Come riconoscere un anarcomachista”

 
 
La Parentesi di Elisabetta del 25/03/2015
Immagine rimossa.“L’esercizio illimitato della forza”

Nella loro illusione legalitaria, socialdemocratiche e socialdemocratici, riformiste e riformisti, istituzionali e paraistituzionali, credono che le regole legislative abbiano in sé una forza impositiva, ma il potere capitalista-patriarcale è sempre assoluto.

La limitazione del potere non è esercitata dalle regole, ma dalla forza capace di imporre le regole o di trasformarle.

Il legalismo attribuisce alle regole una forza che le regole non hanno perché non viene dalle regole stesse ma dai rapporti di forza e dai ruoli.

E le Istituzioni, in tutte le loro articolazioni, lo sanno.

L’autonomia femminista ha riconosciuto la brutalità del rapporto di forza tra generi, classi, etnie…. partendo da una denuncia dell’arbitrarietà delle regole esistenti. Il buonismo disonesto della “convivenza civile”, delle” bacheche rosa”, degli “appelli allo Stato”, ha portato un attacco mortifero alle lotte del movimento femminista nel loro impegno a leggere, delle regole, la  vera sostanza.

Si è, così, aperta la strada per la costituzione di una legalità liberticida e femminicida.

Un’operazione, questa sì, violenta, in cui il linguaggio esiste essenzialmente per mentire.

La menzogna, l’inganno, la simulazione, dietro i linguaggi politicamente corretti non sono che forme aberranti di comportamento sociale.

La socialdemocrazia, destra moderna, è un’economia criminale, non tanto perché si fonda sulla violazione delle regole faticosamente contrattate nel passato dal  lavoro nei riguardi del capitale, quanto perché tale violazione sistematica non è più considerata un crimine, se non nella visione autolesionista, chissà quanto in buona fede, dei legalisti.

Il crimine sta nell’esercizio illimitato della forza, istituzionale e familiare, anche perché, a questa forza, non si contrappone alcuna altra forza.

Il crimine è nella violenza che si esplica e si perpetua nei commissariati, nei Cie, nelle guerre neocoloniali, nelle carceri, nelle caserme, in famiglia…nelle piazze …contro ogni forma di protesta, di alterità, di asimmetria.

Il crimine è nella “normalità” di questa società disumana.

La violenza non è un elemento particolare ed occasionale della relazione istituzioni- cittadine/i e delle relazioni sociali, ma ne è l’elemento fondante e riproduttivo.

Nessuna ne è al riparo.

Se esiste una legittimità, concetto ben diverso dalla legalità, questa appartiene a chi tenta  di sottrarsi al ricatto economico e consumista di questa società  patriarcale, di cui l’Istituzione è la protesi identitaria, a chi cerca  con sforzo caparbio, capacità, impegno, pagando un alto prezzo, di sovvertire i circuiti dello schiavismo neoliberista.