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neoliberismo

Ecuador dichiarato lo stato di conflitto armato interno

Data di trasmissione
Durata 21m 43s

L’Ecuador nel 2023 è risultato il paese più violento dell’ America Latina. Il decreto 111 che dichiara lo stato di “conflitto armato interno” viene approvato a stragrande maggioranza dal Congresso, anche dai partiti di opposizione di sinistra; nello stesso tempo vengono adottate misure economiche neoliberiste che colpiscono la classe povera del paese.

Dopo gli eventi drammatici dello scorso 9 gennaio, proviamo con Francesco a capire cosa sta succedendo in Ecuador.

Trasmissione del 29/6/2016 "Che cos'è la<democrazia>?"

Data di trasmissione
Durata 59m 56s
” I Nomi delle Cose”/Puntata del 29/6/2016

QUESTA E’ L’ULTIMA TRASMISSIONE PRIMA DELL’ESTATE, MA PER LOTTARE OGNI STAGIONE E’ BUONA!

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“ Che cos’è la <democrazia>?”

 

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“…il capitalismo, in quanto sistema economico e sociale, è necessariamente compromesso con il razzismo e il sessismo. Il capitalismo, infatti, deve giustificare e mistificare le contraddizioni inerenti ai suoi rapporti sociali-la promessa di libertà contro una realtà di coercizione diffusa, la promessa di prosperità contro una realtà di penuria diffusa-denigrando la “natura” di coloro che sfrutta: donne, sudditi coloniali, i discendenti deli schiavi africani, gli immigrati delocalizzati dalla globalizzazione” Silvia Federici/CHE COS’E’ LA DEMOCRAZIA?/Il marketing della liberazione/POESIE SPARSE”

Parentesi del 29/6/2016 "Il marketing della liberazione"

Data di trasmissione
Durata 7m 35s

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/06/30/la-parentesi-di-elisa…

 

 

   Immagine rimossa.“Il marketing della liberazione”  

La pubblicità ha sempre promesso le stesse cose: benessere, felicità, successo. Ha venduto sogni e proposto scorciatoie simboliche per una rapida ascesa sociale. Ha fabbricato desideri raccontando un mondo di eterne vacanze, sorridente e spensierato. La pubblicità ha venduto di tutto a tutte e a tutti, indistintamente, come se la società fosse senza classi. Oggi ha mutato pelle. Oggi, ogni prodotto, dalla macchina alle scarpe, passando per le bibite e altro, tutto è presentato come un elemento distintivo per una gioventù ribelle. Ci sono pubblicità che vogliono ridare il potere al popolo, altre che vogliono sovvertire le leggi del mercato, tutte inneggiano alla rivoluzione.

Oggi, la cultura commerciale è “ribelle”.

La rivoluzione passa attraverso le scarpe che porti, la bibita che bevi. Il nuovo, solo perché tale, è “rivoluzionario” e, come tale, il comprarlo e l’usarlo, sostituisce le pratiche di lotta.

Il meccanismo è semplice.

Si identifica una convenzione sociale che non metta in discussione lo status quo, né i rapporti di classe, né la società e la si destruttura e, grazie a questa destrutturazione, le ditte vendono e la società rimane sempre la stessa. Ci si appassiona per un messaggio pubblicitario irriverente, non si racconta che serve solo a vedere moltiplicate le possibilità di essere “chiacchierati” e, quindi, di vedere accresciuto il messaggio pubblicitario stesso. La sconfitta della lotta di classe, in questo paese, e la dimensione “buonista “ e conservatrice della sinistra socialdemocratica, hanno schiuso ai pubblicitari le porte delle nicchie culturali che erano proprie della sinistra e il cui carisma e la cui forza evocativa vengono ora utilizzati per altri scopi. C’è la ditta che lotta contro il razzismo, quella che si presenta come il simbolo del non conformismo, l’altra della rivolta adolescenziale e, ancora, quella della rivoluzione sessuale. Le marche hanno, ormai, sostituito i movimenti.

Siamo al trionfo del marketing della liberazione. La ribellione, per alcune/i , è una protesi identitaria . Questa epidemia di ribellione non impressiona né il capitale né le sue articolazioni repressive. Non contenti tutte/i questi/e ribelli si autorappresentano come “scomodi” per questa società. E, buon ultimo, si definiscono “disubbidienti”. L’esibizione è diventata un meccanismo del capitalismo mediatico. Tutto si risolve nell’ “épater les bourgeois”. Dobbiamo avere chiavi di lettura per distinguere tutti costoro dai veri/e ribelli, disubbidienti e scomodi/e? Non ce n’è bisogno ,questo già lo fa per noi la borghesia. Quelli/e di cui abbiamo parlato, hanno i riflettori puntati su di loro, se ne parla, vengono intervistati/e, vengono ospitati/e di qua e di là. Gli /le altri/e, quelli/e che lo sono veramente, sono avvolti dal silenzio e dall’oblio e, quando “esagerano”, vengono stigmatizzati/e, demonizzati/e, repressi/e. L’impegno politico, le vetrine infrante “sarebbero” frutto di frustrazioni sessuali, l’impegno delle donne in politica, tanto più se antisistemico, “sarebbe” il frutto di sconfitte sentimentali. La ribellione alle ingiustizie sociali, accompagnata dalla lotta di classe, “troverebbe spiegazione”, per tutti costoro, in qualche ormone mancante o in eccesso. A chi teorizza e pratica la lotta armata, secondo questa lettura, “sarebbero” mancate le ammucchiate ed il sesso trasgressivo. Secondo questa filosofia, per liberarci da questa società, dobbiamo andare a mangiare nei ristoranti etnici, comprare nei negozi equosolidali, comprare i dischi di Lady Gaga e, magari, aderire a questa o quella lettura della sessualità e delle pratiche esistenziali, presentate come liberatorie e rivoluzionarie.

Il trionfo del capitale: rabbia, insoddisfazione, ricerca di altro, li ha saputi mettere al servizio dei propri interessi, creando un bisogno di identificazione con nuovi stereotipi culturali. Il capitale, attraverso la pubblicità, riesce a riplasmare la realtà sociale secondo una visione immaginaria della società. I giovani disoccupati delle periferie urbane impersonano una sorta di lotta tra una marca e l’altra di scarpe da ginnastica. Pubblicità, stereotipi culturali vincenti, diventano uno strumento di trasformazione della coscienza sociale. Donne e uomini che, nei messaggi pubblicitari e nelle rappresentazioni mediatiche, vediamo, senza distinzione gerarchica, al lavoro e a casa e, magari, nelle nuove inclinazioni sessuali, in realtà nascondono la fine del lavoro a tempo indeterminato, l’apologia della precarietà, il rilancio dei ruoli. Le aziende che vivono sfruttando il lavoro minorile o producono materiali bellici o distruggono l’ambiente nei paesi del terzo mondo, omettendo bellamente questi aspetti e rappresentandosi come altro, concorrono alla schizofrenia di questa società che dice di essere sensibile a questi temi, ma li disattende quotidianamente nella pratica.

Contemporaneamente, il tabù del sesso viene largamente sfruttato da quando si è scoperta la correlazione tra desiderio sessuale e pulsione all’acquisto e il legame tra pratiche sessuali non usuali e malinteso concetto di rivoluzione e liberazione. Allo stesso tempo, resta fermo lo stereotipo della donna che è oggetto di piacere o soggetto domestico che, anche quando è emancipata e lavora fuori casa, è lei stessa che sorveglia la sua abbronzatura, l’odore delle sue ascelle, i riflessi dei suoi capelli, la linea del suo reggiseno o il colore delle sue calze.

Il mondo è quello che è, pieno di ogni bruttura, ma noi ci possiamo “autoassolvere” perché beviamo un prodotto che è sinonimo di libertà, perché vestiamo casual o perché facciamo sesso fuori dal coro. Facciamo pure quello che ci pare, perché quello che ci piace , proprio perché ci piace, è buono, ma lo è, naturalmente, per noi che lo facciamo e ci piace, ma non parliamo, per favore, di libertà, di rivoluzione, di cambiamento della società.

Questa configurazione sociale si caratterizza nella preminenza progressiva della merce su ogni altro elemento e nella mercificazione di tutti i rapporti, compresi quelli sociali e affettivi, nella cultura che viene ridotta a mode che si susseguono, con l’apparire esibizionistico che prende il posto dell’autonomia individuale, nell’appiattimento della storia stessa sull’evento immediato e l’informazione istantanea, nella fuga dal conflitto sociale e nella disaffezione dalla politica, nella strumentalizzazione delle lotte di liberazione e delle diversità.

E, allora, se la borghesia è in grado di appropriarsi di parole, contenuti e sogni che ci dovrebbero appartenere, sarebbe il caso che ci chiedessimo come possiamo porvi rimedio.

 

Parentesi del 22/6/2016 "Resistere"

Data di trasmissione
Durata 5m 31s
“Resistere”  

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Nella stagione neoliberista la sussunzione della società nel capitale è completa. La resistenza si qualifica quindi in maniera diversa rispetto al passato perché non può essere semplicemente espressione della difesa di interessi particolari, ma, data la rottura unilaterale e drastica del patto sociale da parte del capitale, deve diventare necessariamente espressione di interessi sociali e perciò immediatamente politici.

Viviamo in un tempo che ha esteso il potere capitalistico della fabbrica alla società tutta. Il potere capitalistico si manifesta in tutte le dimensioni e articolazioni del sociale. Le forme economiche dello sfruttamento, cioè l’organizzazione capitalistica della società, è mutata nelle attuali condizioni. Questo deve essere presente nel nostro impegno, la consapevolezza di questo passaggio.

La voracità onnivora del capitale che vuole annullare ogni forma altra dal suo modello di società si manifesta oltre ogni misura umana immaginabile di sfruttamento e di ipotesi di guerra. Pertanto è necessario definire e praticare ogni misura che sfugga al comando capitalistico. In questa situazione non c’è altra alternativa. Il controllo nazista della popolazione, la criminalizzazione della povertà, la centralità della guerra e la guerra infinita corrispondono a questa società, al disegno imperialistico attraverso la società neoliberista. Il capitale che si è sviluppato oggi come sussunzione reale della società rappresenta la forma più alta dell’autoespansione capitalistica.

Tutto questo richiede risposte adeguate e all’altezza e non può che passare attraverso il rifiuto del comando globale, delle funzioni di gerarchia e di controllo territoriale che ne seguono.

I lavoratori e le lavoratrici sono accomunati a tanti altri segmenti della società e ai popoli del terzo mondo non solo e non tanto per elementi ideologici quanto nella forma comune dello sfruttamento. Un mondo variegato che è tutto dentro le stesse modalità di organizzazione del lavoro, dentro un comune sfruttamento che è divenuto globale E questo esige una costruzione di obiettivi comuni della lotta. Passaggio ineludibile per una presa di coscienza rivoluzionaria tanto più necessario quanto difficile perché il capitale nella stagione neoliberista è diventato un enorme vampiro che tende a riassorbire e a mistificare nel suo interesse tutte e tutti.

Perciò il modello neoliberista si presenta per quello che è: corruzione delle singolarità che vengono ridotte a merce, corruzione del modello democratico che viene ridotto a teatro dei burattini, controllo invasivo della popolazione, povertà forte e diffusa, guerre continue, informazione di regime, intimidazione e repressione per chi tenta di sottrarsi a questo ordine di cose.

Da questo giugno è vietato essere “senzatetto” in molte ricche cittadine americane: vietato fare l’elemosina, vietato dormire nei parchi pubblici, vietato sedersi sui marciapiedi. E’ una guerra legale senza precedenti contro i poveri/e, in Florida, nelle Hawai, in Virginia, in Oklaoma, in California. E’ vietato dormire in auto e sono previste multe per chi distribuisce cibo ai vagabondi. A marzo il comune di Verona aveva emesso un’ordinanza che comminava multe fino a 500 euro per chiunque desse soldi ai “questuanti” e agli “accattoni” per usare due termini tanto cari ai perbenisti, fuori da chiese, bar, ristoranti, negozi.

Il 10 giugno appena trascorso è entrata in vigore, nel silenzio più totale, la legge 85 del 30 giugno 2009 che dispone la creazione di una banca dati nazionale del DNA. Il sistema per la realizzazione della banca dati è fornito dall’Fbi e si chiama Codis (Combined Dna Index System).

Mentre fino ad ora per prelevare il Dna era necessario il mandato della magistratura, ora il prelievo è un’operazione di polizia. Come al solito e come sempre tutte queste misure repressive vengono veicolate con “nobili motivazioni” vale a dire la lotta al terrorismo e alla delinquenza, ma da quando è stata approvata la legge, il prelievo del Dna è già stato operato per situazioni di conflitto sociale come il NO Expò del 1 maggio a Milano e all’aeroporto di Bergamo e per le mobilitazioni antimilitariste in Sardegna. Il vero intento è monitorare, schedare, controllare, sorvegliare, punire, i soggetti sociali ritenuti refrattari e “pericolosi” per estendersi poi alla società tutta. A conferma che questa è una società nazista per le modalità e la capillarità del controllo, è una società ottocentesca per la guerra ai poveri.

La lotta non può essere categoriale, la resistenza non può essere corporativa, ma in qualsiasi ambito deve essere contro le forme di controllo, contro la gerarchia e la meritocrazia, contro le linee guida del dominio.

Sono queste le sfide che dobbiamo raccogliere, questo significa resistere.

Trasmissione del 8/6/2016 "La nuit francese e la notte italiana-Riflessioni femministe"

Data di trasmissione
Durata 59m 29s
” I Nomi delle Cose”/Puntata dell’8/6/2016 ” La <nuit> francese e la <notte> italianaRiflessioni e considerazioni femministe

 

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” Le leggi, il diritto e l’ordine sono fondamentalmente contro di noi anche se, combattendo duramente, abbiamo strappato due o  tre diritti che, comunque, dobbiamo difendere continuando a lottare. La lotta radicale femminista e l’obbedienza alle leggi sono due cose che fanno a pugni fra loro.” Rote Zora/LA “NUIT” FRANCESE E LA “NOTTE” ITALIANA.RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI FEMMINISTE/Vale la pena di morire di mille ferite per disarcionare l’imperatore. Ribellarsi è giusto”  Cjang Cjing/L’AGIRE FEMMINISTA/Dalla discussione di sabato con le compagne di Genova alla presentazione che faremo il 25 giugno del libro di Daniela Pellegrini

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Trasmissione del 18/5/2016 "La violenza sulle donne nella società neoliberista-dallo stupro di via Teano alle dichiarazioni di Christine Lagarde alla nomina di una donna Prefetto di Roma""

Data di trasmissione
Durata 1h 12m
 
” I Nomi delle Cose” /Puntata del 18/5/2016 ” La violenza sulle donne nella stagione neoliberista

“Dallo stupro di via Teano, alle dichiarazioni di Christine Lagarde, a una donna Prefetta di Roma/Campanello d’allarme/Risposte?”

LA RISPOSTA E’ UNA SOLA:AUTODIFESA MILITANTE FEMMINISTA

“Non possiamo sapere ed è difficile immaginare
quali sarebbero i valori, i tratti della personalitàe la cultura di una società non gerarchica.
Ma per immaginarlo bisogna pensare che sia possibile.
Che è possibile.“Christine Delphy


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La Parentesi del 18/5/2016 "Campanello d'allarme"

Data di trasmissione
Durata 5m 47s

“Campanello d’allarme”

Immagine rimossa. Il New York Times ha pubblicato qualche giorno fa una notizia piuttosto inquietante. E’ stato organizzato un summit segreto in USA, alla Harvard Medical School di Boston, per valutare la creazione di un genoma umano sintetico. La riunione a porte chiuse fra gli scienziati coinvolti si è occupata della possibilità di usare componenti chimici per produrre tutto il DNA contenuto nei cromosomi umani. Il genoma sintetico potrebbe essere usato per creare esseri umani senza genitori.

L’incontro aveva caratteristiche estremamente riservate e i 150 partecipanti avevano l’obbligo di non parlarne e di non divulgare la notizia.

Abbiamo detto e ridetto tante volte che la scienza non è neutra, ma che è funzionale  alle richieste e agli scopi che si vogliono ottenere e che chi ha il potere economico e politico chiaramente ne fa l’uso che più gli è confacente. Ed è altrettanto chiaro che è impossibile  impedire  ricerca e sperimentazione perché oltre tutto non sono il male in sé, ma dipende da chi e come vengono usate.

Ora, scienza e tecnologia sono capaci di indurre la produzione di ovuli, di congelarli, di conservare il seme in appositi luoghi, di catalogare tutto per caratteristiche, di metterli insieme in provetta, di far nascere qualcun* con malattie o senza malattie, con tre gambe o una gamba sola, a seconda dei desideri.. Possono clonare un essere vivente da un pezzetto di DNA e noi non siamo neanche in grado di distinguerlo da uno vero. Sono passati venti anni dalla nascita di Dolly, la prima pecora clonata e negli Usa è permessa la macellazione, il commercio e la vendita addirittura di animali clonati.

Tutto questo è sempre avvenuto mascherato da nobili intenti: per poter permettere di avere figli anche a chi non può averli, per poter identificare e curare precocemente le malattie, per poter far nascere  individui sani e privi di malattie ereditarie…il capitalismo nella sua versione neoliberista  in particolare si muove così. Sfrutta le esigenze, i desideri, le paure e le speranze di noi tutte e tutti per metterle non solo a profitto, ma per poter portare avanti il suo progetto di dominio con il nostro consenso.

Al di là delle belle parole che ci diranno è chiaro che l’intento e la speranza mai venuta meno di questo sistema è di produrre l’essere umano addomesticato, docile, disponibile, mai conflittuale e sempre asservito, da mettere al lavoro o da mandare in guerra o semplicemente da tenere da parte per ogni evenienza.

Finora avevano individuato le zone del cervello dove si “annida”, a detta loro, il dissenso o l’insoddisfazione di vita, il ribellismo o l’alterità a questa società chiaramente con l’intento di controllare le reazioni umane a piacimento, ma dicendoci  che in questo modo si possono curare facilmente stress e depressione e spoliticizzando così ogni tentativo di uscire da questa società.

Ora la possibilità di creare l’essere umano in maniera completamente artificiale darebbe loro la possibilità di fare schiavi su misura. Una volta creati, chiaramente, le chiese faranno convegni per discutere se hanno o meno l’anima e la socialdemocrazia li manderà dagli esperti della mente e del comportamento per far loro superare il trauma di essere nati dal niente, senza passato, senza riferimenti, senza storia né personale né collettiva.

E’ uno scenario fantascientifico? Beh! il summit a Boston l’hanno fatto e in gran segreto.

Non è un caso che gli USA siano trainanti in tutte queste sperimentazioni, sono loro lo Stato del capitale, sono loro a proporsi come riferimento mondiale, è loro il progetto di dominio del mondo. L’egemonia culturale che esprimono fa sì che molte delle migliori intelligenze, specialmente in campo scientifico e tecnologico, siano attirate dalla possibilità di lavorare negli Stati Uniti. Si assiste ad una migrazione spontanea e compiaciuta di giovani ricercatori/trici, specialisti vari, tecnici, scienziati  verso gli USA nella speranza di poter dimostrare le proprie capacità ed essere riconosciuti e premiati. Così lo Stato del capitale si assicura idee fresche e variegate, disponibilità massima, li sfrutta per cinque,dieci anni finché hanno qualcosa di nuovo da dare e poi li getta sostituendoli con altri arrivi.

Mi sono sempre chiesta cosa spinga uno scienziato/a a portare avanti ricerche che sono estremamente pericolose per il destino dell’umanità e mi vengono in mente le parole di Thomas Eliot “Metà del danno compiuto in questo mondo è dovuto a gente che vuole sentirsi importante. Essa non ha intenzione di recare danno, ma il danno non le interessa.. O non lo vede o lo giustifica poiché è immersa nell’incessante lotta per l’autostima”

In ogni caso quello che sta avvenendo dimostra una volta di più la natura nazista del capitalismo neoliberista e la necessità di uscire da questa società prima che sia troppo tardi.

 

La Parentesi doppia dell'11/5/2016 "Il neoliberismo medioevale" "La nuova aristocrazia"

Data di trasmissione
Durata 5m 33s
Durata 7m 20s
“Il neoliberismo medioevale”

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Abbiamo già parlato qui del neoliberismo fascista, cioè dei caratteri nazisti e fascisti che informano questa società. Ma questa stessa società ha anche caratteristiche medioevali.

L’agire sociale tollerato è quello che si esprime per corporazioni, associazioni categoriali spoliticizzate, a tutela di interessi specifici di gruppo. Ne sono un esempio le associazioni dei consumatori, ma anche quelle che raggruppano le minoranze sessuali, o i comitati, le organizzazioni che dovrebbero “salvaguardare” le donne come genere oppresso.

Tutto viene ricondotto ad una generica matrice culturale che dimentica la struttura della società e la divisione in classi.

Ognuno così finisce per chiedere tutele e visibilità, riconoscibilità e legalizzazione organizzandosi in un gruppo di interesse. I “centurioni” che accompagnano i turisti al Colosseo, i venditori ambulanti, le sex workers, tutti chiedono albi professionali in cui essere inseriti e riconoscibilità in un gruppo. Vengono così criminalizzate e perseguite tutte le economie marginali e tutti e tutte coloro che non possono essere inquadrate in una categoria o che non vogliono legare la propria vita ad un ambito specifico.

Tanto più questa società pretende flessibilità e capacità di adattamento sul lavoro, tanto più ha la pretesa di inquadrare, ghettizzare, definire, rinchiudere in categorie sempre più specifiche.

L’attacco portato alle classi subalterne con la precarizzazione delle esistenze e l’abbattimento dello stato sociale ha poi messo le premesse dell’impossibilità di chi appartiene alle classi sociali svantaggiate di uscire dalla propria condizione. Studiare è sempre più oneroso e difficile, i costi dell’università hanno provocato una forte diminuzione delle iscrizioni ed anche quelle/i che riescono ad iscriversi e a studiare non sono premiati con quel salto sociale che era possibile anni fa.

Ormai la platea dei laureati/e che finiscono a fare mestieri di minima, dal cameriere al fattorino, dal centralinista all’addetto alle pulizie è sempre più vasta. Pochissimi riescono a fare un salto sociale e saranno sempre di meno perché sono le stesse famiglie a non far studiare più i figli/e. A conferma dell’errore grave di chi negli anni passati si è laureato/a in prima generazione e ha attribuito alle proprie capacità e alla propria bravura l’essere passato ad una condizione di vita migliore dei nonni e dei bisnonni, come se questi non fossero stati adatti allo studio per colpa loro, dimenticandosi o facendo finta di dimenticarsi che sono state le lotte di quegli anni ad aprire a questa possibilità. I figli sono sempre più, come si diceva una volta, legati alla professione del padre.

Ma l’isolamento delle classi subalterne è fisicamente visibile anche nella struttura e nell’organizzazione della città. Le strisce blu dei parcheggi a pagamento che permettono la sosta solo a chi appartiene al quartiere, la chiusura di intere parti di città alla gente comune che ogni mattina arriva nei centri storici solo per lavoro, ricorda la gente del feudo che viene al castello solo per servire. Ma almeno, durante il medioevo, il castello era anche rifugio in caso di pericolo e tra il signore e i servi c’era un accordo di servizio ma anche, in teoria, di tutela. Qui, nessuno/a si illuda, non c’è nessuna tutela. Le porte del castello verranno chiuse. E i servi resteranno fuori. Ma non si illudano anche i “signori”, nessuno sarà al riparo dalla guerra e dalla devastazione che stanno preparando. Ora il ponte levatoio è stato sostituito da una miriade di telecamere e di sistemi di controllo che permettono o meno l’accesso, che scelgono chi ha diritto di entrare e chi no e che cosa può portare indosso o non può portare. Pagando delle gabelle si può anche ovviare parzialmente alla difficoltà di accesso e comunque si deve chiedere il permesso sempre che venga concesso. Vi ricordate Benigni e Troisi in un famoso film? “chi siete, da dove venite? Dove andate? Un fiorino! ”

E, proprio a proposito di fiorini, c’è la spinta ad abolire il contante, incentivata in ogni modo, con la propaganda alle carte di credito e ai bancomat, con l’obbligo di avere il conto corrente per il versamento dello stipendio o della pensione che non si può più prendere in contanti, con gli acquisti on line fortemente scontati, con la riduzione delle banche a sale di slot machine insieme alla riduzione drastica del personale e del contatto con il pubblico, con la persecuzione ed il controllo di tutto quello che avviene in denaro reale e non virtuale. Chi non ha un minimo di possibilità economiche ed è escluso dal circuito dei “cittadini legittimi” già ha cominciato a ricorrere al baratto per il vestiario, per il cibo, in mercatini improvvisati soggetti alla persecuzione delle forze di polizia e dei vigili urbani. Chiaramente la scusa è sempre la stessa: problemi igienici, degrado ambientale, riciclaggio di oggetti rubati.

E, soprattutto, ricordatevi di buttarvi celermente da parte quando passa un corteo di auto istituzionali e affini, blindate e oscurate con i poliziotti o la stradale di scorta e a sirene spiegate, c’è sempre il rischio di una scudisciata di medioevale memoria.

 

 

“La nuova aristocrazia”

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Si va formando un’iperborghesia transnazionale che ha la pretesa di porsi come nuova aristocrazia, un’élite che coniuga alle posizioni di potenza alcuni segni di coesione culturale. La posizione di potenza deriva dai posti che costoro occupano all’interno dei gruppi finanziari, di consulenza o nelle industrie giuridiche, in altri termini, nelle sale di comando dei flussi monetari e delle decisioni d’autorità.

L’iperborghesia mondiale è spartizione di posti chiave e, in questi, non si giustappone alle borghesie nazionali o regionali, le sostituisce. E la borghesia tradizionale, così come noi la conosciamo, sarà ricondotta al ruolo di servizio che aveva ai tempi della nobiltà.

Tre esempi per definire le caratteristiche dell’élite emergente:

La capacità di concentrarsi, in modo concertato, su operazioni finanziarie a livello mondiale per trarne grande profitto indifferente alla rovina di centinaia di milioni di individui;

La capacità di intervenire anche militarmente in altri paesi per impossessarsi delle enormi ricchezze e riserve finanziarie utilizzando anche la polizia-Nato;

La capacità di far funzionare il teatro mediatico ottenendo il consenso delle masse, per cui un presentatore televisivo conta molto di più di un “esperto” che egli fa apparire o scomparire dal teleschermo ogni volta che serve.

L’iperborghesia occupa le funzioni di chi l’ha preceduta, ma su scala mondiale. Per questo la vecchia borghesia non riavrà il suo ruolo. Assistiamo alla riduzione delle remunerazioni e delle responsabilità delle categorie borghesi tradizionali che vedono il loro ruolo mortificato e derubricato. Nei posti chiave avviene man mano la sostituzione della vecchia borghesia con le nuove figure neoliberiste.

L’iperborghesia “nidifica” presso le borghesie nazionali che vengono trattate come reti coloniali, in una realtà che la vede sempre più distaccata non solo dalla popolazione, ma, anche, dalle sorti dei ceti medi. Si “riconosce” già nel modo di porsi, nell’ ”abito-divisa” maschile e femminile, nel tipo di carriera universitaria, nel moralismo vittoriano di ultima generazione, funzionale solamente alla soggezione ed al ricatto degli oppressi. Non ha patria, non ha dio, non ha bandiere, non è razzista, ma tutto questo non la assolve, anzi, chiarisce, ancora di più, l’oscenità dell’utilizzo strumentale che fa di queste categorie. La nascita di questa élite comporta, anche, un vero e proprio impoverimento culturale ed è, addirittura, anticulturale. E’ naturale che sia così perché il valore supremo è l’azione attraverso la quale si è capaci di trasformare tutto in merce e in ricchezza. La vita è sostanziata dal denaro e dal suo accumulo. E, questo, al di là degli schermi lessicali, in ultimo, non è altro che la capacità di provocare l’altrui rovina e la miseria dei/delle più. L’iperborghesia, quindi, porta un attacco senza quartiere, vera e propria ridefinizione della classe, alle borghesie nazionali e allo Stato Nazione attraverso la demonizzazione delle istituzioni parlamentari, delle funzioni della così detta “democrazia”, attraverso l’annullamento delle forme di mediazione, partiti, sindacati, e con lo svilimento del termine stesso di politica.

La tendenza è la trasformazione degli Stati in protettorati e colonie a seconda del ruolo e del livello, guidati da funzionari che sono nient’altro che vassalli. I partiti socialdemocratici, da noi il PD, si sono assunti questa funzione di vassallaggio.

Il rapporto di vassallaggio è fortemente gerarchizzato e basato sul servizio. Al vertice della piramide ci sono Gli USA che si pongono come riferimento statuale transnazionale. In cambio i vassalli hanno privilegi personali o di gruppo. La popolazione è costituita da servi e non ha nessuna voce in capitolo. L’annullamento dello stato sociale cammina, paradossalmente, pari passo al disfacimento delle borghesie nazionali.

Sempre a proposito della formazione delle élites internazionali, non si può non parlare delle Ong. Queste sono il banco di costruzione del percorso formativo delle élites sovranazionali che, attraverso queste esperienze, innescano ulteriori carriere nelle istituzioni statali, nelle grandi agenzie di consulenza e nelle stesse multinazionali. L’esperienza acquisita nelle Ong, associata alla visibilità mediatica, alla pratica del “lobbying”, torna utile nella riconversione come “imprenditoria morale”. Uscire dall’Ecole Nationale d’Administration (ENA), dalla Bocconi, da Harvard è un buon viatico per diventare ministro a Parigi e a Roma. Un gruppo di privilegiati/e per nascita e censo, può, contemporaneamente, far valere la propria notorietà nazionale per esprimersi sulla scena internazionale e investire nell’internazionale per rafforzare le proprie posizioni nel campo del potere nazionale. A questo punto, le grandi istituzioni “filantropiche” private, come le fondazioni Ford, Rockefeller, Soros sono un passaggio obbligato ed un crocevia per la formazione della classe dirigente, il cui personale passa, indifferentemente, dal FMI, dalle istituzioni sovranazionali ad una carica di ministro di un governo locale. Tutto nobilitato dal fatto che le fondazioni e le Ong si presentano a tutela dei diritti della persona e dell’ambiente, saltando a piè pari che i loro valori neoliberisti sono quelli che permettono e promuovono la violazione dei diritti della persona e la distruzione dell’ambiente. E, come ricorda Pierre Bourdieu ( Raisons Pratiques- Seuil 1994), a proposito dell’imperialismo ammantato dalla bandiera dei diritti umani e della democrazia,”il richiamo all’universale è l’arma per eccellenza”.

Venendo meno il riferimento statuale e la dimensione politica dell’agire sociale, è estremamente difficoltosa per gli oppressi/e l’individuazione del nemico che è possibile identificare solo nella struttura che mette in atto il mero controllo sociale, repressivo e poliziesco. Questo è l’unico compito, infatti, che viene demandato a chi ha preso in carico il vassallaggio. Le decisioni vengono prese altrove e il contatto tra chi prende le decisioni e chi le subisce è inesistente. Il potere sembra qualcosa di inafferrabile.

Le proteste sociali perciò potrebbero prendere sempre di più l’aspetto e le caratteristiche delle rivolte, dei riots, delle jacqueries.

E’ necessario, perciò, smascherare il ruolo del PD che si pone come potere locale del governo dell’iperborghesia e ha quasi compiuto il programma di naturalizzazione del neoliberismo nel nostro paese, recuperare il concetto di lotta di classe e ripensare radicalmente le forme e le modalità delle lotte da mettere in campo.