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contro le frontiere

DA MALPENSA A TEL AVIV: COME LE AZIENDE DI SICUREZZA INFORMATICA ISRAELIANE COLLABORANO CON LE AUTORITÁ ITALIANE PER ACCEDERE AI DISPOSITIVI MOBILI

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All'interno della lotta contro le carceri e le frontiere ad alcun* compagn* sono stati sequestrati i telefoni. Ciò è avvenuto mentre si impediva una deportazione e durante questo sequestro sono state utilizzate tecnologie israeliane per violare i sistemi di protezione e prendere possesso dei dati privati delle persone in questione. Ne parliamo con due compagn* e riportiamo il comunicato scritto.

Contatti: https://nocprtorino.noblogs.org/

Instagram: https://www.instagram.com/solidarieta.prigionieri.torino/

 

La violenza poliziesca non è fatta di soli manganelli; si manifesta anche attraverso l’ingerenza e l’invasività nel privato. Seguire gli spostamenti, osservare e ascoltare il quotidiano fanno parte di un odioso bagaglio di strumenti che la polizia da sempre mette in campo.

Ad oggi, però – attraverso intense partnership con paesi, come Israele, in grado di sviluppare sistemi di sorveglianza capaci di manomettere e accedere facilmente ai dispositivi mobili (smartphone, tablet e PC) – l’accesso da parte delle polizie e dei governi ad informazioni riservate, dettagliate e sensibili può rivelarsi estremamente più pervasivo di quanto si possa immaginare. Il sistema spyware PARAGON ne è un esempio. Il servizio fornito, invece, da Cellebrite è di diverso tipo ed è quello di cui vorremo parlare qui.

Decidiamo di scrivere questo testo – invitando a condividerlo ampiamente – perché riteniamo indispensabile fornire informazioni minime a nostra disposizione, che possano aiutare ad autotutelarsi dalla pervasività della sorveglianza da parte delle autorità.

Stante l’abbassamento dei costi di tali servizi di spionaggio e l’intensificarsi delle relazioni con le aziende del settore, tentare di rompere il velo di mistero attorno a tali strumenti ci sembra tanto doveroso, quanto necessario.

Ci sembra importante, innanzitutto, precisare che le persone a cui sono stati sequestrati e manomessi i telefoni vivono e si organizzano a Torino; qui, portano avanti un percorso di lotta contro la detenzione amministrativa (CPR) e penale e hanno preso parte alla mobilitazione contro 41bis ed ergastolo ostativo. Ciò rende lo sgradevole rapporto con la polizia e le sue indagini – quelle della DIGOS in particolare – abbastanza frequente.

Lo precisiamo non per attestarci un qualche palcoscenico nello spettacolo della repressione, ma perché vogliamo evitare di creare allarmismi e paranoie orwelliane sul controllo totale. Non pensiamo, infatti, sia in atto un controllo di massa. Piuttosto che chi decide di portare avanti lotte o anche solo pratiche di dissenso possa finire tra le maglie di queste forme di spionaggio e necessiti, quindi, di informazioni utili per tutelarsi.

I FATTI

Il 20 Marzo 2024 – a seguito del blocco di un volo di linea della Royal Air Marocc, con il quale stava per essere deportata una persona di origine marocchina dall’aeroporto di Malpensa – 3 smartphone vengono sequestrati dalla polizia di frontiera prima che il fermo di 5 persone si trasformi in arresto per 4 di queste.

Quel giorno, l’arrivo al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa fu scandito dalla fretta e dall’urgenza politica ed umana di tentare di impedire la deportazione. La macchina accostò – a una delle porte di ingresso dell’aerea partenze – 5 minuti esatti prima dell’orario previsto del decollo del volo per Casablanca. La valutazione del rischio, fatta da chi si trovava in quella macchina, non prevedeva: né che fosse così “semplice” e “realistico” bucare i cosiddetti sistemi di sicurezza dell’aeroporto ed arrivare alla pista di decollo, né che le polizie europee usassero i prodotti di spionaggio dei telefoni ideati in Israele da Cellebrite. Nei pochi secondi a disposizione, nell’imprevedibilità della situazione e considerando il bisogno di comunicare con solidalx, compagnx e avvocatx, venne scelto di portare 3 dei 6 telefoni presenti in macchina. Oggi sappiamo che quei 3 telefoni, poi sequestrati dalla polizia, sono stati spiati e manomessi per mano delle forze dell’ordine o suoi collaboratori, con modalità totalmente silenziate, mai ufficialmente comunicate e senza alcuna convocazione del perito informatico della difesa.

È difficile valutare se in quei pochi minuti, di corsa tra un macchina e un aereo, sarebbe stato possibile – o sensato – fare una scelta differente. Eppure, con questo breve testo invitiamo tuttx a tenere sempre a mente che esiste una zona grigia, alquanto sconosciuta, di utilizzo di tecnologie della sorveglianza da parte della controparte.

I TELEFONI

A tal proposito, e premesso che ci sono parecchi aspetti che non siamo ancora riusciti a chiarire, condividiamo invece quello sappiamo ad ora.

I telefoni al centro di questa vicenda sono degli Android abbastanza comuni, tutti e tre protetti da PIN (o sequenza), abbastanza recenti, aggiornati e con cifratura abilitata. Al dissequestro, i PIN di due dei tre telefoni sono stati trovati scritti a penna su un adesivo posizionato sul retro: non un buon inizio.

Uno degli strumenti che si utilizza in questi casi per dare un’occhiata ai dispositivi si chiama MVT (Mobile Verification Toolkit, https://mvt.re), che permette – riassumendo – di effettuare un’analisi forense consensuale, alla ricerca di indicatori di compromissione già noti. In questo caso non sono state subito trovate tracce note, ma MVT evidenzia anche eventuali altre stranezze come, nel nostro caso, la presenza di due file sospetti in un posto dove non avrebbero dovuto trovarsi.

Verificando la data di creazione di questi file – risultata successiva alla data del sequestro – abbiamo potuto dare per certa la compromissione del dispositivo da parte delle forze di polizia. Questo ci ha stupito perché fino a non molto tempo fa veniva ritenuto abbastanza macchinoso, e soprattutto costoso, superare determinate pratiche di sicurezza.

Dopo qualche ricerca – e a partire dai nomi dei file trovati ed i loro hash (identificativi univoci) – viene trovato e studiato un report pubblicato di recente da Amnesty International in cui compare lo stesso file (definito: falcon) su alcuni dispositivi sequestrati in Serbia.

Questo studio ci fornisce la possibilità di attribuire a Cellebrite – e in particolare al loro servizio UFED / Inseyets l’operazione di manomissione dei telefoni; inizialmente sequestrati dalla Polizia di Frontiera a Malpensa, poi passati alla Procura di Busto Arsizio, poi chissà ancora dove ed infine ritornati a Torino.

Molti pezzi di questa singola storia sono ancora mancanti, sconosciuti e forse secretati. Ciò che ci preme chiarire è che per certo sappiamo che le Procure e le forze dell’ordine italiane hanno a disposizione le tecnologie di manomissione dei telefoni prodotte in Israele da Cellebrite.

A tal proposito lasciamo un link per chi volesse approfondire: https://discuss.grapheneos.org/d/14344-cellebrite-premium-july-2024-documentation

IL MODELLO ISRAELE E LE SUE PARTNERSHIP INTERNAZIONALI

Israele è da sempre un partner strategico, pressoché indispensabile, per l’Occidente, soprattutto in ambito bellico e securitario. Quello che questa storia contribuisce a delineare sono le conseguenze di un business ormai esistente da decenni, basato proprio sullo sviluppo e l’esportazione di tecnologie securitarie e repressive. Un percorso che, da una parte, vede enormi investimenti israeliani alla fase di sviluppo tecnologico e, dall’altra, ingenti finanziamenti da Europa e USA per acquisire il primato e l’esclusiva sul prodotto terminato.

Attraverso la sperimentazione sulla pelle del popolo palestinese, si ottiene la “miglior versione possibile”, soprattutto economicamente competitiva sul mercato. Da qui la riproposizione nel nostro contesto del “modello Israele”, autoritario, securitario e fondato sulla cultura del nemico interno ed esterno; un modello da importare non solo ai costi di mercato – sempre più accessibili – ma soprattutto al costo di una totale sottomissione e immobilismo delle cosiddette “democrazie occidentali” di fronte a 15 mesi di genocidio.

Nella speranza che ognuno possa cogliere da questa vicenda ciò che ritiene utile ai fini di incrementare il proprio livello di sicurezza, proteggersi dall’occhio dello Stato e dei suoi scagnozzi, nonché immaginare con creatività le proprie strade di lotta: vorremmo chiedere che a questa informazione sia data ampia diffusione.

PALESTINA LIBERA!

TUTTE LIBERE! TUTTI LIBERI!

Brennero 2016 - Ponte Galeria 2024: una lotta alle frontiere che non finirà con carcere e tribunali

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Martedì 5 marzo si esprimerà la Cassazione per il processo sulla manifestazione al Brennero del 2016. Più di 130 anni di carcere con cui lo Stato vuole mettere a tacere lo slancio di solidarietà non sono solo un peso  per coloro che potrebbero vedere le loro condanne confermate il marzo prossimo.
In questo spazio redazionale proviamo a ripercorrere il significato di quella giornata di lotta, il significato che aveva al tempo e il significato che ha nel presente. Una giornata che poneva al centro questioni come l'internazionalismo, la solidarietà, la lotta alle frontiere interne (come i Cpr) e quelle ai confini.
Oggi tali questioni sono ancora meno ignorabili, si ripresentano con molta più violenza, in Palestina come nei cpr.

Proviamo a ripercorrere il significato a partire da una corrispondenza che era stata fatta dai microfoni di ondarossa il 16 maggio 2016. Al seguito ci raggiunge telefonicamente un compagno dal trentino, che ci aiuta a ragionare sull'attualità della lotta alle frontiere. Infine un altro compagno ci racconta quanto accaduto ieri fuori al Cpr di Ponte Galeria e una compagna legge un contributo sulla giornata del 7 maggio. 

Nizza 5 giugno: azione femminista contro le frontiere europee

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Dal 2015 la politica europea di chiusura delle frontiere è stata rinforzata e la migrazione è stata ulteriormente criminalizzata. L’area Schengen continua a rafforzare un arsenale repressivo contro le persone costrette all’esilio. La chiusura delle frontiere serve solo a sviluppare le economie mafiose in cui sono organizzate tutte le forme di violenza contro gli/le esiliat*. Queste politiche di criminalizzazione della mobilità hanno un impatto particolare sulle donne, che rappresentano il 54% de* migrant* in Europa, così come sulle lesbiche e sulle persone transgender. Durante il tragitto di migrazione, ogni persona che non si conforma all’ordine patriarcale è oggetto di violenza di genere. Per rompere con questa storia militarista e patriarcale, il 5 giugno 2021 è stata organizzata una grande azione femminista transnazionale a Nizza, città strategica per la gestione della frontiera tra Ventimiglia e Mentone. Ne parliamo con una compagna di NUDM Ponente Ligure.

 

Bologna: sabato 21 manifestazione trans queer femminista lella frocia

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Sabato 21 maggio, alle 15, da piazza Nettuno.

 

Nel parliamo nella prima corrispondenza con un compagno di Laboratorio Smaschieramenti/Atlantide di Bologna, nella seconda con una compagna delle Cagne Sciolte.

 

Per info sulla manifestazione: https://sommovimentonazioanale.noblogs.org/

Per organizzarsi per viaggio da Roma veniamovunque_roma@autistici.org