corpo

Trasmissione del 23/3/2016 "COSE NOSTRE"

Data di trasmissione
Durata 1h 3m 5s
Durata 36m 1s

https://coordinamenta.noblogs.org/post/2016/03/26/podcast-della-trasmis…

 

” I Nomi delle Cose” /Puntata del 23/3/2016 ”Quando la polizia entra nella scuola è dittatura ” e “Cose Nostre”

“Collegamento con una studentessa del Liceo Virgilio/ 24 Marzo/ COSE NOSTRE

Immagine rimossa.

 

in collegamento con la Consultoria Autogestita di Milano/ Un ciclo di incontri sul ciclo/Un ciclo di incontri sulla vagina/ Mercoledì 23 marzo Secondo incontro su ” Vagina amica mia”

 

Immagine rimossa.

La Parentesi del 21/10/2015 "Corpo di Stato”

Data di trasmissione
Durata 5m 53s
“Corpo di Stato”Immagine rimossa.

Da molti anni ormai è stata codificata la  così detta “morte cerebrale”, che non è altro che una definizione fittizia di morte fatta a tavolino. Il cervello sarebbe  in uno stato di coma per cui, secondo i protocolli,  non sarebbe più in grado di riprendersi , ma il corpo è vivo. Il concetto di morte cerebrale è utilissimo per il business degli espianti/trapianti perché gli organi morti non si possono trapiantare. E’ la così detta “donazione” per morte cerebrale a “cuore battente”.

Ora sul Corriere  della Sera del 14 e 15 settembre scorso  leggiamo che è stata effettuata una così detta “donazione” “a cuore fermo”, non più quindi da un paziente con il cervello fuori uso, ma in arresto cardiaco.

Non ha molta importanza la questione tecnica, addentrarsi nei meandri del quanto uno è morto, se sia più morto che vivo o  più vivo che morto. La questione è politica.

La morte non può essere decisa con protocolli di Stato e lo Stato non si può arrogare il diritto di decidere quando una persona è morta. Dovrebbe attuare solo delle procedure di salvaguardia, cioè assicurare il famoso tempo congruo di osservazione per evitare di dichiarare morto, e inumare o cremare o quello che far si voglia a seconda degli usi, dei costumi e della volontà personale, qualcuno che invece sembra morto, ma non lo è.

La questione non è di lana caprina. Se lo Stato si premura di dichiarare a tavolino una morte fittizia, gli interessi sono importanti. In una società basata sul profitto e su una struttura classista, razzista e sessista si aprono scenari facili da immaginare.

I corpi non sono tutti uguali, sono attraversati dal genere, dalla così detta razza, e dalla classe. Ogni corpo fa i conti con la sua immagine sociale e con la collocazione che gli dà l’applicazione del sistema della classificazione di potere. Da qui il ruolo delle esperte e degli esperti che partecipano alla classificazione,  selezione e uso dei corpi, ottenendo consenso attraverso la presunta scientificità del loro operare.

Ma la scienza , di qualsiasi scienza si tratti, non è neutra, né imparziale: viene usata e si presta a veicolare quello di cui il sistema ha bisogno. Le stesse ricerche scientifiche sono costruite ad arte e dipende da come poi vengono usate, intendendo con questo il riferimento non solo alla scienza in senso stretto ma anche a qualsiasi altra branca che pretenda scientificità.

Dimenticare questo permette l’accettazione della violenza che lo Stato agisce si corpi.

Il neoliberismo che attualmente si è affermato in maniera dilagante, ha cominciato il suo percorso diverso tempo fa e ha trovato un servo disponibile e attivo nella socialdemocrazia che con l’uso strumentale del lessico e dell’armamentario della sinistra è riuscita ad annullare non solo la capacità ma perfino i riferimenti e le coordinate di un pensiero critico. In questo il “politicamente corretto” si è rivelato strumento devastante di manipolazione delle coscienze.

Si è verificato uno spostamento importante da quello che era lo Stato di diritto borghese allo Stato etico di matrice nazista. Lo Stato diventa padrone e tutore delle nostre vite, non solo vuole decidere se dobbiamo lavorare o non lavorare e come e quanto, se siamo sfruttabili o siamo esercito di riserva, se possiamo divertirci e come lo dobbiamo fare, come dobbiamo consumare e come deve essere mercificata la nostra esistenza, come e quando dobbiamo amare, ma ci dobbiamo affidare completamente anima e corpo.

Ha la pretesa di normare continuamente i nostri comportamenti, mascherando il tutto  sempre con nobili intenti e migliori fini. Così il consiglio dei ministri qualche giorno fa ha approvato il divieto di fumare in auto se ci sono bambini o donne incinte. Poco importa se i bambini mangeranno la diossina, respireranno i gas delle fabbriche o vivranno senza casa sotto i ponti in attesa di morire di lavoro. Poi, magari, quando  cadranno da qualche impalcatura o saranno colti da arresto cardiaco potranno essere usati come pezzi di ricambio. I malati di cuore, quelli che sono a rischio di infarto sappiano che anche loro sono entrati nelle attenzioni “premurose” dello Stato e potrebbero essere espiantati invece che curati, a seconda degli interessi del momento. Ma, siccome siamo nel regno dell’ipocrisia sono stati messi i defibrillatori in ogni dove.                   Quando l’ “ipse dixit” imperava, il signore aveva il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi, gli zar e i boiardi possedevano le terre insieme alle anime e queste neppure si potevano sposare senza il consenso del padrone. Ancora oggi, negli Stati Uniti il corpo dei detenuti e delle detenute appartiene allo Stato, è l’eccezione fatta nell’emendamento della Costituzione che ha abolito la schiavitù. Non possono decidere quando e come curarsi perché è lo Stato che decide per loro, non possono avere un medico esterno perché il corpo non è più loro.

Si sta verificando il trasferimento di questo principio alla società tutta: il nostro corpo non è più nostro, è dello Stato che si arroga il diritto di usarlo come vuole. Non è forse controllando i corpi refrattari con il confino, l’obbligo di dimora, i fogli di via che lo Stato sta mettendo in atto la più capillare forma di repressione sociale?

Il pensiero illuminista aveva liberato la volontà individuale e il diritto di ognuno di decidere della propria vita, ma la borghesia ha fatto in modo da ottenere dagli esseri umani la sottomissione e l’asservimento volontario e non c’è nessuna schiavitù peggiore perché è priva della rabbia per la propria condizione.

Renderci tutte e tutti schiavi volontari e proprietà dello Stato è l’obiettivo inconfessato, ma messo in atto giorno dopo giorno da questo sistema di potere. Sottrarsi in ogni modo è un’assoluta necessità.