"Nodi e realtà della call nazionale consultori/consultorie e spunti per post di approfondimento dall'assemblea di NUDM a Bologna verso l'8marzo.
Con Silvia Federici, uno sguardo alla caccia alle streghe, minaccia per le strutture del potere e per l'avvento del capitalismo..."
Con Silvia Federici sul patriarcato del salario del XVI secolo, sulle donne come nuovo bene comune da sfruttare in sostituzione delle terre perdute e...ancora oggi...ma arrabbiate, difronte alla sede dei cosiddetti provita &family dove la violenza patriarcale si perpreta e riproduce per far risuonare la nostra voce e opporci a chi reprime e limita la nostra autodeterminazione.
Oggi alle 17 a Lettere si terrà un l’iniziativa dal titolo “Lo spazio del carcere”, con ospiti in corrispondenza dagli Stati Uniti Silvia Federici, sociologa femminista e Molly Porzing, di Critical Resistance USA, movimento per l’abolizione del carcere negli Stati Uniti.
Ne abbiamo parlato con una compagna dell’Università, luogo che negli ultimi mesi ha visto diverse iniziative sul tema, e mobilitazioni a sostegno della lotta di Alfredo Cospito, da più di 4 mesi in sciopero della fame contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo.
Il coraggio e la forza della lotta di Alfredo hanno fatto si che in questo paese si sia aperta la possibilità di parlare sempre di più di carcere, dei suoi regimi più duri come il 41 bis e il carcere ostativo, ma più in generale della possibilità di pensare e sognare una società senza carcere.
Ieri 20 marzo,nella Sala Teatro della Residenza Universitaria di via De Lollis 20, abbiamo incontrato Silvia Federici
La scelta di presentare, insieme a lei, il suo libro, “Calibano e la Strega”, non è derivata solo dal piacere e dal desiderio di averla con noi, ma è per quello che gli scritti di Silvia Federici rappresentano nella costruzione del pensiero, non solo femminista, ma di comprensione dei meccanismi che determinano la struttura sociale e le sue trasformazioni.
Uno dei nodi del nostro impegno è lo scardinamento dei ruoli, sessuati e non. Lottare solo contro la mentalità, la cultura patriarcale senza mettere in discussione i meccanismi che la producono, è insufficiente se non fuorviante. Non trasformando i rapporti di produzione capitalistici iscritti nei processi di lavoro, questi riproducono continuamente tutti i ruoli della divisione sociale capitalistica, tutti i ruoli degli apparati politici e ideologici patriarcali. Disoccupazione, inquinamento, controllo, lavoro sempre più monotono, noioso, sempre più disumano … qualsiasi condizione, situazione, fisica, mentale, affettiva … trasformata in occasione di profitto, è qui il carattere propriamente tragico degli anni che viviamo. Ma, questa condizione non si realizza a partire dall’automatismo in sé, non dipende dalle nostre possibilità o capacità, ma ha le radici dentro le condizioni sociali cioè nella struttura della società e può essere dissolta soltanto dalla prassi consapevole di soggetti che intendono liberarsi...
Coordinamenta femminista e lesbica-Collettivo ICS-Progetto Degage!-Studenti medi autorganizzati