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Stati Uniti

L'ipocrisia guerrafondaia del riarmo europeo

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In questo redazionale abbiamo parlato con il giornalista Antonio Mazzeo sulla giustificazione, da parte di certi giornalisti italiani, del riarmo europeo senza mettere in discussione il ruolo della Nato o la presenza degli Stati Uniti con le sue basi militari in territorio italiano.

Biden e le tensioni con il Texas

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In queste ultime settimane, negli Stati Uniti la tensione intorno alla questione migranti e’ tornata alle stelle . A Washington, Democratici e Repubblicani stanno cercando di trovare un accordo  dopo che la destra repubblicana ha messo il veto sull’approvazione di nuovi aiuti militari all’Ucraina a meno che non vengano anche approvate nuove misure anti-migranti. Un accordo che, tra l’altro, sembra destinato a fallire considerando la forte opposizione di Trump a qualsiasi soluzione bipartisan alla questione immigrazione. Ciò non dovrebbe stupire perché Trump considera la cosiddetta “emergenza immigrazione” come il suo asso nella manica per vincere le prossime elezioni presidenziali.

A questo si deve aggiungere l’ormai imminente voto del Congresso su un possibile impeachment del ministro degli Interni statunitense. Un voto voluto dall’ala più estrema del partito Repupplicano che accusa il ministro di non aver fatto abbastanza contro l’immigrazione cosiddetta clandestina.    

Infine, sempre su questo tema, la scorsa settimana si e’ anche espressa la Corte Suprema degli Stati Uniti. Con un inaspettato voto di 5 a favore e 4 contrari, la corte ha dato ragione a Biden definendo legittima la richiesta della Casa Bianca di rimuovere parte delle barriere che il Governatore del Texas, Greg Abbott ha disposto su alcuni tratti del confine tra Texas e Messico.

Questo voto rappresenta solo l’ultimo episodio di una saga che e’ cominciata subito dopo l’insediamento di Biden alla Casa Bianca. E’ dal 2021 infatti che il Governatore del Texas sta testando i limiti di quello che uno stato puo’ fare per regolamentare l’immigrazione. 

La Costituzione Americana e’ abbastanza chiara nell’indicare il governo federale come l’unico responsabile per qualsiasi decisione riguardante la difesa dei confini nazionali. Ma il Governatore repupplicano si appella ad un preciso passaggio di quello stesso documento dove si menziona che ogni stato acquisisce poteri speciali quando si trova sotto la minaccia di un’invasione straniera.

E’ proprio in risposta alla fantomatica invasione dei migranti, che Abbott ha lanciato la cosiddetta Operation Lone Star, un chiaro riferimento alla stella che appare sulla bandiera dello suo stato, che consiste in una serie di misure atte a ridurre il flusso migratorio e che in tre anni costera’ al Texas qualcosa come 9 miliardi di dollari.

Nel tentativo di giustificare una spesa di questo genere, il governatore del Texas ama ricordare che negli ultimi tre anni, la polizia di confine ha sequestrato 422 milioni dosi di droga. Quello che però si scorda di aggiungere e che questi sequestri sono stati effettuati durante controlli nei confronti di cittadini americani mentre attraversavano normali varchi di confine.

Tra le varie iniziative prese da Abbott, due in particolare hanno suscitato numerose critiche. Da una parte il governatore ha spostato (spesso con l’inganno) più di 25 mila migranti dal Texas ad alcune citta’ gestite dai Democratici come New York e Chicago. Questo improvviso afflusso di persone ha messo a dura prova i gia’ precari servizi sociali presenti in queste citta’. Dall’altra, il governatore ha dato istruzioni alla guardia nazionale di posizionare barriere galleggianti e filo spinato lungo il Rio Grande, fiume che per lunghi tratti segna il confine tra Stati Uniti e Messico.    

E’ proprio sulla natura giuridica di queste barriere che la Casa Bianca si e’ vista costretta a fare ricorso alla Corte Suprema. Una decisione, questa, che Biden ha preso controvoglia perché temeva che una corte schierata palesemente a destra si sarebbe potuta anche esprimere a favore del Texas.

La mano del Presidente democratico e’ stata anche forzata da alcuni incidenti accaduti proprio nelle acque del Rio Grande, dove alla fine del 2023 numerosi migranti avevano perso la vita proprio a causa di quelle barriere disposte da Abbott. A questo si sono aggiunte alcune testimonianze della polizia di confine che parlano di una tensione sempre più alta tra le autorità federali e la Guardia Nazionale del Texas.

Sono proprio queste tensioni che preoccupano la Casa Bianca, in chiara difficoltà sul tema dell’immigrazione. Ricordiamo che Biden, appena eletto, riconfermo’ quasi tutte le misure approvate da Trump suscitando non poche critiche da parte della sinistra americana. Ora, alla vigilia di una dura campagna elettorale, il presidente democratico si trova a dover affrontare non solo un Trump che ormai apertamente usa una retorica anti migranti che molti paragonano alla retorica antisemita di stampo nazista, ma anche il governatore del Texas che per commentare la decisione della Corte Suprema ha scomodato il linguaggio che gli stati secessionisti del Sud usarono nel 1861 per giustificare l’inizio della guerra di secessione.  

I prossimi mesi ci diranno che ne sarà degli Stati Uniti d’America, ma forse l’idea di una secessione non dovrebbe essere scartata così a priori. In fondo, solo un anno fa, non pochi commentatori progressisti, dopo il pronunciamento della corte suprema americana contro il diritto all’aborto , invocarono anche loro la secessione. Ma forse, piu’ semplicemente, basta spostare il nostro sguardo nelle piazze e strade americane piene di attiviste e attivisti per capire che il futuro, forse, non fa cosi’ paura.

L'Ohio dice sì all'aborto e alla cannabis

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Nonostante dei sondaggi elettorali decisamente negativi l'Ohio, uno degli stati chiave per le prossime elezioni della Casa Bianca, ha votato in maniera affermativa su due referendum popolari che chiedevano di inserire il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza nella costituzione statale e di permettere l'uso ricreativo della cannabis e dei suoi derivati. Commentiamo il voto insieme a Mattia Diletti, ricercatore presso l'università di Roma III.

Repressione sulla solidarietà alla Palestina in Europa e aggiornamenti dal Medio Oriente

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Nella prima metà della trasmissione approfondiamo, grazie a due corrispondenze da Parigi e da Berlino, la cappa di repressione nel modo occidentale ai movimenti di solidarietà con la Palestina: dai divieti di manifestare in Francia e Germania al divieto stesso di esporre simboli palestinesi nello UK. Ci concentriamo sia sulle dichiarazioni politiche e sulle linee editoriali delle maggiori emittenti europee, sia sulla composizione e le posizioni delle piazze in tutta Europa e negli Stati Uniti.

Nella seconda metà del redazionale, invece, ci facciamo aiutare da un compagno palestinese a tracciare un quadro della situazione in tutto il mondo arabo, le manifestazioni, le carovane popolari, le posizioni dei diversi gruppi armati e la situazione politica in Palestina, in Libano e in Egitto.

Aggiornamenti hardware e software

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Rientrati dall'estate, andiamo a riprendere un po' di notizie non necessariamente nuove, ma che ci eravamo persi.
 
Google propone Web Environment Integrity: un modo per rendere l'ambiente del web ancora più controllato dal suo monopolista (cioè Google stessa). È preoccupante, ma per adesso non sembra avere molto seguito. Forse non se ne farà nulla?
 
La commissione europea raggiunge, nuovamente, un accordo con gli USA sulla questione del passaggio dei dati. Qualcosa ci fa pensare che, anche questa volta, l'accordo non terrà. Domande e dubbi sui perché più "profondi" dell'accordo.
 
Passiamo poi al magico mondo delle rotaie. Anzitutto qualche aggiornamento su Roma e i molti Tram finanziati "per il Giubileo". Non è una gran sorpresa dire che solo uno ha delle discrete possibilità di essere realizzato entro il 2025. La sorpresa maggiore è che, invece, anche la Linea G (la trasformazione del trenino Termini-Centocelle in una metrotram Termini - Tor Vergata) pare avere molti problemi.
 
Allontanandoci da Roma scopriamo che il treno ad idrogeno non se la passa benissimo: sulla Brescia-Iseo-Edolo stanno valutando di interrompere gli interventi sull'idrogeno per passare all'elettrico+batteria. Ragioniamo quindi sui treni ad alimentazione mista (diesel, elettrico, batteria), i contesti in cui sono efficaci e quelli in cui non lo sono.
Quanto succede a Brescia richiama sicuramente le vicende tedesche; la Germania è stata tra le pioniere del treno ad idrogeno, ma ultimamente sta privilegiando l'elettrico a batteria o addirittura il diesel.

Aggiornamenti dagli USA

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Le ultime due settimane negli Stati Uniti sono state caratterizzate da due eventi che hanno fatto salire ancora di più la tensione nel paese. Il primo evento riguarda la decisione presa dalle autorità di non denunciare nessuno dei poliziotti responsabili della morte della giovane donna afro-americana Breonna Taylor, uccisa nel suo letto durante un raid anti-droga. Il secondo riguarda la morte della giudice della corte suprema Ruth Bader Ginsburg e la decisione di Trump di nominare come sostituta la giudice conservatrice Amy Coney Barrett.

USA: lo scontro sta salendo

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Non sembra sia passato un mese dall’ultima corrispondenza. Le città americane continuano ad essere attraversate da cortei di protesta contro la violenza poliziesca (questa volta per il ferimento di Jacob Blake), mentre il corona virus continua ad uccidere una media di mille persone al giorno.

Quello che e’ cambiato e’ lo scenario in cui queste proteste si svolgono. A poco piu’ di due mesi dalle elezioni presidenziali e’ ormai chiaro che Trump e il partito repubblicano punteranno tutte le loro carte sulla questione del Law & Order.

La strategia e’ quella di terrorizzare le famiglie bianche che vivono nei sobborghi della grandi citta’ soprattutto del Midwest (dove le elezioni probabilmente si decideranno) descrivendo scenari apocalittici in cui gruppi di black blocs metteranno a ferro e fuoco le villette monofamiliari circondate da staccionate bianche.

Quello che il partito repubblicano non dice e’ che queste tensioni sono spesso alimentate dall’estrema destra. Durante il suo discorso alla convention repubblicana, il vice presidente Mike Pence ha citato l’uccisione di una guardia di sicurezza davanti ad un palazzo federale in Oakland a Maggio come esempio del caos in cui le citta’ scenderanno se I democratici vinceranno. Quello che Pence non ha detto e’ che dietro a quell'omicidio c’e’ un soldato dell’Air Force legato al movimento di destra Boogaloo.

La presenza di estremisti di destra alle manifestazioni legate al Black Lives matter sta diventando una costante. Nelle passate corrispondenze abbiamo parlato di come estremisti di destra abbiano ferito e a volte ucciso manifestanti usando armi da fuoco, macchine e pick ups. Ma nelle ultime settimane, proprio in seguito al cambiamento di strategia da parte di Trump, gli esponenti di destra hanno intensificato la loro presenza.

La riorganizzazione dell’estrema destra in America non e’ certo cominciata in queste ultime settimane. L’elezione del primo presidente americano di colore nel 2008 ha dato nuova linfa alla destra americana e l’elezione di Trump non ha fatto altro che evidenziarne la crescita.

Come si ricorderà, già nel 2017 e 2018, gruppi di estrema destra avevano cominciato ad organizzare manifestazioni in alcune roccaforti dell’estrema sinistra come per esempio Portland o Berkeley. Come anche in città strategiche del Sud. In quelle occasioni la parola d’ordine era “Free Speech.”

Ora l’estrema destra si ripresenta nelle strade delle città americane a difesa delle vetrine dei negozi. Questo cambio di slogan ha segnato un cambiamento nell’approccio che queste organizzazioni hanno quando si presentano alle manifestazioni. Come dimostra il post pubblicato su Facebook in occasione dell’evento in Kenosha, citta’ dove Jacob Blake e’ stato ferito e che si e’ concluso con l’uccisione di due manifestanti e il ferimento di un terzo da parte dell’estremista di destra Kyle Rittenhouse, il gruppo paramilitare si presentava in citta’ per “proteggere persone e cose”.

Questo cambiamento di linguaggio permette a questi gruppi di presentarsi non come antagonisti al Movimento del Black Lives Matter, come succedeva negli incidenti che abbiamo raccontato sin da Maggio, ma come cittadini americani preoccupati che queste manifestazioni sfocino in violenze contro negozi e macchine.

Ecco che allora i mass media di destra possono presentare il gesto di Kyle Rittenhouse come il gesto disperato di un 17nne che ha deciso di agire di fronte al crescente caos creato dalle manifestazioni di sinistra. Una differenza importante se si pensa agli imbarazzanti tentativi che questi stessi media avevano fatto per difendere gli estremisti di destra riunitisi a Charlottesville e alle critiche che Trump ricevette dopo la sua famosa frase in cui sosteneva di aver visto “fine people on both sides.”

Il cambiamento di linguaggio rende anche meno compromettente la collaborazione tra estremisti di destra e polizia. Come dimostrano numerosi video circolati sui social media, a Kenosha la polizia e le forze paramilitari hanno attivamente collaborato per contenere e reprimere la manifestazione. Non solo ci sono video in cui la polizia apertamente ringrazia i paramilitari per il loro aiuto - per così dire - , ma in alcuni video gli esponenti di destra sembrano suggerire che ci sia un accordo tra loro e la polizia per contenere i movimenti dei manifestanti. 

In questi giorni la stampa americana e’ tornata a parlare di un dossier pubblicato dall’FBI nel 2006 in cui si denunciava la pesante infiltrazione dell’estrema nelle forze dell’ordine. Questo ovviamente non rappresenta nulla di nuovo se si considera che soprattutto al sud negli anni 50 e 60, la polizia era piena di membri del Ku Klux Klan. Inoltre e’ importante ricordare che il variegato universo della destra americana ha obiettivi politici diversi e conseguentemente idee diverse su come la destra si debba relazionare con la polizia.

Negli ultimi mesi sono apparsi numerosi articoli sui giornali americani riguardanti il movimento Boogaloo e su come alcuni membri di questo movimento in qualche modo appoggiassero le ragioni delle recenti manifestazioni contro le violenze poliziesche. In realtà la maggior parte dell’estrema destra e’ ovviamente contro il movimento del Black Lives Matter e pro-polizia e le recenti manifestazioni vengono viste come opportunità per intensificare lo scontro con il governo federale (vero nemico della destra americana) e normalizzare la presenza di forze paramilitari nelle città americane.

Per questo, quello successo a Kenosha e’ qualcosa di allarmante, storicamente allarmante. A questo si aggiunge il fatto che la risposta del partito democratico e’ stata quella di candidare un Biden che sin dal primo dibattito durante le primarie si e’ vantato di aver sempre trovato un accordo con Repubblicani famosi per le loro posizioni segregazioniste e una vice presidente che, al di la’ di essere una donna nera, ha sempre avuto posizioni pro-polizia e pro-privatizzazioni. Il tutto condito da una retorica che fa riferimento ad una fantomatica America Pre-Trump, come se il consenso per Trump e le sue politiche non avesse radici profonde nella società americana.

A dire il vero la strategia del partito democratico non dovrebbe essere una sorpresa. Storicamente il partito democratico ha sempre avuto difficoltà a trovare contromosse efficaci durante campagne elettorali che mettono Law & Order al centro del dibattito politico come dimostra la vittoria di Nixon nel 1968. Un anno in cui gli Stati Uniti stavano vivendo un momento molto simile a quello odierno. E da quel momento in poi, per il partito democratico e’ cominciata l’eterna gara con i repubblicani a chi era il piu’ efficace a combattere il crimine e a riportare l’ordine nelle città americane.

Oggi il rischio è che l’America post elezioni assomiglierà a Portland, una comunità progressista sotto continuo assedio da parte della polizia e forze di destra.

Sabato sera la citta’ e’ stata teatro dell'ennesimo scontro tra manifestanti pro Black Lives Matter e esponenti di destra. Questa volta a perdere la vita e’ stato un esponente del gruppo di destra Patriot Prayer anche se i dettagli su che cosa sia veramente successo non sono per niente chiari.

Al di la’ di chi abbia ucciso quest’uomo, e’ chiaro che il livello dello scontro negli Stati Uniti stia salendo in maniera esponenziale Ed e’ difficile capire come l’America affronterà questo momento, indipendentemente da chi vincera’ le elezioni di Novembre.  

USA: COVID-19 nelle carceri e le provicazioni della destra

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E’ un po’ di tempo che non parliamo della situazione sanitaria nelle carceri Americane. Secondo gli ultimi dati raccolti, piu’ di 46 mila persone detenute hanno contratto il virus. 548 invece sono i morti.

 

La scorsa settimana i detenuti del carcere di San Quintino a nord di San Francisco sono entrati in mobilitazione dopo che ben 300 persone sono risultate positive.

 

I casi sono esplosi dopo che 121 detenuti sono stati trasferiti a San Quintino da un’altra prigione californiana dove invece già c’erano numerosi casi di coronavirus. Nonostante questo, le autorità non hanno testato le persone prima di trasferirle favorendo in questo modo la diffusione del virus anche a San Quintino. 

 

L’obiettivo della mobilitazione e’ quello di convincere il Department of Corrections and Rehabilitation di rilasciare almeno i detenuti piu’ a rischio e di interrompere qualsiasi trasferimento di detenuti da una prigione all’altra. 

 

I detenuti chiedono anche che tutte le persone siano testate. Inoltre esigono accesso a mascherine e altri prodotti disinfettanti.

 

Infine chiedono l’installamento di un maggiore numero di telefoni per permettere a tutti i detenuti di comunicare con i propri cari soprattutto considerando che le visite sono state sospese sin da Marzo e con il numero di casi di nuovo in crescita nell’intero stato, non e’ chiaro quando saranno di nuovo permesse.

 

La situazione e’ resa ancora piu drammatica dal fatto che i detenuti sono costretti a nascondere possibili sintomi del virus per paura di essere mandati in isolamento.

 

Ricordiamo che in Aprile un giudice federale aveva bloccato un piano per il rilascio dei detenuti piu’ a rischio sostenendo che non era stato dimostrato che il sistema carcerario Californiano aveva intenzionalmente trascurato la salute dei detenuti.

 

Venerdi scorso, la stessa corte federale ha definito il trasferimento dei detenuti infetti un “significativo fallimento.” Il giudice si ‘e pero’ limitato solamente a suggerire il rilascio dei detenuti piu’ a rischio.

 

Intanto continuano le mobilitazioni contro la brutalita’ della polizia in seguito all’uccisione di George Floyd.

 

Nelle strade gli attivisti si trovano a dover affrontare non solo la polizia ma anche un destra sempre piu’ aggressiva. Secondo una ricerca pubblicata recentemente dal Chicago Project on Security and Threats tra il 27 Maggio e il 17 Giugno si sono verificati almeno 50 casi di veicoli scagliati contro i manifestanti. Di questi almeno 18 sono stati compiuti da persone legate in maniera chiara alla destra americana. 

 

Le intimidazioni non si sono fermate qui. In una piccola cittadina dell'Ohio a maggioranza bianca, una manifestazione pro Black Lives Matter e’ stata attaccata da un nutrito gruppo di uomini bianchi armati mentre in New Messico, un gruppo di manifestanti intenti ad abbattere una statua e’ stato attaccato da un altro gruppo di destra. Un manifestante e’ stato ferito da un colpo d’arma da fuoco.

 

In altre citta’, gruppi di destra si sono organizzati a difesa di alcune statue. Armati di coltelli e mazze da baseball hanno spesso aggredito passanti e giornalisti con il beneplacito della polizia.

 

Intanto l’FBI ha chiuso l’inchiesta sull cappio ritrovato nei box dell’unico pilota NASCAR di colore Bubba Wallace. Nonostante il gesto fosse una chiara risposta alla decisione della federazione NASCAR di bandire la bandiera sudista da qualsiasi manifestazione, l’FBI non lo ha ritenuto un hate crime nei confronti di Wallace.

 

Questo clima e’ stato anche in parte incoraggiato da Trump il quale ha deciso di riaprire la sua campagna elettorale con un comizio nella citta’ di Tulsa.

 

Trump non ha ovviamente scelto quella citta’ a caso. Nel 1921 a Tulsa almeno 300 neri furono uccisi e un intero quartiere, a quel tempo soprannominato the Black Wall Street fu raso al suolo. Inoltre alla vigilia dell’evento, Trump aveva Twettato un chiaro avvertimento nei confronti di qualsiasi persona avesse intenzione di contestare la sua visita. Secondo il tweet, i manifestanti avrebbero ricevuto un trattamento ben peggiore di quello ricevuto dalle forze dell’ordine a New York o Seattle perche’ a Tulsa - ha scritto -  “l’ambiente e’ completamente diverso.” Ovvio e’ il riferimento proprio agli avvenimenti del 1921.

 

Non e’ chiaro come il movimento risponderà a queste intimidazioni. In molte citta’ gli attivisti hanno intensificato le misure di sicurezza durante le manifestazioni. L’impressione e’ che comunque il movimento si sia preso un momento di pausa. Come abbiamo gia’ accennato nelle scorse corrispondenze, in queste settimane molte citta’ stanno approvando i bilanci per il prossimo anno fiscale e per questo motivo le proteste si stanno concentrando nelle aule virtuali dei vari consigli comunali per cercare di forzare le varie citta’ ad approvare ingenti tagli ai vari dipartimenti di polizia.

 

Certo e’ che le scorse settimane sono state molto intense e forse e’ arrivato anche il momento di rifiatare anche per capire come proseguire la lotta. 





 

USA: aggiornamenti dalle proteste per la morte di George Floyd

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Con Bruno e Massimo parliamo degli aggiornamenti rispetto alle proteste negli Stati Uniti per l'assassinio di George Floyd lo scorso 25 maggio ad opera dell'agente di polizia Chauvin. Parliamo dell'attuale situazione nelle piazze, le politiche di Trump e la situazione di politica interna rispetto alle polizie locali e agli esponenti del Partito Democratico.