Con l'avvocato Flavio Rossi Albertini approfondiamo la negazione dell'estradizione in Israele di Anan Yaeesh da parte della Corte d'Appelo di L'Aquila e il procedimento giudiziario che tiene lo tiene comunque in carcere e che ha dettato l'arresto di altri due ragazzi Palestinesi, Mansour Doghmosh in carcere a Rossano Calabro e Ali Saji Rabhi a Ferrara.
Per scrivergli:
Anan Yaeesh, casa circondariale di Terni - Strada delle Campore, 32, Terni CAP 05100
Mansour Doghmosh, casa circondariale di Rossano - Contrada Ciminata, Rossano (CS) CAP 87064
Ali Saji Rabhi, casa circondariale di Ferrara - Via Arginone, 327, Ferrara CAP 44122
Corrispondenza telefonica con una compagna dell'Assemblea No Guerra di Palermo che ha raccontato come si è svolto il presidio di solidarietà con Anan Yaesh, detenuto nel carcere di Terni sotto l'accusa di terrorismo e con richiesta di estradizione da parte dello Stato d'Israele.
Sotto la Prefettura di Palermo, a Via Cavour, la compagna dell'Assemblea ha spiegato cosa significa la decisione dalla giustizia italiana di non estradare a Yaeesh e ha raccontato come è andato l'incontro con il Prefetto della città.
Presidio questa mattina di fronte al tribunale dell'Aquila in concomitanza con l'udienza del Tribunale che deve decidere l'estradizione per il palestinese Anan richiesta da Israele. , la nostra corrispondenza con Vincenzo della confederazione Cobas.
ANAN YAEESH LIBERO! NO ALL’ESTRADIZIONE IN ISRAELE
DOMENICA 10 MARZO DALLE 14 ALLE 17 PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI TERNI
Il 29 gennaio 2024 le autorità italiane a seguito di una richiesta di estradizione
avanzata dalle autorità israeliane hanno arrestato Anan Yaeesh, attualmente detenuto nel
carcere di Terni.
Anan Yaeesh, 37 anni, è un palestinese originario della città di Tulkarem, in Cisgiordania, nel
corso degli anni ha condotto la propria attività politica all’interno del contesto della Seconda
Intifada; ha scontato oltre 4 anni nelle carceri dell’occupazione e subìto un agguato delle forze
speciali israeliane nel 2006, durante il quale ha riportato gravi ferite per i colpi a lui inferti.
Anan lascia la Palestina nel 2013, diretto verso l’Europa. Si reca inizialmente in Norvegia dove
viene sottoposto a degli interventi chirurgici per rimuovere i proiettili rimasti nel suo corpo per anni.
Nel 2017 raggiunge l’Italia, dove si stabilisce e dove nel 2019 ottiene un regolare titolo di
soggiorno e la protezione speciale dell’Italia per i suoi trascorsi politici in Palestina. Nel 2023 si
reca in Giordania, dove viene rapito dai servizi di sicurezza giordani allo scopo, con ogni
probabilità, di consegnarlo ad Israele.
Dopo oltre sei mesi di detenzione, a seguito della diffusione della notizia del suo arresto e il
pericolo che venisse consegnato alle autorità israeliane, i servizi di sicurezza giordani si trovano
nella condizione di doverlo rilasciare al fine di evitare malcontento e reazioni da parte dell’opinione
pubblica.
Nel novembre del 2023 torna in Italia, a L’Aquila, dove risiede, e viene arrestato il 29
gennaio a seguito di un mandato di cattura italo-israeliano; l’arresto ha luogo a seguito del
consenso da parte del governo italiano all’estradizione – è infatti sulla base delle indicazioni
del Ministro della Giustizia Italiano che viene portata avanti la richiesta di misura cautelare.
La decisione di procedere con l’estradizione è di enorme gravità, e alla gravità del fatto che
sia presa in considerazione l’estradizione di un cittadino palestinese alle autorità israeliane
(sulla base di ipotetiche azioni di resistenza, svoltesi nei territori occupati, tutelate quindi
dal diritto internazionale), si aggiungono anche una serie di considerazioni dettate dall’attuale
situazione politica.
In primis l’Italia consegnerebbe un palestinese alle autorità israeliane, le quali lo
processerebbero in un tribunale militare. Inoltre molteplici sono stati i rapporti di organizzazioni
e associazioni internazionali per i diritti umani -tra cui il consiglio ONU per i diritti umani- che
riportano e denunciano le inumane condizioni di detenzione e tortura nelle carceri israeliane.
In caso di estradizione, il destino di Anan sarà quello di essere condotto davanti ad una
corte militare e sottoposto a trattamenti disumani, condizioni detentive impensabili, che
hanno già causato negli ultimi quattro mesi la morte di nove prigionieri politici palestinesi,
uccisi nelle carceri israeliane dalla tortura e dalla negligenza sanitaria.
Inoltre, con ogni probabilità, gli elementi su cui sono state formalizzate accuse ad Anan
Yaeesh sono il frutto di oramai noti metodi d’investigazione e interrogatori considerati
illegali in Italia e compatibili con la definizione di tortura.
Riteniamo che questo episodio rischi inoltre di rappresentare un pericoloso precedente volto a
sdoganare l’estradizione e la consegna di palestinesi in Italia e in Europa dietro richiesta di
Israele che, ricordiamo, porta avanti la pulizia etnica e il massacro del popolo palestinese, la
colonizzazione e l’occupazione militare dei territori palestinesi.
Per la liberazione immediata di Anan Yaeesh, per far sentire la contrarietà ad un’estradizione in
aperta violazione del diritto internazionale e per far sentire ad Anan Yaeesh la voce solidale di chi
contrasta il genocidio del suo popolo,
DOMENICA 10 MARZO ORE 14-17 PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE DI TERNI
Coordinamento ternano per la Palestina