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femminismo

Trasmissione del 12/11/2014 "25 novembre"

Data di trasmissione
Durata 58m 24s

 

Trasmissione di mercoledì 12 novembre 2014 

ore 20.00 Apertura ” Negli alberi……. Ingeborg Bachmann” “
Immagine rimossa.

ore20.10 Attualità femminista ” Dalle lotte sui territori la verità su femminicidio e oppressione delle donne e delle diversità “

ore 20,30 La Parentesi di Elisabetta ” Stravolgimento”

ore 20.35 Approfondimento /La coordinamenta verso il 25 novembre…..”Rompere la normalità dell’esistente”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/11/14/podcast-della-trasmissione-del-12112014/

La Parentesi di Elisabetta del 12/11/2014 "Stravolgimento"

Data di trasmissione
Durata 5m 50s

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/11/12/la-parentesi-di-elisabetta-del-12112014/

La Parentesi di Elisabetta del 12/11/2014

 
“Stravolgimento”

Immagine rimossa.

Abbiamo parlato molte volte di come il neoliberismo abbia stravolto termini e significati. Una volta per sicurezza si intendeva una serena vecchiaia, la parola riforma era legata alla possibilità di un lento ma graduale miglioramento della società e della condizione di vita di tutte/i, sinistra significava attenzione agli strati sociali poveri e o comunque svantaggiati, la costituzione scritta e non sempre, anzi quasi mai quella materiale, era impregnata dei valori della Resistenza, la scuola pubblica, l’unica che la costituzione prevedeva che si finanziasse, era un ‘occasione per far accedere larghi strati della popolazione all’istruzione e, magari alla laurea, intesa come un’occasione di promozione sociale. Da qui il fenomeno dei laureati in prima generazione che non erano più bravi e più amanti dello studio dei genitori e dei nonni , ma che avevano avuto l’occasione, grazie alle lotte degli anni ’70, di accedere per la prima volta alla laurea.

La sicurezza, ora, è quella di un presunto cittadino/a intimorito/a chissà da chi e da che cosa, visto oltre tutto il crollo vertiginoso dei reati, le riforme sono un attacco a tutto campo ai diritti e alle conquiste del mondo del lavoro, la sinistra, chiariamo subito che parliamo di quella socialdemocratica, cioè il PD, oggi è quella che naturalizza in Italia gli interessi delle multinazionali in particolare quelle anglo-americane.

Ma c’è un altro campo dove è particolarmente eclatante lo stravolgimento dei termini e del senso delle aspettative e cioè quello della così detta “giustizia” . I poveri/e, gli sfruttati/e, le classi subalterne hanno sempre manifestato una profonda consapevolezza dell’ingiustizia di cui sono sempre stati vittime. E’ emblematica la dichiarazione di Caterina Picasso, arrestata a 73 anni Nella mia vita ho subito soltanto soprusi. Lo Stato mi ha maltrattata e io mi sono messa contro lo Stato…. ho la seconda elementare, quindi i difficili ragionamenti politici non li so fare, ma capire da che parte stare l’ ho sempre saputo“.  Oggi questo sentimento è stato trascinato in un rovesciamento sbalorditivo, in una difesa acritica quando non encomiastica, nei confronti della magistratura, portando alla neutralizzazione del suo ruolo e ad una mobilitazione mistificatoria sui problemi della così detta “giustizia” con la promozione di esponenti della magistratura a campioni della sinistra di cui parlavamo prima.

Si è persa di vista la consapevolezza che la magistratura è di parte, è al servizio del sistema e che la “giustizia” così come noi la conosciamo rimuove l’espropriazione dei diritti da parte della borghesia e si risolve soltanto nell’attenzione all’espropriazione dei beni da parte delle classi subalterne.

In definitiva i diritti non hanno nessuna rilevanza, ma guarda caso, ce l’hanno soltanto i beni e la produzione legislativa è solo e soltanto tesa a perpetuare il principio che tutto quello che intacca l’interesse, il monopolio dei poteri di una minoranza privilegiata, rientra nella fattispecie del reato e come tale può essere perseguito e tutto quello che è alterità, sia nelle forme più elementari che in quelle più propriamente politiche, viene represso.

Ma, cosa è reato e cosa non lo è, non l’ha detto dio, non è in natura, ma è frutto di scelte umane, non nel senso dell’essere umano, ma nel senso degli uomini che hanno il potere. Oggi, nella sua impudenza, il neoliberismo ha introdotto, inoltre, nel nostro diritto normato e materiale due concetti che sembrano marginali, ma che sono invece determinanti nello spostamento e nello stravolgimento del concetto stesso della così detta giustizia.

Il primo è il concetto di detenzione amministrativa, per cui non si va in carcere per quello che si è commesso, ma per quello che si è…. per la condizione sociale, per il modo di essere, per l’estrazione familiare, per l’etnia… questo e non altro sono le detenzioni nei Cie, veri e propri momenti di controllo sociale a tutto campo in cui si esplicita la pretesa del neoliberismo di incarcerare chi non è gradito/a.

Il secondo è il concetto della pena di morte extra-legem per cui non si paga per il reato commesso, ma viene irrorata la pena di morte a discrezione, indipendentemente dal reato vero o presunto che sia. E’ questo, in definitiva, il senso dell’uccisione di Stefano Cucchi e di tanti altre e tanti altri come lui. Sapere chi ha ucciso materialmente Stefano Cucchi sarebbe importante soprattutto per i familiari, ma sicuramente sappiamo che è stato lo Stato, perché in quel momento lo custodiva, perché lo stesso Stato non ha “saputo” trovare i responsabili, perché, al di là delle belle parole e dei rituali democratici, questo Stato si arroga il diritto di vita e di morte.

 

Trasmissione del 29/10/2014 "Elefanti nella stanza...."

Data di trasmissione
Durata 1h 10m 52s
Puntata del 29/10/2014

 “QUELL* CHE NON HANNO  IL GENERE; MA HANNO LA CLASSE”/……..NUMERO SPECIALE

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Elefanti nella stanza : la discussione politica, che non c’è ma dovrebbe esserci su suicidio e disagio psichico…../ I giochi non sono finiti/L’unica via alla sopportazione è l’integrazione?”

Immagine rimossa.e oltre…..

(Photo prise sur un pont près de la Marne en banlieue…)

 

La Parentesi di Elisabetta del 29/10/2014 "I giochi non sono finiti"

Data di trasmissione
Durata 7m 46s
“I GIOCHI NON SONO FINITI”

Immagine rimossa.

Nel discorso di chiusura alla Leopolda di Firenze, Matteo Renzi, presidente del consiglio e segretario del PD, ha dichiarato”…Di fronte al mondo che cambia, il posto fisso non c’è più…”.

Questa è una dichiarazione politica.

Il neoliberismo è un’ideologia onnicomprensiva che intende ridefinire a tutto campo i rapporti di forza tra Stati e multinazionali e con gli/le oppressi/e tutti/e.

In questi anni è stata ridisegnata tutta la società, il neoliberismo ha investito tutti gli aspetti della vita, da quelli del mondo del lavoro a quelli ludici e personali, dalla sfera della sessualità a quella sociale, dai rapporti con gli oppressi/e e tra gli oppressi/e.

E’ stato un lavoro lungo, di anni, un passo dopo l’altro.

Di fronte ad un simile attacco portato avanti con pervicacia, determinazione e perfidia e di cui si è fatta carico in primis la socialdemocrazia, gli oppressi/e si sono trovati indifesi/e e spiazzati/e. Non hanno ragionato con la loro testa, non hanno nemmeno seguito l’istinto, ma hanno ascoltato le sirene del PD e della CGIL, hanno dato spazio alla “meritocrazia”, alla gerarchia…si sono prestati alla guerra fra poveri, stigmatizzando il collega che non rendeva abbastanza, che non era ligio all’azienda, l’impiegata che portava i bambini a scuola o faceva la spesa nell’orario di lavoro, come se questo non fosse lavoro….

Ora sono basiti, muti, inermi, dotati/e di strumenti inadeguati per rispondere ad un attacco così violento che investe ilmondo del lavoro….l’istruzione….la sanità…lo stato sociale..e questo attacco non ha solo valenza economica, ma è anche un attacco all’idea e alla pratica di comunità.

Il tessuto sociale ne è sconvolto: lavoratori/trici, contadini/e, donne, addette/i ai servizi….popoli del terzo mondo…sono tutti dentro un comune progetto di sfruttamento, questo sì diventato globale.

Dentro questo processo siamo tuti/e poveri/e, siamo tutti/e nelle mani di un potere che ci infantilizza, che ci plasma per uno sfruttamento in tutti i momenti della nostra vita.

Ad un attacco politico a tutto campo, la risposta non può che essere sullo stesso piano.

Le lotte devono essere immediatamente politiche, gli spazi di mediazione, di contrattazione, di richiesta sono stati rimossi dal neoliberismo.

Per ora ha vinto, ci ha tolto la parola, cambiato i riferimenti, azzerato la memoria.

Questo mondo si è convertito ai valori nazisti attraverso lo Stato etico e il suo sviluppo secondo moduli di guerra.

Le dimensioni del neoliberismo tendono ad occupare tutti gli spazi e, addirittura, a non avere niente al di fuori di se stesse.

Il mondo è, mai come oggi, minuscolo, ma hanno tolto al genere umano la fede, la speranza, la carità e la voglia di lottare. Non a caso oggi la guerra non è più la continuazione della politica con altri mezzi, ma è diventata la base stessa della politica e, pertanto, rappresenta un nuovo ordine che si riflette nei rapporti interni e nelle regole stesse della cittadinanza. Da qui il controllo sempre più serrato, la militarizzazione di intere aree geografiche, l’invasività della polizia e della magistratura. L’immigrazione non è un problema in più che si aggiunge a quelli che già ci sono nei vari paesi dell’Europa occidentale, ma è il prodotto legittimo e programmato, non solo per la soppressione delle economie di autosussistenza nei paesi del terzo mondo, non solo per le guerre interetniche e interconfessionali promosse volutamente, ma anche perché è funzionale dal punto di vista economico : disponibilità di manodopera a costo minimo, pressione sugli altri lavoratori attraverso il ricatto della facile alternativa e sostituzione, sfruttamento nel lavoro di cura a livelli di semischiavitù, come nel caso delle badanti e delle domestiche.

Il capitale, nella sua caratteristica principale che è quella autoespansiva,,è arrivato alla stagione neoliberista e, questa, non è tanto una tendenza quanto una necessità per garantire la propria sopravvivenza.

Per questo è necessario analizzare le modalità con cui si sviluppa e si presenta, per poterlo contrastare.

Ogni segmento della società che si confronta, sia pure da punti di vista differenti, con il sistema, nel momento in cui reclama democrazia e uguaglianza, deve fare i conti con il carattere antidemocratico di questa società.

La ripresa delle lotte sociali oggi diviene il passaggio fondamentale, tanto più in questa stagione in cui il capitale diventa sempre più parassitario e non accetta più nulla delle richieste dei cittadini/e, ma risponde con la repressione.

Ma dove c’è repressione c’è resistenza e dove c’è resistenza nasce una nuova cultura.

E, quest’ultima, smaschera la storia addomesticata e si riannoda al valore sovversivo delle lotte degli anni ’70.

E’ questo il senso del nostro impegno: costruire momenti di resistenza e di antagonismo, rimuovere un concetto di libertà tutto chiuso nell’ordinamento capitalistico e patriarcale così come oggi lo si conosce, un concetto di libertà ridotto ad emancipazionismo, a rituali vuoti e ripetitivi che si traducono in un asservimento volontario e che, perciò, diventa un concetto morto, mentre la libertà è un processo espansivo.

Per noi la liberazione significa liberare la libertà.

La libertà è un sottrarsi ai limiti dentro gli orizzonti che sono stabiliti dal capitale e dal neoliberismo, è produzione di soggettività, è un’alternativa alla colonizzazione neoliberista e patriarcale della vita, è capacità di rompere, in maniera autonoma e autofondante, con il comando.

Noi viviamo nella solitudine, nella miseria, nella paura e, invece, vogliamo vivere la nostra condizione esistenziale.

Per questo la libertà non è un desiderio o un auspicio, ma è necessaria come l’aria per vivere, è ribellione, rifiuto, è forza di dire no.

E’ una libertà che riesce a rappresentarsi nella sfera del linguaggio, nella sfera della comunicazione, nelle relazioni interpersonali, che è altro rispetto alla metabolizzazione dei valori capitalistici e patriarcali della società.

La libertà è un fondamento materiale, è lì come l’hanno creata la lotta di classe e la lotta di genere.

E’ lavoro vivo, non è concepita in termini di dono, ma di costruzione.

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/30/la-parentesi-di-elisabetta-del-29102014/

Educare al genere. Incontro con Scosse

Data di trasmissione
Durata 52m 29s

Parliamo della due giorni "Educare alle differenze" promossa dalle
associazioni Scosse, Stonewall e Il Progetto Alice tenutasi a Roma il
20/21 settembre.

In studio con noi l'associazione "Scosse".
Al telefono Pina Caporaso autrice del video "Bomba libera tutti-e"
(http://www.youtube.com/watch?v=5-_BIpb-dDc)

La Parentesi di Elisabetta del 22/10/2014 "Scenari materni"

Data di trasmissione
Durata 4m 59s
“Scenari materni”

Spero che ormai sia assodato che scienza….”progresso”…tecnologia….medicina…ricerca….nulla è neutrale e asettico, ma è funzionale alle richieste e agli scopi che si vogliono ottenere. E chi ha il potere economico e politico chiaramente ne fa l’uso che gli è più confacente.
E’ altrettanto chiaro che è impossibile impedire ricerca…. sperimentazione…perché oltretutto non sono il male in sé, ma dipende da chi e come vengono usate.

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C’è tutto un tipo di ricerca e sperimentazione che da anni e anni, ormai, si concentra sul concepimento, su tutta quella sfera che coinvolge il mettere al mondo nuovi esseri umani.

Questo ha permesso alle donne che sono quelle che poi, in effetti, ancora e per adesso, “fanno i figli/e”, di non morire più come mosche di parto, di accedere agli anticoncezionali, all’aborto ospedalizzato, perdendo, però, in contemporanea, tutto un sapere sui corpi e sulla vita che avevano posseduto per millenni. Si abortiva anche un tempo, si partoriva, si sopprimevano i figli indesiderati appena nati, si controllavano le nascite…..era un sapere di donne tra donne di cui siamo state scippate.

Il capitalismo ha dato la gestione della vita alla scienza e ai maschi…ai medici…agli specialisti. Adesso ci sono anche le mediche…le specialiste…l’emancipazione quindi…..ma lo scenario è sempre capitalista e patriarcale.
Non per questo è auspicabile un ritorno al passato, questa potrebbe essere una società del benessere se non fosse improntata sul profitto per cui le ricchezze sono in mano ad una classe che ha il potere ed il resto del genere umano ne ricava solo briciole, qualche briciola in più se si sa vendere e sa servire, qualche briciola in meno se non si sa vendere, nessuna briciola se si ribella a questo stato di cose. Profitto che impedisce una vita economica e sociale in sintonia con le possibilità del nostro pianeta, profitto che ha la necessità senza fine di incrementare se stesso, profitto che ha la guerra come normale momento di evoluzione del suo percorso.

Ora, scienza e tecnologia sono capaci di indurre la produzione di ovuli, di congelarli, di conservare il seme in appositi luoghi, di catalogare tutto per caratteristiche, bianchi, neri, verdi, gialli, occhi azzurri, a pallini, capelli striati o arcobaleno, di metterli insieme in provetta, di far nascere qualcun* senza malattie o con malattie, con tre gambe o con una gamba solo, basterebbe volerlo. Possono clonare un essere vivente da un pezzetto di DNA, noi non siamo nemmeno in grado di distinguerlo da uno vero e non sappiamo cosa veramente stiano architettando.
C’è chi dice che questi siano scenari apocalittici. Veramente questo è solo quello che ufficialmente stanno facendo e quindi non è uno scenario apocalittico, ma solo reale. O pensiamo che chi è privo di ogni scrupolo ed è guidato solo dal profitto, in questi casi diventi più saggio?

Ma, io volevo parlare di maternità.

Ora quello che questo sistema economico neoliberista e patriarcale ci sta chiedendo è di saper conciliare carriera e maternità. Se serviamo nel campo del lavoro possiamo congelare i nostri ovuli e tirarli fuori a tempo debito, leggi quando il mercato non avrà più bisogno di noi, se invece non serviamo da subito, per motivi svariati che il mercato decide, bè allora dobbiamo tornare a casa a fare i figli in maniera tradizionale.
Gli scenari futuri saranno i figli fatti completamente al di fuori dell’essere umano, in vitro e con una gravidanza in incubatrice, come i pulcini, anche perché in questo modo si potranno fare esseri umani come servono : docili, obbedienti, forti o delicati, alti o bassi ….da mandare in guerra o da mettere al lavoro…..i principi illuministi si sono persi ormai nella notte dei tempi, l’iper-borghesia, la nuova aristocrazia, vuole nuovi schiavi.
La maternità non apparterrà più alle donne. La questione maternità si sta completamente spostando, non riguarda più quando, come, se voglio o se non voglio, se posso o se non posso, diventare madre, la maternità ce la stanno scippando. Ora, come femministe, ci interessa o non ci interessa? E cosa significa per noi?

 

 

 

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/24/la-parentesi-di-elisabetta-del-22102014/

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/24/podcast-dell-parentesi-del-22102014/

Ovuli e carriera.....

Data di trasmissione
Durata 1h 6m 52s
Durata 15m 21s

“I Nomi delle Cose”

Puntata del 22/10/2014

  Non ho voluto essere razione di carne per l’uomo né dare schiavi ai Cesari” Louise Michel/Ovuli e carriera……/ Scenari materni / Chi sdogana chi?….ovvero sabato 25 ottobre “


http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/24/podcast-della-trasmissione-del-22102014/

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e collegamento con una compagna della Rete O.G.O. sulla giornata di sabato 25 ottobre

 

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La Parentesi di Elisabetta del 15/10/2014 "Il male minore?"

Data di trasmissione

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2014/10/17/la-parentesi-di-elisabetta-del-15102014/

 

“Il male minore?”

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Una notizia divulgata ieri, 14 ottobre, racconta la vicenda di un ragazzino di Firenze, di nove anni, con genitori separati.

“Picchia la mamma, non voglio vederlo” così dice il bambino che non vuole incontrare il padre nelle ore previste dal tribunale una volta alla settimana e il suo rifiuto è così netto che, certe volte, è stato letteralmente trascinato agli incontri dagli/dalle assistenti sociali. “E’ inutile che urli, hai il cervello come un bambino di due anni, mi fai pena,” gli ha gridato il padre la scorsa volta..

Ma il giudice impone gli incontri con il “papà”, per il suo bene, perché “vanno garantiti i rapporti con i due genitori”.

Sul momento una persona qualunque è portata a pensare ad un’esagerazione o ad un caso limite. Invece non è così. Tutto questo è più comune di quanto si creda.

Questa impostazione è il frutto di diverse concezioni che si intrecciano.

In primo luogo, la tendenza alla patologizzazione dei comportamenti e alla colpevolizzazione personale conduce a delegittimare qualsiasi desiderio o scelta che non sia in sintonia con quello che è stato decretato “giusto”. La PAS, la così detta “sindrome da alienazione genitoriale”, è uno degli esempi più illuminanti. Se un figlio/a non vuole incontrare il genitore violento, la colpa viene addebitata alla madre che instillerebbe odio nei confronti del padre. Le sensazioni, i sentimenti, le esperienze, la sensibilità di un bambino/a non contano, sono relegate nella sfera del patologico e come tali trattate. La PAS, pur essendo una teoria che non è stata accolta ufficialmente nelle sedi mediche e legali, viene di fatto usata come riferimento in sede giuridica, penale e amministrativa con conseguenti danni gravissimi.

Poi, l’impostazione ideologica neoliberista confonde volutamente l’aggredito e l’aggressore, nello specifico facendo finta di dimenticare la natura strutturale dell’oppressione di genere, e passa sotto silenzio i rapporti di forza, allo stesso modo con cui vorrebbe far dimenticare il conflitto di classe riportandolo ad un “sereno confronto” fra le parti sociali, ad una convivenza civile in cui tutto si annacqua e si diluisce. Le persone sono spinte all’autocolpevolizzazione e la miseria e l’infelicità vengono ridotte ad un fallimento personale o a un problema psicologico. La società sarebbe sana, sarebbero gli individui incapaci di valorizzarsi e di saperla vivere.

Quindi, partecipa al gioco il così detto “politicamente corretto” e la visione socialdemocratica per cui lo Stato agisce sempre per il bene dei/delle cittadini/e.

Ne deriva la cultura della legalità e l’infantilizzazione degli individui….delle donne.. delle diversità….dei popoli del terzo mondo…..

Infine entra in ballo il concetto di “male minore”. Non importa se il padre è violento. Secondo questa lettura il padre è sempre il padre e una figlia/o non ne può fare a meno, pena il crescere disturbato/a.

Tutto sommato qualche difficoltà nel rapporto genitoriale ci sarà sempre, che diamine!, ma è il male minore rispetto all’importanza della figura maschile per la crescita!

Tutto ciò ricorda tanto anche l’impostazione che questa organizzazione socio-politico-economica attua rispetto ad una variegata gamma di situazioni, per esempio nei confronti delle cittadine e dei cittadini che entrano in crisi rispetto al voto. Tutto sommato votare, votare comunque, è il male minore.

E ricorda anche l’impostazione di una certa sinistra per cui, in fin dei conti, certi partiti, leggi PD, sono il male minore rispetto alla destra, mentre sono i principali portatori del verbo neoliberista e non sono altro che la destra moderna.

La cultura del male minore non è il frutto di tolleranza…comprensione….senso della misura….tentativo di mediazione…bensì una cultura profondamente coercitiva che mira al mantenimento delle attuali gerarchie nella società, da quelle familiari a quelle sociali, quindi, fondamentalmente, è uno strumento reazionario.