Edoardo Molinelli, autore di "Euzkadi, la nazionale della libertà", ci racconta la storia della selezione di calcio basca che nel biennio 1937-1939, mentre infuriava la guerra civile spagnola, si rese protagonista di una delle più incredibili avventure mai vissute da una squadra di calcio, una lunga tournèe fra Europa e sud America per sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto alla causa basca ed alla minaccia del fascismo incarnata da Francisco Franco.
Dopo aver salutato la liberta di Karlos, militante basco assolto dalla magistratura spagnola dopo essere stato costretto a quindici anni di latitanza e ad un anno di carcere in Italia, oggi abbiamo ospitato un compagno di Andoain, paese natale di Karlos, con il quale abbiamo parlato della vicenda del suo compaesano, della lotta per l'amnistia e delle notizie che sono arrivate dal paese Basco in questi giorni, dall'assoluzione per i compagni di Askapena alla liberazione di Aingeru, il militante basco implicato nella stessa vicenda di Lander Fernandez, il primo caso basco a Roma; dall'arresto di due burattinai imprigionati a Madrid con l'accusa di apologia di terrorismo fino ad Angela Davis, icona del movimento rivoluzionario afroamericano, a cui è stato negato di visitare il prigioniero basco Arnaldo Otegi
Karlos è finalmente libero! Dopo un'odissea giudiziaria durata oltre 15 anni Karlos Garcia Preciado, militante basco costretto a 15 anni di clandestinità e da un anno in carcere in Italia, ha ottenuto l'assoluzione da parte della magistratura spagnola.
Con Karlos ed i compagni e le compagne di "Un caso basco a Roma" abbiamo raccontato la vicenda giudiziaria e festeggiato la libertà ritrovata.
Di seguito il comunicato reperibile su uncasobascoaroma.noblogs.org
Karlos è stato assolto! Karlos Garcia Preciado, il nostro compagno, condannato in spagna nel 2000 a 16 anni di carcere per il presunto danneggiamento di una banca, e costretto a lasciare il paese basco e a vivere in clandestinità in Italia, con un altro nome, fino a febbraio dello scorso anno quando l’interpol e la digos italiana l’ hanno arrestato. Il tribunale supremo di madrid, nell’udienza del 21 gennaio ha finalmente deciso per l’assoluzione; Non conosciamo ancora le motivazioni ma poco ci importano, l’abbiamo detto per mesi e Karlos l’ha gridato ancora più forte, era una sentenza assurda come le tante che nel sistema giuridico spagnolo perseguitano la popolazione di Euskal Herria. Giustamente, per questo e per la sua libertà Karlos si era sottratto all’arresto in Spagna dove avrebbe dovuto scontare anni di carcere senza nessuna ragione e fondamento. Nelle prossime ore Karlos potrà finalmente uscire dal carcere di Rossano Calabro dove è recluso da più di due mesi, dopo 10 mesi in isolamento nel carcere di Rebibbia. Siamo stupiti e increduli per l’esito di questa sentenza, che si conclude con un’inaspettata assoluzione, perchè nessuna fiducia abbiamo nei tribunali, né in quelli italiani, né in quelli spagnoli. Ricordiamo che l’Italia a dicembre ha servilmente avallato le richieste del regno spagnolo, concedendo l’estradizione, e solo per la determinazione degli avvocati e dei compagni di Andoain, il paese di Karlos, questa storia è riuscita ad arrivare dopo tanti anni nell’aula del tribunale supremo di madrid, dove finalmente ha trovato la conclusione. Nonostante questo non possiamo non pensare ai 14 anni di latitanza cui Karlos è stato costretto a vivere. Non possiamo non pensare all’arresto nel febbraio del 2015, in presenza di suo figlio piccolo e a un anno intero di reclusione in italia, in isolamento a Roma e poi nel carcere di Rossano Calabro, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici. Non possiamo non pensare alle centinaia di dissidenti baschi che ad oltre 4 anni dalla fine del conflitto armato continuano a scontare pene assurde nelle carceri spagnole e francesi con sentenze che li condannano per reati dimostrabili solo con prove costruite ad arte dai servizi spagnoli o con testimonianze estorte sotto tortura. Vento in poppa per i fuggiaschi! Tutti e tutte libere! Presoak eta hieslariak kalera! Amnistia eta Askatasuna! Daje karlos ti aspettiamo a Roma..è tempo di festeggiare!
Insieme a Francesca Rolandi, autrice di "Con ventiquattromila baci. L’influenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia (1955-1965)", analizziamo la storia dei rapporti fra Italia e Jugoslavia alla luce dell'impegno delle autorità jugoslave nella costruzione di una cultura popolare e di massa, fra suggestioni occidentali e canoni autoctoni. Una storia affascinante ed ancora in buona parte da scrivere, molto più vicina a noi di quanto comunemente si pensi.
Con ventiquattromila baci. L’influenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia (1955-1965)
di Francesca Rolandi
casa editrice: Bononia University Press
anno di pubblicazione: 2015
collana: DISCI_Scienze del Moderno
La sistemazione provvisoria della questione confinaria, avvenuta con il Memorandum di Londra del 1954, fu la premessa per una fioritura di rapporti culturali tra Italia e Jugoslavia, due paesi caratterizzati da diversi sistemi politici e fino ad allora divisi da un aspro scontro territoriale. In particolare, l’influenza della cultura di massa italiana nel paese confinante rappresentò un filtro che permise il trasferimento di fenomeni culturali di matrice occidentale, rendendoli meno controversi e più accettabili agli occhi delle autorità jugoslave. I crescenti contatti, resi possibili dall’apertura di quello che era stato uno dei confini più caldi del dopoguerra, contribuirono in modo determinante alla formazione di una cultura di massa jugoslava, specialmente in un decennio, come quello dal 1955-1965, di grande apertura per la Jugoslavia socialista. Fu così che il festival di Sanremo, le canzoni di Adriano Celentano e Rita Pavone, le coproduzioni cinematografi che, le trasmissioni Rai riprese dalla nascente televisione locale, oltre alla popolare pratica dello shopping a Trieste, permisero al pubblico jugoslavo di familiarizzare con l’Italia, fino a costruire un senso di vicinanza culturale, pur non privo di problematicità. Un’Italia immaginata che poco aveva a che fare con quella reale, ma che rispecchiava le aspettative che gli jugoslavi avevano per il proprio futuro e che collocavano temporaneamente al di là del confine.
Francesca Rolandi ha conseguito il dottorato di ricerca in Slavistica presso l’Università degli studi di Torino nel 2012 con una tesi incentrata sull’infl uenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia, vincitrice nel 2014 del premio Vinka Kitarović. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Lubiana, il Centro per gli studi sul Sud Est Europa di Graz e presso l’Istituto per gli studi storici di Napoli. Attualmente è research fellow presso l’Università di Fiume nell’ambito del programma Newfelpro.
Sabato prossimo a Donostia una grande manifestazione attraverserà le strade della capitale della Guipuzkoa per chiedere la liberazione di Arnaldo Otegi, dirigente della sinistra indipendentista da anni in carcere. Da Bilbao, la corrispondenza con Nicola, del'organizzazione internazionalista basca Askapena.