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I Nomi delle Cose

Trasmissione del 28/10/2015 "Fuori Usa-Nato dalla nostra terra"

Data di trasmissione
Durata 1h 0m 38s

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 28/10/2015

“Fuori Usa-Nato dalla nostra terra

Oggi, / il mio corpo tornato normale, / siedo e imparo / il mio corpo di donna / come il tuo / bersagliato per strada, / rubatomi a dodici anni / come il petrolio venezuelano / con la stessa spiegazione. / Sei ignorante / ti insegno io / poi ridatomi indietro goccia a goccia… / Guardo una donna osare / oso guardare una donna / osiamo alzare la voce / rompere le bottiglie / imparare…  (Jean Tepperman)

 “La Sicilia non è zona di guerra/Via le basi Usa-Nato dalla nostra terra!/ Il 31 ottobre a Marsala/“A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA E DAE SU MUNDU!!”/manifestazione al poligono di Capo Teulada 3 novembre/DESMONAUTICA/“Azienda insanitaia locale”                                                          Immagine rimossa.

 
 

Trasmissione del 21/10/2015 " Danzare su una polveriera"

Data di trasmissione
Durata 1h 0m 45s

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 21/10/2015

“Danzare suna polveriera”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/10/25/podcast-della-trasmissione-del-21102015/

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“In quanto mestiza, non ho paese, la mia patria mi ha esclusa; eppure tutti i paesi mi appartengono, perché di ogni donna sono la sorella o l’amante potenziale (in quanto lesbica non ho razza, il mio stesso popolo non mi riconosce; ma sono tutte le razze, perché in ogni razza c’è il diverso in me). Sono senza cultura perché, in quanto femminista, sfido le credenze collettive cultural/religiose di orginine maschile tanto degli indo-ispanici quanto degli anglos; eppure sono piena di cultura perché partecipo alla creazione di una cultura ulteriore, di una nuova storia del mondo e della nostra presenza in esso, di un nuovo sistema di valori le cui immagini e simboli ci connettono le une alle altre ed al pianeta. Soy un amasamiento, sono l’atto di impastare, di unire e di mettere insieme, da cui ha preso forma una creatura che appartiene sia al buio, sia alla luce, ma anche una creatura che mette in discussione la definizione di luce e di buio e ne cambia il significato.”

 La conciencia de la mestiza – Gloria Anzaldua

Petronilla e la finanza/Corpo di Stato/Appello per una partecipazione femminista e lesbica, gay, trans, queer alle iniziative antimilitariste contro la Trident Juncture/Danzare su una polveriera”

La Parentesi del 21/10/2015 "Corpo di Stato”

Data di trasmissione
Durata 5m 53s
“Corpo di Stato”Immagine rimossa.

Da molti anni ormai è stata codificata la  così detta “morte cerebrale”, che non è altro che una definizione fittizia di morte fatta a tavolino. Il cervello sarebbe  in uno stato di coma per cui, secondo i protocolli,  non sarebbe più in grado di riprendersi , ma il corpo è vivo. Il concetto di morte cerebrale è utilissimo per il business degli espianti/trapianti perché gli organi morti non si possono trapiantare. E’ la così detta “donazione” per morte cerebrale a “cuore battente”.

Ora sul Corriere  della Sera del 14 e 15 settembre scorso  leggiamo che è stata effettuata una così detta “donazione” “a cuore fermo”, non più quindi da un paziente con il cervello fuori uso, ma in arresto cardiaco.

Non ha molta importanza la questione tecnica, addentrarsi nei meandri del quanto uno è morto, se sia più morto che vivo o  più vivo che morto. La questione è politica.

La morte non può essere decisa con protocolli di Stato e lo Stato non si può arrogare il diritto di decidere quando una persona è morta. Dovrebbe attuare solo delle procedure di salvaguardia, cioè assicurare il famoso tempo congruo di osservazione per evitare di dichiarare morto, e inumare o cremare o quello che far si voglia a seconda degli usi, dei costumi e della volontà personale, qualcuno che invece sembra morto, ma non lo è.

La questione non è di lana caprina. Se lo Stato si premura di dichiarare a tavolino una morte fittizia, gli interessi sono importanti. In una società basata sul profitto e su una struttura classista, razzista e sessista si aprono scenari facili da immaginare.

I corpi non sono tutti uguali, sono attraversati dal genere, dalla così detta razza, e dalla classe. Ogni corpo fa i conti con la sua immagine sociale e con la collocazione che gli dà l’applicazione del sistema della classificazione di potere. Da qui il ruolo delle esperte e degli esperti che partecipano alla classificazione,  selezione e uso dei corpi, ottenendo consenso attraverso la presunta scientificità del loro operare.

Ma la scienza , di qualsiasi scienza si tratti, non è neutra, né imparziale: viene usata e si presta a veicolare quello di cui il sistema ha bisogno. Le stesse ricerche scientifiche sono costruite ad arte e dipende da come poi vengono usate, intendendo con questo il riferimento non solo alla scienza in senso stretto ma anche a qualsiasi altra branca che pretenda scientificità.

Dimenticare questo permette l’accettazione della violenza che lo Stato agisce si corpi.

Il neoliberismo che attualmente si è affermato in maniera dilagante, ha cominciato il suo percorso diverso tempo fa e ha trovato un servo disponibile e attivo nella socialdemocrazia che con l’uso strumentale del lessico e dell’armamentario della sinistra è riuscita ad annullare non solo la capacità ma perfino i riferimenti e le coordinate di un pensiero critico. In questo il “politicamente corretto” si è rivelato strumento devastante di manipolazione delle coscienze.

Si è verificato uno spostamento importante da quello che era lo Stato di diritto borghese allo Stato etico di matrice nazista. Lo Stato diventa padrone e tutore delle nostre vite, non solo vuole decidere se dobbiamo lavorare o non lavorare e come e quanto, se siamo sfruttabili o siamo esercito di riserva, se possiamo divertirci e come lo dobbiamo fare, come dobbiamo consumare e come deve essere mercificata la nostra esistenza, come e quando dobbiamo amare, ma ci dobbiamo affidare completamente anima e corpo.

Ha la pretesa di normare continuamente i nostri comportamenti, mascherando il tutto  sempre con nobili intenti e migliori fini. Così il consiglio dei ministri qualche giorno fa ha approvato il divieto di fumare in auto se ci sono bambini o donne incinte. Poco importa se i bambini mangeranno la diossina, respireranno i gas delle fabbriche o vivranno senza casa sotto i ponti in attesa di morire di lavoro. Poi, magari, quando  cadranno da qualche impalcatura o saranno colti da arresto cardiaco potranno essere usati come pezzi di ricambio. I malati di cuore, quelli che sono a rischio di infarto sappiano che anche loro sono entrati nelle attenzioni “premurose” dello Stato e potrebbero essere espiantati invece che curati, a seconda degli interessi del momento. Ma, siccome siamo nel regno dell’ipocrisia sono stati messi i defibrillatori in ogni dove.                   Quando l’ “ipse dixit” imperava, il signore aveva il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi, gli zar e i boiardi possedevano le terre insieme alle anime e queste neppure si potevano sposare senza il consenso del padrone. Ancora oggi, negli Stati Uniti il corpo dei detenuti e delle detenute appartiene allo Stato, è l’eccezione fatta nell’emendamento della Costituzione che ha abolito la schiavitù. Non possono decidere quando e come curarsi perché è lo Stato che decide per loro, non possono avere un medico esterno perché il corpo non è più loro.

Si sta verificando il trasferimento di questo principio alla società tutta: il nostro corpo non è più nostro, è dello Stato che si arroga il diritto di usarlo come vuole. Non è forse controllando i corpi refrattari con il confino, l’obbligo di dimora, i fogli di via che lo Stato sta mettendo in atto la più capillare forma di repressione sociale?

Il pensiero illuminista aveva liberato la volontà individuale e il diritto di ognuno di decidere della propria vita, ma la borghesia ha fatto in modo da ottenere dagli esseri umani la sottomissione e l’asservimento volontario e non c’è nessuna schiavitù peggiore perché è priva della rabbia per la propria condizione.

Renderci tutte e tutti schiavi volontari e proprietà dello Stato è l’obiettivo inconfessato, ma messo in atto giorno dopo giorno da questo sistema di potere. Sottrarsi in ogni modo è un’assoluta necessità.

 

Trasmissione del 14/10/2015 "Nessuna pace per chi vive di guerra"

Data di trasmissione
Durata 1h 37m 6s

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 14/10/2015

“Nessuna pace per chi vive di guerra

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“Entriamo, Usciamo, Saliamo, Scendiamo, Tagliamo,
Ogni volta che vogliamo. Sappiatelo/TRIDENT JUNCTURE in studio con noi e in collegamento dalla Sardegna, le compagne della Rete “Nobasi nè qui nè altrove”/ Detenzione amministrativa/Campeggio antimilitarista/Imperialismo e  patriarcato”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/10/16/podcast-della-trasmissione-del-14102015/

 

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La Parentesi del 14/10/2015 "Detenzione amministrativa"

Data di trasmissione
Durata 5m 20s

La Parentesi di Elisabetta del 14/10/2015

“Detenzione amministrativa”

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La settimana scorsa ci sono state diverse iniziative a sostegno dei prigionieri/e politici palestinesi in sciopero della fame, incarcerati dal governo israeliano con lo strumento della detenzione amministrativa, la pratica “legale” per la quale un/una palestinese diventa prigioniero/a senza accuse né processo, una pratica rinnovabile di 6 mesi in 6 mesi. Sono oltre 350 i prigionieri/e in questa situazione e vengono presi di mira dagli arresti e “condannati” alla detenzione amministrativa in special modo i rappresentanti politici maggiormente esposti, come Khalida Jarrar, prelevata dalla sua abitazione in piena notte da reparti israeliani ad aprile perché rappresenterebbe “una minaccia per la sicurezza”.
Il principio della detenzione amministrativa è un concetto che nasce in Germania alla fine degli anni ’30 e rappresenta uno strappo importante al diritto così come noi lo conosciamo.
Nel diritto borghese una persona può essere condannata solo e soltanto per il reato che ha commesso e quando questo è stato dimostrato.
La detenzione amministrativa prevede, invece, che una persona sia sanzionata e internata non per quello che ha fatto, ma per quello che è, per una condizione, un’etnia, un credo politico o religioso, una situazione familiare o sociale… E’ il trascinamento dallo Stato di diritto allo Stato etico ed è un principio nazista.
Lo Stato si arroga il giudizio sul comportamento e non sugli atti, sull’essenza del pensiero e sulle modalità di vita e non sul reato. Ragione per cui non è necessario un giudice a decretare la detenzione amministrativa, ma è un provvedimento messo in atto direttamente dagli organi repressivi e di controllo nelle accezioni più svariate.
Nella Germania degli anni’30 nel campo di internamento di Ravensbruck, campo per sole donne e giovani ragazze, venivano internate tutte quelle che non erano gradite al sistema, quelle che erano madri, sorelle, parenti di antinazisti in senso lato, ma, la maggior parte veniva internata su indicazione dei servizi sociali e con delle motivazioni assai vaghe di “asozialen”.
E’ chiaro che la detenzione amministrativa è un grande strumento di controllo sociale, non solo perché interna tutte quelle e tutti quelli non graditi al potere, ma perché spinge anche i cittadini/e a diventare delatori/delatrici, controllori e controllore di se stessi e degli altri e a usare lo strumento della denuncia anonima.
Anche qui da noi c’è la detenzione amministrativa, ci sono i CIE, i centri di identificazione ed espulsione, veri e propri campi di internamento in cui vengono rinchiusi soggetti che non hanno commesso reati, ma che sono ritenuti irregolari. Ora tocca alle migranti ed ai migranti senza permesso di soggiorno o ai così detti “clandestini”, ma il principio può essere esteso a chiunque non sia gradito al sistema,
Sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano nel 1998 e questo la dice lunga sull’area politica che è portatrice in questa società dei principi ideologici nazisti. Perché se i principi nazisti informano una società non dipende da quanto i simboli storicamente riconoscibili siano pubblici ed evidenti, ma da quanto un’ ideologia pervade la struttura e la modalità a cui si informano lo Stato, le leggi e il metabolismo sociale che ne deriva.
Il riformismo neoliberista, PD in testa, è il portatore dei principi di nazista memoria perché tende all’instaurazione di un governo diretto del potere economico eliminando la mediazione politica e ha la pretesa di normare ogni aspetto della nostra vita. Infatti, corollario della detenzione amministrativa sono le sanzioni amministrative relative al così detto ordine pubblico che vengono comminate direttamente dagli istituti di controllo poliziesco e sono state veicolate e fatte accettare usando situazioni e accadimenti a cui l’opinione pubblica è particolarmente sensibile. Una per tutte è il Daspo che prevede il divieto per i tifosi a cui viene applicato di accedere agli stadi e l’obbligo di firma durante le partite. E la tendenza è a trasferire questo tipo di modalità alla società tutta e soprattutto a chi manifesta dissenso etichettato subito come soggetto socialmente pericolo.
Quando si parla di solidarietà internazionalista mettiamo spesso l’accento sull’appoggio che diamo alle lotte che attuano percorsi di libertà e di liberazione in altri paesi ed è giusto che questa solidarietà venga messa in atto, ma l’aspetto più importante dovrebbe essere quello di riportare le lotte ad unità e a sintesi.
Quando manifestiamo solidarietà ai prigionieri politici palestinesi in detenzione amministrativa, in effetti, lottiamo per noi stesse e per noi stessi e quando ci battiamo per l’abolizione delle sanzioni amministrative e per la chiusura dei Cie a casa nostra, lottiamo anche per loro.

 

Trasmissione del 7/10/2015 "Lo stato dei movimenti, compreso quello femminista"

Data di trasmissione
Durata 1h 56m 1s

Questa è la prima trasmissione dell’anno politico 2015/2016, Buon ascolto!

“I Nomi delle Cose” /Puntata del 7/10/2015

Lo stato dei movimenti, compreso quello femminista

“Era una notte di lupi feroci, l’abbiamo riempita di suoni e di voci”

“Dedicata a Lucia Ottobrini/la trasmissione del nuovo anno politico: cosa resta e cosa cambia/Desmonautica/Mai contro sole/Lo stato dei movimenti”

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La rubrica di Denys, all’interno della nostra trasmissione cambia nome ma non solo e da “Quell* che non hanno il genere, ma hanno la classe” diventa “Desmonautica” e Denys ci spiega perché:

“Desmos: legame e vincolo per definizione, ma anche rapporto e relazione,
interconnessione. Legamento nei libri di medicina, controllo in quelli
di meccanica, desmologico è lo studio dei legami chimici molecolari e
atomici. Desmonautica è quaderno di appunti e diario di un viaggio nei
tendini della società, e alle sue desmopatie.

Il desmonauta che lo narra ha smesso di non avere il genere ma avere la
classe. Per meglio dire, la classe ce l’ha ancora. Il genere pure, work
in progress. Tutto sta mutando e lui non facendo eccezione si è avviato
verso nuovi sviluppi, nuovi orizzonti, una nuova storia, sua e delle sue
idee, ed è ora convinto e intenzionato più che mai ad indossare tuta
antigravitazionale, solidi scarponcini e un paio di acuti occhiali
materialisti per guardare, sviscerare, analizzare spazi e tempi. Gli
spazi sono quelli del sapere, dell’agire, del divenire e
dell’attraversare, con i soggetti e le contraddizioni che contengono. I
tempi sono quelli che corrono, e qualche volta fanno un salto in avanti.

Ogni ultimo mercoledì del mese chiama le cose col loro nome con
interventi spurii tanto quanto le sue presenze nella sua rubrica, che
rimane dov’è: ogni ultimo mercoledì del mese, solito orario, sulla
frequenza 87.9FM di Radio Ondarossa.”

 

La Parentesi del 7/10/2015 "Mai contro sole"

Data di trasmissione
Durata 6m 22s
“Mai contro sole”

http://coordinamenta.noblogs.org/post/2015/10/08/la-parentesi-di-elisabetta-del-7102015/

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Quando si decide di intraprendere una lotta, il primo problema che ci si dovrebbe porre è il riconoscimento del nemico.

Non è questione da poco o da sottovalutare altrimenti rischiamo di combattere “contro sole” e, non vedere chi abbiamo di fronte, significa perdere in partenza.

Lo abbiamo già detto tante volte, siamo calate nella fase imperialista del capitalismo, nella sua fase che tende al monopolio. Il neoliberismo non è altro che il punto a cui è arrivato il capitale nel suo processo autoespansivo, è una vera e propria scelta ideologica e non il prodotto di un momento di crisi. O meglio, la crisi c’è ma è per tutti quelli attaccati dalle politiche neoliberiste, siano strati sociali o Stati, qui o nel terzo mondo, e nulla di quello che succede è il prodotto di una difficoltà del capitale, bensì di una precisa scelta.

Stiamo assistendo ad un lotta spietata senza esclusione di colpi per la ridefinizione dei rapporti di forza tra le multinazionali e gli Stati e con gli oppressi tutti.

Ma il neoliberismo è un prodotto ideologico statunitense che, testato nel Cile di Pinochet, attraverso l’Inghilterra è arrivato fino a noi in Europa.

Sono proprio gli Stati Uniti ad avere la pretesa egemonica  e a porsi come Stato del capitale.

Dire questo non significa fare dell’antiamericanismo, ma leggere gli avvenimenti che scorrono davanti ai nostri occhi per quello che sono, un attacco a tutto campo da parte degli Usa a tutti coloro che sono asimmetrici agli interessi statunitensi, un passo dopo l’altro, dalla Jugoslavia, all’Iraq, passando per l’Afghanistan, dalla Libia alla Siria o che possono essere funzionali al progetto espansivo come per l’Ucraina. Il progetto di dominio e di controllo mondiale degli Usa cammina senza soste e non riconosce neppure alleati, ma solo vassalli. E’ chiaro che essendo la fase imperialista, anche gli altri paesi sono imperialisti. L’Europa stessa avrebbe delle pretese di imporsi come polo imperialista autonomo dagli Usa, dato che i suoi interessi non sono sempre coincidenti, ma non ne ha né la possibilità, né la forza, soprattutto militare. Una potenza economica come la Germania è “occupata” dalle basi statunitensi e, infatti, non riesce a sottrarsi alle sanzioni nei confronti della Russia che la danneggiano fortemente. Il TTIP è emblematico dell’attacco sferrato dagli Usa all’Unione Europea.

Annacquare il discorso politico in un generico antimperialismo, significa non riconoscere il nemico e, quindi, sottovalutare l’importanza delle mobilitazioni contro la Nato, vero e proprio esercito di aggressione e danzare sopra una polveriera.

Ma, non riconoscere il nemico esterno, non permette neppure di riconoscere il nemico interno.

E’ il PD, nelle sue varie accezioni, ad aver naturalizzato e a naturalizzare il neoliberismo nel nostro paese e a rappresentare gli interessi delle multinazionali anglo-americane qui da noi e ad aver trasformato l’Italia in un governatorato. Ma il riconoscimento del nemico non avviene per posizioni ideologiche o preconcette, avviene solo e soltanto dall’analisi delle scelte e dei comportamenti politici. La socialdemocrazia si è trasformata in destra moderna e usando un lessico, parole, segni, segnali e modalità della sinistra è riuscita a naturalizzare il neoliberismo, un passo dopo l’altro, una “così detta riforma” dopo l’altra, fino all’attuale dilagare del governo Renzi, tra l’altro illegittimo, ma che rappresenta solo l’ultimo atto di un lungo percorso. La destra tradizionale è, in questo gioco, assolutamente perdente, attardata su modalità politiche, queste sì, della vecchia DC, dei contributi statali a pioggia, delle commesse nel sud, dei rapporti con la mafia…..a tutela degli interessi di una borghesia nazionale  destinata alla sconfitta dalla nuova iper-borghesia o borghesia transnazionale o borghesia imperialista che dir si voglia.

L’iper-borghesia sta ridefinendo gli assetti anche all’interno di quella che era l’ossatura della borghesia e in questa ridefinizione dei rapporti all’interno della classe ha buttato a mare la piccola e media borghesia, i piccoli imprenditori, i professionisti, gli insegnanti, il ceto medio nelle sue varie configurazioni.

Il traballante e strumentale stato sociale keynesiano, strumentale perché scelto, in verità, in funzione anticomunista, con riferimento non solo all’Unione Sovietica, ma ad un immaginario che attraversava  le classi subalterne, è venuto meno. E’ stato chiuso in maniera drastica e unilaterale ogni spazio di contrattazione.

Ma c’è l’impressione netta che le lotte che vengono messe in atto per contrapporsi al neoliberismo dilagante appartengano ancora ad una configurazione sociale keynesiana che non esiste più: gli scioperi, le proteste, le manifestazioni, i presidi….sono tutte forme di lotta che presuppongono un interlocutore. Ma l’interlocutore non c’è più, c’è solo un nemico.

E se il patto sociale è rotto, perché è rotto, e, purtroppo non l’abbiamo rotto noi, allora nessuno, ma proprio nessuno deve più nulla a questo Stato: nessuna tassa, nessun ticket, nessuna bolletta, nessuna multa, nessun biglietto…..nulla di nulla è più dovuto a nessun titolo.

Le lotte territoriali sono importanti, partire dai bisogni e dalle esigenze altrettanto, ma non basta, bisogna riuscire a parlare a tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi, cogliere  e raccogliere quelle istanze che li attraversano e trasformarle in lotta di classe.

Ma qualsiasi lotta porteremo avanti non ci dovremo mai dimenticare chi è il nemico esterno, chi è il nemico interno e qual è l’obiettivo: uscire da questa società.