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antimilitarismo

Nuovi scenari di guerra dopo la vittoria di Donald Trump

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Con Antonio Mazzeo (giornalista, docente e attivista antimilitarista) discutiamo delle future prospettive di guerra in Ucraina e non solo, anche in vista della recente vittoria di Trump e dei probabili cambiamenti geopolitici mondiali.

Parliamo anche della corsa agli armamenti che sta vivendo l'Europa con particolare attenzione al ruolo giocato dalla Leonardo S.p.a.

Fuori la guerra dalla storia e dalla scuola

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Nella prima parte della trasmissione una studente del liceo Norberto Rosa di Bussoleno parliamo dello sciopero studentesco del 15 ottobre quando gli/le studenti dei licei Norberto Rosa e Enzo Ferrari hanno manifestato contro il progetto di dimensionamento delle loro scuole e contro la prevista chiusura della stazione di Susa, dovuta ai lavori per il Tav, che andrebbe a impattare pesantemente anche sulla vita delle scuole.

Abbiamo poi sentito un compagno dell'Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell'università per parlare delle celebrazioni militariste del 4 novembre, in particolare a Roma, con il "Villaggio Difesa", una cittadella militare allestita al Circo Massimo, a cui sono invitate le scuole. Domani, 30 ottobre, l?osservatorio invata tutte e tutti a partecipare al seminario: 4 novembre: fuori la guerra dalla storia e dalla scuola.

Infine abbiamo parlato della conclusione del processo per la morte sul lavoro, cioè durante l'alternanza scuola-sfruttamento, dello studente Lorenzo Parelli e dello sciopero del comparto scuola di giovedì 31 ottobre, indetto da CGIL a cui partecipano anche alcuni sindacati di base.

SARDEGNA: A 10 ANNI DALLA MANIFESTAZIONE A CAPO FRASCA

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Durata 11m 14s

Con un compagno di A Foras ricordiamo la manifestazione a Capo Frasca contro l'occupazione militare in Sardegna e colleghiamo questa ricorrenza con le lotte del presente: al fianco della Palestina e contro l'invasione eolica in Sardegna.

10 annos de gherra 10 annos de resistentzia
Immagini video e racconti della storica manifestazione di Capo Frasca e CRC POSSE in concerto

A dieci anni dalla grande manifestazione del 13 settembre 2014 a Capo Frasca la lotta continua, nel frattempo, ai vecchi nemici se ne sono aggiunti di nuovi, ai signori della guerra si sono aggiunte le multinazionali del vento, e la nostra isola viene, ancora una volta, venduta come merce da chi, sulle nostre vite e su quelle delle future generazioni di Sardə, fa soldi facili. Il 13 settembre 2014 è successo qualcosa di diverso, quella giornata ci ha insegnato che una coscienza collettiva capace di lottare in Sardegna c’è, e in questo momento come non mai, abbiamo sentito il bisogno di ricordarlo a noi stessə, e il dovere di raccontarlo a chi, dieci anni fa, era troppo giovane per poter manifestare davanti alle reti di Capo Frasca. È proprio nel rispetto dello spirito di quella giornata che vogliamo raccontarla come un punto di inizio, una svolta, da tenere ben impressa e ben custodita, in special modo ora, che abbiamo bisogno della forza di tuttə per poter mandare avanti una lotta dura e complicata come quella contro la speculazione energetica. Ci vedremo quindi questo venerdì, 13 settembre, a Selargius, al presidio La Rivolta degli Ulivi, un luogo dove la lotta sta avvenendo adesso, dove il terreno di conflitto è aperto, e la resistenza pianta le sue radici, forti e robuste proprio come quelle degli Ulivi. Ci ritroveremo con immagini, video e racconti di chi c’era e ha contribuito a costruire quella giornata. Cena condivisa, ognun porta ciò che vuole trovare; porta piatto, bicchiere e posate Dimostriamo che la stessa, giusta rabbia di dieci anni fa vive ancora, ed è solo destinata a crescere. Indicazioni Maps: fronte stazione terna Selargius, link: https://maps.app.goo.gl/MNhpV94jcBu5FhNV6?g_st=com.google.maps.preview.copy Totu in pare, nche los amus a bogare a forasImmagine rimossa.

La scuola va alla guerra

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Durata 1h 29m 49s

Oggi abbiamo riproposto la presentazione di "La scuola va alla guerra. Inchiesta sulla militarizzazione dell'istruzione in Italia" (Manifestolibri, 2024), con l'autore Antonio Mazzeo, e del dossier "La questione palestinese fuori e dentro l'università", con il Collettivo d'Ateneo di Firenze. A partire dalla presentazione di questi due lavori, abbiamo approfondito e criticato lo stretto legame che sussiste fra appartato industriale-militare-finanziario e scuola e università oggi in Italia.

L'università continua a distruggere spazi

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Durata 15m 5s

Con i compagni e le compagne del Collettivo universitario di Zaum abbiamo parlato dello spazio di ZONA1 che ha fatto tante iniziative nell'ultimo periodo ma che da poco tempo ha subito uno sgombero da parte della rettrice. L'università è sempre più militarizzata e le richieste degli studenti vengono gestite dalla polizia e non dalla rettrice.

Nessuna base per nessuna guerra dal 2 al 4 giugno 2023

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Durata 22m 43s
Con una compagna del movimento No Base parliamo della tre giorni No Base che si svolgerà dal 2 al 4 giugno 2023 tra San Piero a Grado, Coltano e Pisa. Tutte le info potete trovarle qui.
 
È passato un anno dalla manifestazione indetta a Coltano contro la costruzione di una nuova base militare dell'esercito italiano per i corpi speciali, in particolare il 1º reggimento dei carabinieri paracadutisti "Tuscania" e il reparto d'élite dei carabinieri "G.I.S." (Gruppo Intervento Speciale).
La forte risposta che nel nostro territorio si è costruita ha permesso di rallentare il progetto: ad oggi, nonostante un DPCM mai ritirato che decreta la costruzione della base a Coltano, non una pietra è stata posata.
Si è parlato di spacchettamenti e ricollocazione della base, ma l'interesse è sempre quello di costruire un enorme hub logistico per la guerra che vedrebbe questa infrastruttura inserirsi strategicamente tra Camp Darby, l'aeroporto militare di Pisa e il porto di Livorno.
Ma non sarà possibile vincere la lotta contro la costruzione di nuove basi militari se non si ferma l'escalation globale verso la guerra. Un'escalation reale con conseguenze rovinose nei territori e nelle vite delle persone: la produzione bellica cresce insieme ai trasporti via treno, nave e gomma di armi, alle gite studentesche dentro le caserme, alle presenza del comparto militare nelle scuole. Mentre si chiudono ospedali, servizi sanitari territoriali e scuole, si delocalizza la produzione e polverizzano posti di lavoro, si tolgono le già risicate forme di sussistenza sociale, subiamo un drammatico rincaro energetico, aumento dell'inflazione e del carovita.
In quest'anno l'avvitamento della guerra è aumentato coinvolgendo sempre più luoghi: in Ucraina, in Medio Oriente, in Africa, nel Mediterraneo e in tanti altri luoghi in cui la guerra è più o meno esplicita. Oggi nel mondo sono in corso decine di conflitti armati: guerre in cui le grandi potenze economiche si scontrano "per procura" e conflitti "a bassa intensità".
Questo avvitamento lo vediamo in diversi luoghi: Afghanistan, Yemen, Siria, Palestina, Iraq, Sahel, Congo, Nigeria, ma anche Etiopia, Myanmar, Colombia, Messico e molti altri.
Anche sul territorio europeo l'escalation continua: in Ucraina e nelle diverse zone di "confine" aumentano gli investimenti in munizioni, i sistemi di controllo e confino dei flussi migratori, l'uso di droni e lo sviluppo di tecnologie militari.
Il controllo e l’investimento sulle fonti energetiche rappresenta uno dei modi attraverso cui si ridisegnano le sfere di influenza mondiali, di cui le guerre sono naturale conseguenza. Nello scenario bellico globale, la corsa forsennata a nuove fonti fossili accelera la crisi climatica e approfondisce le disuguaglianze sociali, anche se mascherata dalla narrazione delle transizione ecologica, che si sta oggi consumando sulla pelle dellə lavoratorə e sui territori.
L'avvitamento della guerra ha degli effetti devastanti e mortiferi, produce danni, trasfigura territori, relazioni, luoghi della formazione, spazi di democrazia, sia nei territori coinvolti che "ospitano" basi militari sia in quelli che apparentemente sembrano "in pace" ma che subiscono le conseguenze legate alla scelta di dirottare gli investimenti pubblici sulle spese militari e su nuovi investimenti in energie fossili anziché sugli ospedali, le scuole, l'emergenza abitativa.
Tutti questi effetti ricadono con particolare violenza sui corpi delle donne e delle soggettività non conformi, sulle persone sfruttate, povere e precarie, sulle persone piccole e la natura.
Lo Stato italiano ha già speso un miliardo per le armi inviate in Ucraina e le spese militari aumentano costantemente (passando da 25,7 miliardi a 26,5 miliardi solo tra il 2022 e il 2023). Ogni euro speso per il riarmo è un euro sottratto ai servizi essenziali e al benessere complessivo della società. Queste guerre sono pagate dai popoli ma fanno solo gli interessi dei potenti. Sono il frutto della concentrazione della ricchezza in mani di pochi e premessa perché questa continui a crescere.
In quest'ultimo anno tante sono state le manifestazioni contro la guerra e l’invio di armi: cortei, conferenze, fiaccolate, blocchi delle navi e aerei che trasportavano armi.
Tutte queste lotte possono fermare un pezzetto di escalation, ma da solə nessunə riuscirà a vincere e rompere il muro di propaganda e manipolazione che i governi e i media stanno costruendo. Il nazionalismo, militarismo e sessismo pervadono sempre più in profondità la cultura, l’economia ed ogni ambito sociale.
Come agire per contrastarli, soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado? A quanto ammontano realmente le spese militari del nostro paese? Quanto sono aumentate negli ultimi anni? Dove e a chi vanno questi soldi, per produrre cosa? Quanti militari sono coinvolti in territori bellici, e quali? Come possiamo conoscere, rintracciare e bloccare la filiera della guerra?