Continua la mobilitazione delle famiglie dei migranti tunisini scomparsi da più di un anno: venerdì 30 marzo si terrà un presidio davanti all'Ambasciata tunisina (ore 12 - via Asmara 7).
Dopo le cariche al presidio sabato fuori dal cie di corso Brunelleschi (presidio che ha riscontrato una partecipazione ampia non solo di attivisti antirazzisti, ma di anche di altre componenti sociali), ieri sera c'è stata una pesante azione di repressione nei confronti dei prigionieri, con lancio di lacrimogeni e uso di idranti.
La Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) denuncia l'impossibilità di libera informazione nei CIE (Centri di Identificazione) e CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), e convoca una serie di manifestazioni e sit-in presso i centri dislocati a Roma, Bologna, Modena, Gradisca, Torino, Milano, Bari, Cagliari, Santa Maria Capua Vetere, Trapani, Catania, Lampedusa, Porto Empedocle. Ne parliamo con Gabriele Del Grande di Fortress Europe, organizzazione che ha lanciato questo appuntamento raccolto da diversi giornalisti.
Durata: 7'06''
Per ulteriori info sulle condizioni all'interno dei cie:
Ascolta la corrispondenza con una compagna della rete Migranda di donne migranti e donne italiane provenienti da diverse città, che hanno appena pubblicato il primo numero del loro giornale scaricabile qui.
Milano, assemblea di donne il 4 maggio “Per riprenderci il tempo della vita e lo spazio della città” – ce ne parla una compagna del collettivo Leventicinqueundici: l'intento è quello di esplorare i nessi fra le politiche di controllo che hanno consentito il nascere di Centri di identificazione ed espulsione, dove rinchiudere donne e uomini migranti bollati come “illegali”, e ciò che limita e ingabbia le nostre vite di cittadine cosiddette “legali”.
Ascolta la corrispondenza con una compagna di Manduria, sulla situazione degli immigrati dalla Tunisia e dal Magreb scortanti fuori dal Cai attraverso il rilascio di pernmessi a pagamento.
Donne e lesbiche contro i CIE hanno indetto per il 9 marzo alle 17.30 un presidio davanti all'Eni Store di Bologna, per rompere il silenziosulle violenze che le ribelli e le donne migranti stanno vivendo in Libia e nei lager italiani a causa degli interessi economici e delle politiche securitarie dell’Italia e dell’Unione europea!
L’abbiamo detto e continueremo a dirlo nonostante i tribunali non lo riconoscano, ma tant’è!
Ascolta le riflessioni di una compagna di Noinonsiamocomplici sugli esiti del processo per stupro contro l’ispettoce capo del Cie di via Corelli di Milano ai danni di Joy, la donna nigeriana che l’ha denunciato.