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Roma

Cosa succede in città: i soldi

Data di trasmissione
Durata 1h 25m 24s
Durata 17m 30s
Durata 31m 21s

Terza e, per ora, ultima puntata del ciclo di trasmissioni sul Giubileo.

Con compagn che lottano nei quartieri di periferia a Roma, cerchiamo di guardare il modo in cui l'ingente spesa pubblica risultante da PNRR, Giubileo, e più in generale della politica di ampliamento del budget degli ultimi 4 anni hanno concretamente agito. Lo facciamo usando i casi studio specifici della sanità e dell'edilizia residenziale pubblica.

Cosa succede in città: il cemento

Data di trasmissione
Durata 1h 29m 10s

Seconda puntata per questa trasmissione. La settimana scorsa abbiamo parlato di turismo e del suo impatto, oggi invece entriamo nel vivo di uno degli aspetti più visibili e discussi della speculazione: il cemento.

Durante la puntata cercheremo di andare dal particolare al generale, inframezzando le nostre voci con quelle di compagnə che seguono la vertenza del pratone di torre spaccata e del lago dell'ex-SNIA. Ci racconteranno per sommi capi la specificità del territorio in questione, le loro rivendicazioni, e in dialogo con loro cercheremo di sviluppare un ragionamento che mostri come le colate di cemento siano la parte visibile di un asservimento della politica non solo ad interessi privatistici, ma alla stessa logica della rendita. Un asservimento che si esprime attraverso azioni e inazioni legali, norme attuative e scelte.

Il giubileo, come tutti i grandi eventi, si trasforma subito in grande opera, e fa la sua parte in questo accelerando questi processi: una quantità di soldi così grande da essere impossibile da gestire in maniere effettivamente utili a chi vive la città, e che può solo essere fatta gestire a chi ha la capacità di riceverli: edilizia e infrastrutture.

Cosa succede in città: il turismo

Data di trasmissione
Durata 1h 30m 10s

Apriamo questo ciclo di trasmissioni che affronta l'ennesimo grande evento che si affaccia su questa città: il Giubileo.

In questa puntata di "cosa succede in città" abbiamo parlato dell'impatto del turismo sulla questione degli affitti, allargando il tema oltre il fenomeno airbnb.

Con il contributo di Barbara Brollo, abbiamo cercato di definire la turistificazione e le sue conseguenze sulla città di Roma. Definizione che abbiamo poi reso più concreta ascoltando l'intervento dell'assemblea di autodifesa dagli sfratti e del comitato no porto di fiumicino.

In studio con noi compagn di Zaum, con cui abbiamo approfondito il tipo di città che si propone/impone alle studenti, in particolare con gli studentati di lusso.

Prossimi appuntamenti: giovedì 12 dicembre (Cemento) e 19 dicembre (Soldi).

Lettera dai Detenuti Liberi di Regina Coeli

Data di trasmissione
Durata 6m 58s

Cara Radio Onda Rossa,

Intanto grazie per l’attenzione e per dare voce a chi, come noi, si ritrova schiacciato da questo sistema insano e inumano. Questi giorni sono molto faticosi per noi. Il caldo amplifica le sofferenze che già erano insopportabili.

Senza troppo girarci intorno, quello che vi chiediamo è di aiutarci, di rendere trasparenti questi muri, mostrando alla gente i crimini commessi da uno stato che, ipocrita, pretende il rispetto delle leggi che esso stesso vìola sistematicamente restando però impunito. Vorremmo che tutti e tutte riuscissero a capire che non c’è nulla di rieducativo nel carcere. Vorremmo che si superasse la solita narrazione della prigione che garantisce la sicurezza dei cittadini. È falso. Il carcere è criminale, criminoso e criminogeno.

Oggi in Italia vivono migliaia di persone (uomini, donne, ragazzini, perfino neonati con le loro mamme) chiuse come le bestie, in celle piccolissime nelle quali si boccheggia, buttate su brande di ferro con un foglio di gommapiuma lercia come materasso. Vivono chiuse senza servizi igienici adeguati, senza una doccia, senza un luogo sano nel quale cucinare.
Quando vedete le immagini in TV della solita rivolta o dell’ennesimo suicidio, dovete sapere che di carcere si soffre fino a diventare pazzi, di carcere ci si ammala, di carcere si muore. Fuori si vive un’immagine che, per quanto negativa, non riuscirà mai a rappresentare l’oscenità del carcere.

Qui a Regina Coeli abbiamo quasi raggiunto 1200 detenuti (a fronte di 680 posti ufficiali). Col sovraffollamento è saltato tutto: le educatrici non si vedono più, molte attività sono sospese, l’area sanitaria è totalmente inadeguata, con mesi di attesa per una visita. Anche la magistratura di sorveglianza è intasata al punto che non vengono nemmeno concessi i benefici di legge. Il vitto è disgustoso e comunque insufficiente. I lavoranti sono costretti a ridividere, i pezzetti di pollo per farli arrivare a tutti. Servono quasi ogni sera, con questo caldo, un brodo immangiabile fatto con gli avanzi dei pasti precedenti. E quando la cucina non ce la fa (sta erogando il doppio dei pasti) arrivano ranci ridicoli, con un uovo sodo o due fettine sottili di formaggio. Le persone più giovani muoiono di fame, quelle più anziane o più fragili si ammalano. L’acqua corrente è sempre più scarsa. Con quell’unico rigagnolo che c’è rimasto dobbiamo lavarci, cucinare, bere, ecc.

Oltre la metà di chi è rinchiuso qui dentro non ha soldi, quindi non si può permettere i pochi e costosi prodotti che siamo autorizzati ad acquistare dal fornitore monopolista. Così, una massa di almeno 600 persone, ogni giorno deve trovare il modo di rimediare il cibo, il sapone per lavarsi, perfino la carta igienica! (te ne danno un rotolo al mese, le guardie). Poi ci sono gli insetti che ti mangiano. Due sezioni sono piene di cimici e scabbia. I topi sono ovunque.
E poi ci sono quelle maledette gelosie. Guardate bene in carcere: le vedete? Quelle lastre di ferro nero montate davanti alle finestre delle celle. Illegali da molti anni ma mai rimosse per i costi dei lavori. Non fanno passare l’aria, non passa manco la luce. D’estate, quando ci batte il sole, si infuocano. Impazzisci. Cerchi di stare lontano da quella finestra bollente, ma la stanza è piccola, e al lato opposto c’è una porta blindata chiusa. Ti senti in trappola, appiccicato agli altri, tutti insofferenti. Ti fai aria con quello che trovi, ma l’aria è troppo calda. Intorno a te tutto è caldo, come un forno. Anche il cibo che compri si deteriora velocemente perché non c’è un frigo. È una tortura, e nient’altro. Lo stato tortura migliaia di persone. Non lo diciamo solo noi, ma le decine di sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani.

Tra noi c’è chi reagisce con forza, sbatte sulla porta, cerca di uscire almeno nel corridoio. Chi invece si lascia andare e decide di imbottirsi di psicofarmaci, dormire e non pensare (quasi il 40% dei detenuti), chi urla, chi piange, chi prega. Potremmo raccontarvi ancora tanto, ma non basterebbe un quaderno interno! Non si tratta più di riforme, decreti o disegni di legge. Qui, ora, si stanno commettendo crimini contro l’umanità. Le persone sono sottoposte a torture, trattamenti degradanti. Qui, proprio ora c’è gente che sta morendo. E non parliamo solo dei 54 suicidi dall’inizio dell’anno, di quelle 54 vite spezzate che oggi sono un numero sui giornali, ma ieri erano reali, avevano un nome, una storia, legami affettivi polverizzati dalla galera. Parliamo anche degli oltre 300 tentativi di suicidio dichiarati dal DAP, sventati il più delle volte da altri detenuti. Parliamo anche degli altri 72 morti per malattie o cause considerate naturali, ma anche quelli sono morti in carcere e di carcere.
Qui con noi c’è un anziano nordafricano. Ha 78 anni, cammina a fatica, gira spaesato. Dopo quasi 2 mesi ancora si confonde e non ricorda la sua cella. Dobbiamo aiutarlo per tutto, ha un’autonomia molto ridotta. Abbiamo fatto di tutto per segnalarlo, non può stare qui! Siamo molto preoccupati per lui. Non vogliamo che diventi l’ennesima “morte naturale”, conteggiata cinicamente tra i numeri che non contano!

Ci sentiamo soli, esclusi da una società cieca, ma capace di catalogare, marchiare ed escludere. Non si riesce a non pensare almeno una volta a farla finita. Non vuoi soffrire più. Qualche volta reagiamo, lottiamo, cerchiamo di unirci. Ma ogni protesta è sedata, repressa. In tanti hanno paura. Dopo la prima rivolta in sesta hanno spedito 15 capri espiatori nelle carceri più remote (perfino in Sardegna) facendo perdere loro la possibilità di vedere i familiari. Nonostante ciò, e nonostante il DL sicurezza, in sole 3 settimane ben 4 sezioni sono insorte, per disperazione. Ci sono stati incendi, lanci di oggetti. Almeno una volta a settimana il carcere è invaso dal fumo acre e tossico dei roghi. Dalla settima, dove stanno chiusi 23 ore su 24 (con l’ora d’aria spesso negli orari più caldi) quasi ogni sera si sentono battiture e grida di aiuto. Sentiamo ogni giorno notizie da altri penitenziari. Viterbo, Firenze, Milano, Trani, Trieste. Stesse storie, stesse proteste. A volte siamo costretti ad urlare, fare rumore, accendere fuochi. Vogliamo farci sentire, vogliamo essere considerati vivi perché, per quanto ci vogliano zitti, fermi, passivi, noi non siamo ancora morti!

Siamo esseri umani come voi. Alcuni hanno sbagliato, altri sono innocenti, altri ancora li hanno resi “sbagliati” con leggi liberticide che hanno creato reati dove non ce ne sono.

Siamo qui, davanti a voi, dentro Regina Coeli, dove subiamo torture, maltrattamenti, umiliazioni, trattamenti degradanti. Questo succede davanti a voi, proprio adesso. Il nostro è un grido d’aiuto, aiutateci a resistere e ad esistere!


Detenuti Liberi Regina Coeli

Non idonei alla metropolitana

Data di trasmissione

Il comune di Roma intende mettere telecamere "intelligenti" nella metropolitana. Un generico appello alla sicurezza, la previsioni di sistemi meravigliosi atti a riconoscere "chi in passato ha avuto comportamenti non idonei", e olé. Un sistema del genere non è nemmeno legale, ma il fatto che è stato nominato tradisce la concreta volontà di farlo ugualmente.

Se vi viene in mente che il colonialismo sia finito 70 anni fa, pensateci meglio: la Francia blocca l'uso di TikTok in Nuova Caledonia, una sua colonia, per rallentare le proteste contro una misura unilaterale del governo francese che cerca di bloccare l'indipendenza dell'isola. Il blocco utilizza il copione di scuse ormai affinate contro TikTok, scuse che non funzionano mai quando invece si parla dei social media a guida statunitense.

Teniamo d'occhio quanto avviene in Israele, con la collaborazione di Google con tutto l'apparato statale israeliano; il blockout, un boicottaggio a mezzo social network delle celebrità che non prendono posizione contro il genocidio in corso.

Infine, torniamo in casa nostra parlando di copyright, aggiornando sugli ultimi decreti dell'AGCOM, ormai sempre più attiva contro lo scambio di prodotti culturali.

Le dita nella presa si prende una (non tanto) piccola pausa: ci si risente Domenica 23 Giugno!

Solidarietà a Enko. Sulle perquisizioni avvenute a Roma e in Umbria.

Data di trasmissione
Durata 4m 56s

PERCHÉ NON ACCADA PIÙ A NESSUNO E A NESSUNA.
Ancora sulle perquisizioni avvenute a Roma e in Umbria.


Come già circolato in un breve comunicato, il 22 marzo ci sono state diverse perquisizioni tra Roma e l'Umbria e la digos ha recapitato le carte in cui risultano quattro indagati per 270bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo) e 2 L. 895/1967 (legge sul controllo di armi e esplosivi).

Parte delle perquisizioni hanno riguardato un posto occupato (L38Squat a Roma) e un compagno che si trova in un letto di ospedale.

Pubblichiamo le parole di questo compagno perché vogliamo che tuttx siano a conoscenza di come i nostri nemici scelgono di colpirci per farci male e di quanto invece sia importante praticare veramente ogni giorno ciò che portiamo in testa e nel cuore.


"30-3-2024 Roma

Non sono un perseguitato.
Non sono una vittima.
Ho tutta la loro attenzione, tutto qui.
E questo semplicemente perché da sempre so qual è il mio posto: dall'altra parte della barricata ed è lì che vivo, vive la mia lotta e le mie relazioni.

Ma quanto è avvenuto nel delicato reparto di medicina alle 5:45 del 22 marzo supera ogni abuso, quelli contrastati per strada, quelli subiti in anni di galera in quanto bandito e in quanto anarchico.
L'antiterrorismo ha di fatti trovato un convinto alleato nel dirigente sanitario del Gemelli, rinomato ospedale di Roma.  Tale dirigente ha dato un sincero nulla osta ai digossini per disporre di un reparto di malati terminali e casi disperati a proprio piacimento. Hanno avuto gli spazi per indagini sui miei dispositivi per tutta la giornata, mentre fuori, insieme ad altri amici di diverse zone, ho subito una scrupolosa perquisizione alla ricerca dei soliti esplosivi, delle solite armi.

Abbiamo dovuto mediare per impedire che sfondassero gli accessi di L38Squat,  già sotto il vigliacco attacco delle istituzioni.
Come al solito svegliando all'alba compas che per seguire le operazioni han dovuto saltare il lavoro, essere identificati, e soprattutto sopportare quei piedi sporchi sul nostro suolo sacro, cani antiesplosivo, la solita giostra di guardie da ogni dove, ancora una volta.
Per nulla avere, ancora una volta.
Se non chiacchiere.

Ma se scrivo non è per la mia salvaguardia.
L'ho detto: sono un bandito, ho il mio codice.
Se scrivo è perché non succeda a nessun altro compagno, a nessun'altra compagna, in un letto di dolore, attaccato a ossigeno,  flebo, dispositivi salvavita, di essere umiliati da quelle mani alla ricerca di mitra e pistole tra le lenzuola, nei pantaloni.
E i loro modi gentili sono ancora più subdoli.
Ancor di più il loro tentativo di estorcere nomi, collaborazioni, infamia da un uomo dichiarato a rischio vita.
Loro son loro. Li conosciamo.

A far salire l'odio, il nostro,  di ultimi su sta terra, è stata quella stretta di mano tra ispettori e un primario, quello stesso dottore incaricato della mia salute e che invece, consenziente, complice ha permesso tutto ciò.
Son sicuro che non sarebbe avvenuto nel cosiddetto reparto "solventi" o nel nuovo padiglione per ricchi in costruzione proprio davanti le mie finestre.

Per ultimo un sorriso al mio vicino di letto, malato a giorni dalla fine, vecchio ferro di galera come me, che ha sfanculato ogni foglio, ogni firma, ogni testimonianza. Con un filo di voce ha urlato... il suo "sto con te!".

Rivendico la mia storia da sto letto
il mio anarchismo
l'odio verso l'autorità e ogni suo disumano complice

Que viva nosotros
Enko"