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Musica reggae ogni martedì dalle 22

"Natty Dread inna Babylon" Marley 80 Pt 2

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Il mondo verticale descritto da Marley è quello che viviamo tutti i giorni, e la Rasta “Revolution” (Tuff Gong Studio,1980)) scavalca i giochi della politica per guardare direttamente alle proprie origini, reclamando la libertà nei propri segni identitari di “Natty Dread” inna Babylon. (Natty Dread,1974)

Per il Rasta, raccogliere i capelli in dreadlocks e utilizzare la marijuana per la meditazione rappresentano atti di resistenza politica e culturale. Questa pianta, vietata dal sistema, permette infatti di rallentare, riflettere e osservare con maggiore consapevolezza. La sua illegalità sembra voler impedire ogni possibilità di mettere in discussione un sistema che esercita controllo attraverso leggi pretestuose e promuove falsi bisogni.

Come canta Marley in “Run for Cover” (1970) rebel is takin over!.

La sua musica ribelle svela verità che i media controllati cercano di nascondere. Il Reggae diventa così una voce di denuncia sociale e politica, portando avanti gli insegnamenti di H.I.M. Hailé Selassié.

"Reggae Music is the People Music", come testimonia “Rebel Music (3 o'clock)” (Natty Dread, 1984).

Il messaggio universale di uguaglianza e giustizia è particolarmente evidente in “War” (Rastaman Vibration, 1976), una canzone basata sul discorso pronunciato dall'imperatore d’Etiopia alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1963, che ascoltiamo nella interpretazione corale dei figli di Marley, Ziggy, Stephen "Raggamuffin" e Damian “Jr Gong” ( "Wa/ No More Trouble" Legacy Tour, 2024). Le parole di Hailé Selassié richiamano l'uguaglianza tra gli uomini, al di là di razza, classe o nazionalità. Questo messaggio è potente e continua a risuonare oggi senza sconti, e ben si allaccia al successivo.

Rimettiamo quindi sul piatto “Talkin’ Blues” del 1991 e, insieme alle ultime riflessioni di Bob ascoltiamo due estratti del live al Record Plant di San Francisco nel 1973, ovvero "Burnin' and Lootin'" e “Rastaman Chant”.

Chiudiamo questa celebrazione per l'anniversario di Robert “Nesta” Marley tornando ai giorni nostri, proprio al 6 febbraio 2025, al Tuff Gong Studio. In questa data si è tenuto “Uprising 80”, un tributo in live streaming digitale che ha riunito giovani talenti accanto a leggende viventi come Dean Fraser al sax. Tra gli artisti, Kumar, leader dei Ragin’ Fyah, ha incantato con “Keep on Movin’”, mentre Naomi Cowan ha reinterpretato magistralmente “Concrete Jungle”. Un omaggio vibrante e senza tempo che testimonia l'eredità di Marley e la potenza universale della sua musica ribelle.

 

"The Stone that the Builder refused" Marley 80 Pt.1

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Seconda puntata del Reggae Month 2025, che il 6 febbraio ha celebrato l’ottantesimo anniversario della nascita di Robert Nesta Marley, poeta rivoluzionario che ha diffuso messaggi di amore, libertà e resistenza attraverso la sua musica immortale.

Come per Dennis Brown, il nostro tributo musicale sarà arricchito dalle parole tratte dalle sue interviste, che ascolteremo direttamente dalla voce del cantante, insieme alle sue canzoni.

L’approccio alla musica e alla scrittura è introdotto dal medley acustico Headcornerstone/Comma Comma/Hurting Inside e da Coming from the Cold (Uprising, 1980).

Il tema della sofferenza e l’atteggiamento verso le cose materiali ci conducono a Slave Driver, che proponiamo nella versione studio tratta da Talking Blues (Record Plant, San Francisco, 1973), e Them Belly Full (But We Hungry) (Natty Dread, 1974).

Il bisogno di spiritualità si concretizza in Natural Mystic (Exodus, 1977), mentre l’onnipresente H.I.M. His Imperial Majesty si manifesta contro le convinzioni e le imposizioni del hypocritical Babylon system nelle parole di Bob, accompagnate da Crazy Baldhead (Rastaman Vibration, 1976).

Le convinzioni rastafari offrono una visione chiara dell’origine della sofferenza, alimentata dall’egoismo di chi si eleva sugli altri per manipolarli e costringerli a vivere sotto la pressione di leggi che generano violenza e criminalità. Ma per Marley, le uniche leggi sono la vita e il modo in cui la si vive.

«Every man gotta right to decide his own destiny, and in this judgement, there is no partiality.»

L'autodeterminazione è il tema centrale di Zimbabwe (Survival, 1979), brano dedicato all'omonima nazione, allora colonia britannica nota come Rhodesia. Il 18 aprile 1980, in occasione della sua indipendenza, Bob Marley celebrò l'evento con un concerto gratuito al Rufaro Stadium, sostenendo personalmente tutte le spese per un totale di 250.000 dollari.

Marley porta avanti la sua missione nel mondo, cantando il proprio credo rastafari come un monito per chi sa accoglierlo, ora che il giorno del giudizio si avvicina. Per questo, il suo sguardo è rivolto a Zion, la terra dei padri, che considera il paradiso del popolo africano: l’Etiopia. Lo ascoltiamo in Exodus (Exodus, 1977).

In chiusura di questa prima parte dello speciale, torniamo alla musica che nasce nel ghetto e parla a tutti, perché il ghetto è dove c’è sofferenza, e denunciamo le false pretese della religione:

«Cause only a fool leans upon his own misunderstanding. What has been hidden from the wise and the prudent has been revealed to the babe and the suckling.»

Ci salutiamo con So Much Trouble in the World (Survival, 1979) e Forever Loving Jah (Tuff Gong Studio Rehearsal, 1980).

(Audio Interview: Neville Willoughby, 1973 - Swiss Tv, 1980)
 

Dennis Emmanuel Brown: Words, Sound & Power

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Febbraio si apre con una puntata speciale, inaugurando il Reggae Month, un mese di celebrazioni in Giamaica nato sulla scia del Black History Month, che onora la ricchezza culturale della diaspora africana nel mondo. A sua volta, questa celebrazione si ispira al Negro History Week, istituito nel 1920.

Ad aprire questo mese è l'anniversario della nascita di Dennis Emmanuel Brown, che il 1° febbraio avrebbe compiuto 68 anni. Dedichiamo l’intera puntata alla sua musica, accompagnata da estratti delle interviste rilasciate nel 1983 per il documentario Deep Roots. Seguendo il filo narrativo dell’intervista, iniziamo con No Man Is an Island, un brano intenso e riflessivo che invita all'unità, registrato da un giovanissimo Dennis Brown a soli 13 anni negli studi di Coxsone Dodd.

La scaletta prosegue con tematiche più profonde: la critica sociale e la lotta per la sopravvivenza emergono con Wolf and Leopard, che ascoltiamo nella versione extended con il DJ style di I Roy e la sua Maggie Breast. Il messaggio si fa ancora più incisivo con Black Liberation, che rafforza la riflessione sulla libertà.

Dopo questa immersione nelle liriche più impegnate, alleggeriamo l’atmosfera con uno dei grandi successi di Dennis Brown: Money in My Pocket. Un brano spensierato ma sempre carico di vibrazioni positive, qui proposto nella sua versione completa con il DJ style di Prince Mohammed e la sua Cool Runnings. Chiudiamo la prima parte con Repatriation, una traccia evocativa che tocca il tema del ritorno alle radici e il legame profondo con l’Africa.

Nella seconda parte della puntata, mettiamo sul piatto alcuni vinili immancabili nella collezione di ogni amante di Dennis Brown. Si torna alle radici con Easy Take Easy, inciso per Studio One, un classico avvertimento ai rude bwoy. Approfondiamo poi la collaborazione con Niney "The Observer" Holness, produttore e amico di Dennis, con tre pezzi fondamentali: I Am The Conqueror, un inno di determinazione e fiducia; Westbound Train, ispirata a Love and Happiness di Al Green; e Africa, un ulteriore richiamo alle origini e all’eredità culturale.

Dagli anni ‘70 passiamo agli anni ‘80 con Sly & Robbie, con cui Dennis incise una delle pietre miliari della storia del reggae: Revolution, che lanciò l'Intercom riddim. Un aneddoto curioso riguarda Promised Land, cantata sul riddim di Love Fire degli Aswad: pare che l’incontro artistico tra Dennis e la band inglese sia nato per caso, durante un soundcheck, quando Dennis improvvisò sulle note del brano che stavano provando.

Chiudiamo la puntata con due tracce dal forte messaggio: Want to Be General, una riflessione pacifista, e Here I Come, che trasmette un’energia fiduciosa e positiva, perfetta per concludere il viaggio nella musica e nell’anima del Crown Prince of Reggae.

"Fero e Piuma"

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Puntata bipolare che si apre con il rocksteady dei tapes di casa Peckings, e si conclude “Inna Year 3000 Style” con una monografica sugli Iration Steppas - Vanguard of Dub -, live a Roma questo fine settimana.
Partenza morbida e letteralmente "Easy" con Kelly Makeda, che riprende il brano scritto nel 1977 da Lionel Richie per i Commodores, adagiandolo sul- rocksteady riddim- del padrino del genere Alton Ellis, sul quale ascoltiamo anche Bitty McLean con "Walk Away from Love", scritta e cantata nel 1975 da David Ruffin.
Inaugurata la fiera della cover in levare, tra i dischetti targati Peckings che girano sul piatto ritroviamo Kelly Makeda, che si confronta con Mariah Carey interpretando "Shake It Off", e "Border", tributo di Peter Spence a Gregory Isaacs sul -pressure and slide- riddim. Ad impreziosire questi passaggi, ci sono due vere pietre miliari del genere, ovvero "The Loser" del cantante e seminale produttore Derrick Harriott, e "Left With a Brokenheart" di The Paragons.
Rimaniamo nel covers mood fino al giro di boa, e ascoltiamo Susan Cadogan con l'ammiccante "Do It Baby", un classico Motown dopo il trattamento di Lee Scratch Perry, Norma White  in casa Studio One che riprende "I Want Your Love" degli Chic, e infine " Ring My Bell" della meteora Anita Ward, nella versione letale de The Blood Sisters.


La seconda parte della puntata è dedicata agli Iration Steppas, nome cruciale dell' underground bass music.
Fondati all'inizio degli anni '90, gli Iration Steppas si sono affacciati sulla scena del Regno Unito con una visione futuristica della musica dub. Originari di Leeds, i membri Mark Iration, Dennis Rootical e Samy Dread hanno rapidamente costruito la loro reputazione, creando un suono unico e militante che ha conquistato anche il pubblico internazionale.
Sebbene ispirati dal rocksteady e dalle radici giamaicane, il loro stile artistico è stato fortemente influenzato anche dall'hip hop, dalla house e da altre musiche elettroniche.
Passando innumerevoli notti a mixare e produrre su attrezzature analogiche nel loro studio High Rise, utilizzando suoni techno e acid in modi mai sentiti prima, hanno creato un sound unico da loro stessi battezzato "Inna Year 3000 Style".
Negli ultimi 30 anni, questo stile è diventato un protagonista della scena dub internazionale, e gli Iration Steppas hanno ispirato le nuove generazioni di produttori e sound system, lasciando un'impronta indelebile nella storia del dub.

Kelly Makeda - Easy
Bitty McLean - Walk Away From Love"
Kelly Makeda - Shake it Off
Derrick Harriott - The Loser
Peter Spence - Border
The Paragons - Left With a Brokenheart
Susan Cadogan - Do It Baby
Norma White - I Want Your Love
The Blood Sister - Ring My Bell
Iration Steppas:
- Jah is My Protector
. Roots Radics
- Serious time
- Warrior
- Roadblock
- Scud Missile

Flash My Dread

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La puntata inizia con due canzoni registrate per l'iniziativa - Crime Free Christmas- lanciata nel 2016 in Giamaica dal popolare chitarrista Lamont 'Monty' Savory, con l'augurio di una diminuzione della violenza sull'isola, subordinata ad una politica che migliori le generali condizioni sociali ed economiche della popolazione. In particolare ascoltiamo Chronixx con "Santa Claus do you ever come to the ghetto?", e Busy Signal con  " 12 days of Christmas" . Chiudiamo la tripletta acustica cogliendo il suggerimento dell'- Answer - riddim con "Traffic Jam" dei fratelli Stephen "Raggamuffin" e Damian Jr "Gong" Marley.

Dopo il consueto invito alla Dancehall di Natale al CSOA La Strada, che quest'anno ospiterà anche il singer romano President Arpi, ascoltiamo proprio il capostipite del - bella prova stylee - con "Euphoria" , prima di entrare nel pieno del clima natalizio con alcune hit del passato, dedicate alla tradizione di queste feste, ma arricchite da forti riflessi -red gold & green-. La prima è "All I Want for Christmas" di Jacob Miller, che scrive la sua letterina tutta - green - insieme a Ray I degli Inner Circle. L'Usignolo di Giamaica Barrington Levy entra nella playlist con "Flash my Dread", seguito dalla coppia di toaster Michigan & Smiley, che fanno propria la tradizionale "Drummer Boy". Torna a questo punto la già citata  " Santa Claus (did you ever come to the ghetto)" di Carlene Davis, un vero e proprio anthem del genere, che ascoltiamo nella versione completa del DJ Style di Trinity. A chiudere la prima parte della puntata è la voce e lo stile unico di Eek a Mouse aka The tallest mouse in the house, con "Christmas ah come".

Torniamo ai nostri giorni con il brano "Love Fi Mi Nap" di Chalart58 & Sr. Wilson,   tratto dalla nuovissima raccolta intitolata "Wet" e targata La Panchita records.
Joe Yorke dall'album "Noise & Emptiness" con "Downtown" apre la strada alla freschissima  "Fever" di Susan Cadogan & Stand High Patrol in uscita nelle prossime settimane.  Carici di energia proseguiamo con "Il mio nome è Zulù" di 'O Zulù  nella versione Bad beat Remix, "Li Sem" de L'Entourloop dal cofanetto "From DJs to DJs" feat. Jessica Persee, Bouchkour, Flavia Coelho & Lidiop, e chiudiamo inna gipsy style con "Box "di Shanti Powa feat. Herbert Pixner.

More Fire "Basses for the Masses "

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La puntata si apre con un estratto dallo spettacolo "Vio-Lenti", messo in scena Da Luca Persico aka 'O Zulù, con l'intento di indagare e rappresentare il suo percorso tramite i testi delle sue produzioni di questi 30 anni, svincolati  dalle rigide strutture della canzone. Da questa introduzione parte la piccola monografia da solista della storica voce dei 99 Posse, concentrata sui due primi album, e condita dalla sua voce raccolta nella rete.

Integrazione e riscatto sociale sono i concetti cardine al centro di "Il Mio Nome è Zulù", accompagnato da un videoclip con la regia di Gianluigi Sorrentino, che ha come protagonisti l’-Afro Napoli United-, squadra di calcio multietnica composta da napoletani e migranti, e la tifoseria -Brigata Spallatella-, che sostiene i propri atleti mantenendo alti i valori dell’antirazzismo e antifascismo. Con questa canzone ‘O Zulù si prende gioco di chi crede di offendere la nostra parte diversa, quella da rivendicare invece con orgoglio, perché in essa risiede la nostra parte migliore.  Il secondo estratto da “S(u)ono Questo, S(u)ono Quello – Quant’ ne vuo’” (2017), è "Reo Confesso", una riflessione sul proprio individualismo storico,  che suona come una presa di posizione

"Bassi Per Le Masse - 14 Compresse Musicali"(2019) è il titolo del secondo lavoro da solista, scritto di getto tra gli impegni promozionali del precedente, e "10 giorni di rapimento da parte degli alieni"e di flusso di coscienza. Tutte le tracce sono arricchite da collaborazioni notevoli, a partire da "Basses for The Masses" feat. Andrea Tartaglia, dove il claim di Lennon diventa "all we are sayng is give basses a chance". Il basso in questo caso è la rappresentazione di una fiera e orgogliosa proposta di un modello differente, portato avanti anche a passo di dancehall.

Slow Motion feat. Bunna si sviluppa sul Tempo riddim, che scandisce e colpisce come la violenza della costante pressione alla quale siamo sottoposti, distratti e galvanizzati da una "“cortina fumogena alimentata ad arte da politici, spin doctor e media strategist per rinchiudere le persone in un mondo virtuale mentre nelle strade i drammi sociali passano in secondo piano”. Il "Digital Riddim" feat. Shanty Powa, completa e rappresenta simbolicamente anche con le sonorità il senso della precedente affermazione.

La nostra  -Zulugrafia-  si chiude con la dura "Ramm Semp n facc", e il remix di "Bella Ciao", prodotte insieme a Dj Spike.

La seconda parte della puntata scorre fluida, e trattiene le sonorità rotonde, i fiati militanti, gli ammiccamenti digitali, e posizionando i bassi in petto fino a chiusura. In scaletta" Don't Turn The Bass Down" de L'ENTOURLOOP feat, Attila Baukó aka Azariah, giovane cantante e youtuber ungherese, l'ipnotica "Let The Weed Bun  di Taiwan Mc feat Davojah, i monumentali Fat Freddy's Drop con " Sling and Arrow", l'incontro tra North East Ska Jazz Orchestra e Wicked Dub Division di Michela Grena in " Mama", e in chiusura lo stepper di Weeding Dub meets The Afro Wild Section con "African Shrine"

'O Zulù:
- Il Mio Nome è Zulù
-Basses for the Masses feat. Andrea Tartaglia
-Slow Motion feat. Bunna
-Digital Riddim feat. Shanty Powa
-Ramm semp n facc
-Bella Ciao rmx
L'Entourloop faet Azariah - Don't Turn The Bass Down
Taiwan MC - Let The Weed Bun feat. Davojah
Fat Freddy's Drop  - Slings And Arrows
Wicked Dub Division meets North East Ska Jazz Orchestra - Mama
Weeding Dub meets The Afro Wild Section - African Shrine

 

More Fire " Our Time Come"

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"The sound of history circling in wondrous ways", così Will Hermes del Rolling Stone magazine commenta la cover prodotta nel 2011 da Tim Armstrong (Rancid) di "The Guns Of Brixton", dei The Clash. A cantarla infatti è lo stesso Jimmy Cliff che interpreta quell'Ivan di cui si parla nel testo scritto da Paul Simonon, protagonista del film "The Harder They Come" diretto da Perry Henzell nel 1972.

I cerchi continuano ad inanellarsi proprio con la punk band di Joe Strummer, che sullo stesso album del 1979 "London Calling", ripropone a sua maniera il -real rock- riddim della epica "Armagiddeon Time" di Willie Williams. Appassionati di musica reggae, ma anche informati su quello che accadeva nell'isola di Giamaica, nel 1980 The Clash incroceranno la loro strada con un engineer e broadcaster locale, con il quale produrranno "Bankrobber". Il personaggio in questione è Mickey Dread aka the - Dread at the control-,  che invece entra in scaletta con la monumentale "Roots & Culture".

Ormai lanciati nell' olimpo di questa musica, andiamo avanti con "Rise and Shine" di Bunny Wailer, tratta da "Liberation" del 1988, nella versione introdotta da parole di biasimo per come "le mani crudeli e presuntuose degli schiavisti coloniali e imperialisti" hanno rapito, torturato e spremuto per 400 anni il popolo africano, privandolo di cultura, dignità, libertà e di ogni diritto. A risollevare le nuove generazioni sarà lo spirito del -Profeta-, Heile Selassie, che torna a cavalcare in "Prophet rides again"di Dennis Brown , e come racconta "General" di Ini Kamoze-, le tribù si riuniranno senza vittimismo per scambiarsi amore contro l'ipocrisia del sistema, -ca' wi nuh waan "no wata down ting"-, come tuona YT sulla scia di "ice cream love" di Johnny Osbourne.


Nella seconda parte della puntata i suoni ereditati dagli anni 80 sono ancora vivi in "Too Dangerous" di Kiko Bun, e in "Rock the Dancehall" di Alborosie, che addirittura è figlia di "England Be Nice" prodotta da Sly & Robbie per Ini Kamoze. 

Il giovane ma ormai ospite di lunga data della nostra trasmissione Dahvid Slur, torna con "Stay Alive" sull'ipnotica strumentale prodotta da Addis record. I suoi consigli su una -buona vita-  si arricchiscono nella successiva "No Competition", dove le voci di Naman e Sara Lugo si fondono senza attriti, e nell'invito ad aprirsi solo a ciò che è importante di "Life's Sweet" prodotta da Inna Vision per Dre Island & Jemere Morgan.

In chiusura facciamo un passo indietro con due nuovi classici, ovvero "Foundation" di Jah Sun & Kabaka Pyramid sullo -swing easy- riddim, e "Our Time Come" dove Protoje, omaggia Burning Spear, e racconta a suo modo i primi anni di carriera.

 

Jimmy Cliff faet. Tim Armstrong (Rancid) - Guns of Brixton + Dub
The Clash - Armagideon Time
Mickey dread - Roots & Culture
Bunny Wailer - Rise & Shine (Liberation 1988)
Dennis Brown - The Prophet Rides Again
Ini Kamoze - General
Yt feat. Johnny Osbourne - No Wata Down Ting
Kiko Bun - Too Dangerous
Alborosie - Rock The Dancehall
Dahvid Slur - Stay Alive
Danman feat Sara Lugo - No Competition
Inna Vision feat. Dre Island & Jemere Morgan - Life's Sweet  
Kabaka feat. Jah Sun - Foundation
Protoje ft. Don Corleon - Our Time Come

More Fire " Long way fe go dj"

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La puntata coniuga il sing-jay style dei -good old 80's- con i nostri giorni, già dai primi brani costruiti sul "Taxi" riddim, che trova a sua volta le radici nella Cuba degli anni 30.
Lady Ann apre la puntata parlando di violenza domestica in "Remember Who", e passa poi il mic ad un'altra superstar della -dancehall scene-, Sister "Bam Bam" Nancy, che si presenta e rappresenta con "One Two". A mantenere il tenore sulla stessa strumentale, è a questo punto Virtus con "Bring Joy", tratto dal mixtape della Cool Up Records "Good Old Days", così come il successivo "Ink" di Pupa Congo, che racconta la passione per i tattoo.
Ritroviamo in scaletta Lady Ann con "Informer", singolo prodotto da Joe Gibbs che, insieme all'album omonimo, la incoroneranno in quegli anni come la prima dj (toaster) in classifica sulle charts di entrambe le categorie.
Ormai lanciati nella -dancehall arena-, è il momento dei classiconi, e quindi ascoltiamo "Worries in De Dance" di Frankie "Dada" Paul, e "To the Rub a Dub Session" di Johnny Osbourne, prima di tornare al presente, ma senza scossoni che stravolgano le frequenze. Ad accompagnarci, la nuova e notevole produzione della Roll & Records, che ascoltiamo al dritto con "Peter Youth Deh Bout" di Peter Youthman, e al rovescio, come tradizione -inna dj style-, con "Long way fe go dj" di Tennah.
-Lirycs gwaan conscious-  con High Pawm che, con "Burn Your Tag" tuona contro chi cerca di costringere gli individui in  categorie univoche, e spesso errate.  
-Digital Style in full effect-, nella produzione di Strclty Sound registrata agli Echotronix studios di Aosta, che vede la collaborazione di Galas & Pupa Saga nella militante "What ah Gwaan", dove l'amore e contrapposto ai beni materiali.
Di cuore e passione per la musica parla  "Heartikal" di Virtus, che introduce la seconda parte della puntata, dove si continua a ballare con due produzioni di Danny t & Tradesman, e i loro remix di Lutan Fya "Dance ah Gwaan", e di " Walk & Skank" di Jah Screechy. Dopo la combo di Nuttea, LMK e al veteran Pinchers, con " Musical Murder" di Irie Ites Records, che suona come un -killer dubplate- pronto per un -sound clash-, un'altro ottimo lavoro di ripescaggio e missaggio di Raggattack da nuova vita a "Enterteiner Party rmx" feat. Junie Ranx, e "Tell me who rmx" feat. Super Cat.
La puntata si chiude con i saluti di Mr Williamz, a Roma per il suo live, e il singolo "Cyan't stop the Youth" cantato con Million Style, e prodotto da Dreadsquad, con echi che riportano al producer Gussie Clarke, ed all'iconica "Pirates Anthem".

Lady Ann - Remember Who
Sister Nancy -One Two
Virtus - Bring Joy
Pupa Congo - Ink
Lady Ann - Informer
Frankie Paul  -Worries in de dance
Johnny Osbourne - Rub a Dub session
Peter Youthman - Peter Youth Deh Bout
Tennah - Long way fe go dj
High Paw - Burn Your Tag
Pupa Saga & Galas - What ah gwaan
Virtus - Heartikal
Lutan Fyah - Dance ah gwaan
Jah Screechy - Walk & Skank
Nuttea, LMK & Pinchers - Musical Murder
Raggattack feat. Junie Ranx -  Enterteiner Party rmx
Raggattack Feat. Super Cat - Tell me  who rmx
Mr Williamz feat. Million Style - Cyan't stop the Youth

 

" Asembi Ara Amba"

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Dopo il la dato dal Jingle dei The Appetizers, rimaniamo in acoustic mood  con “Spanish Town Rockin’” di Chronixx, registrata insieme  alla Zincfence Redemption Band nel 2017 per -NPR Music Tiny Desk-, nice and easy!

Yaadcore, accompagnato dal veteran roots singer Fred Locks, accende la puntata adagiando il messaggio politico di “Sufferation” sul ritmo ipnotico e pulsante di una lovers tune d’altri tempi.

La colpevolezza dei politici e del babylon system si fa universale con “So Much Trouble” di Bob Marley & The Wailers , e trova una soluzione nell’amore e nella collaborazione,  in “Love Fountain” di Tony Rebel, cantata sulla stessa base strumentale.

Rimaniamo nella fine degli anni ’90 con il rimaneggiamento musicale di “ Prophet rides again” di Dennis Brown, sul quale Fattis Burrel produce le monumentali “ Freedom” di Frankie Paul, e “Rough inna Town” di Cocoa Tea & Luciano.

Lasciamo la Giamaica verso il Ghana, dove vedere un avvoltoio significa sfortuna, come conferma la storia a lieto fine che racconta Y-Bayani in “Asembi Ara Amba”, accompagnato da The Band of Enlightenment, Reason & Love.

L’Africa è al centro anche della storia che riguarda il brano “Kadjembawe” di Christine Salem,  remixato dal produttore danese Dub Across Borders, prima in maniera non ufficiale come bootleg, e poi riedito insieme alla stessa cantante.

Tra le ultimissime uscite c’è “Roots” dell’Inglese Charlie P, prodotto da Rico degli OBF,  e registrato presso gli studi Room In The Sky di Londra, con una super band che vede il "Rockers" Horsemouth Wallace alla batteria. Il nome dell’album suggerisce prima ancora dell’ascolto intenzioni e sonorità, delle quali diamo una prova con “Sailing Ship” e “Roadblock”.

The “Hotstepper” Ini Kamoze, che prendiamo come padre ispiratore delle nuove generazioni per introdurre le prossime produzioni in scaletta, ci riporta nella - nostra - isola nei Caraibi con “Trample”.

Dal – riddim- album “Brimsone” prodotto dalla Dutty Rock, ascoltiamo Ras Ajai con “No Drop U Guard”, Busy Signal  con “Jah You Know”, e Quan Dajai , interprete del giovane Bob Marley nel film “One Love”,  con “Brimstone”.

In chiusura, prima di lasciarci con “Next Stop”, singolo che precede l’uscita del nuovo album dei neozelandesi Fat Freddy’s Drop “ Slo Mo”, diamo spazio a “Blessings”, collaborazione del giovane e turbolento Jahshii con l’intensa Lila Ikè.

Playlist:

The Appetizers - More Fire Jingle

Chronixx- Spanish Town Rockin' (Acoustic)

Yaadcore feat. Fred Locks - Sufferation

Bob Marley & TheWailers - So Much Trouble in The World

Tony Rebel - Love Fountain

Frankie Paul - Freedom

Cocoa Tea feat. Luciano - Rough Inna Town

Y Bayani & The Band of Enlightenment, Reason & Love - Asembi Ara Amba

Christine Salem & Dub Across Borders - Kadjembawe  (Vocal Horns Mix)

Charlie P - Sailing Ship

Charlie P - Roadblock

Ini Kamoze - Trample

Ras Ajai - No Drop U Guard  (Brimstone riddim)

Busy Signal - Jah You Know (Brimstone riddim)

Quan Dajai - Brimstone (Brimstone riddim)

Jahshii & Lila Iké - Blessings

Fat Freddy's Drop - Next Stop

"Summer Dance"

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Il collettivo di musicisti confluito nel gruppo -The Appetizers-, con un solido background  le cui fondamenta sono rinforzate dall’approfondimento delle seminali produzioni  Studio One e Treasure Isle, ci fa un doppio regalo in apertura  con il nuovo singolo “Summer Dance”, e lo splendido jingle per More Fire,  realizzata per l’occasione. Ricambiamo - regalandoci-  una versione – studio session – di “Dem Talk”, brano presente sul precedente album  di esordio “Listen Up” (Badasonic 2022).

Lasciamo l’Italia, ma continuiamo a -skankeggiare-  con le atmosfere vintage, e il rimaneggiamento  nostalgico della reggae band  londinese Junior Dell & The D-Lites,prodotte in casa Anderson della Original Gravity Label. La prima “Louie Louie”,  è tratta da un omonimo EP a 45 giri interamente dedicato  al brano scritto nel 1955 da Richard Berry, e declinato in quattro differenti versioni.

Dopo l’intermezzo in cui Payoh Soulrebel & Baay Selecta con “Up your vibez”  ci riportano alla mente i Wailing Wailers, la seconda cover in scaletta della band di Junior Dell, riprende addirittura Rebel Mc, oggi conosciuto come Congo Natty, e il suo classico hip-house di fine anni '80 "Street Tuff".  Rimaniamo sul-riddim-  di Toots & The Maytals, sul quale è costruito il tutto,  e facciamo girare  anche le  “Good Vibes” di Daddy Cookiz  degli Atomic Spliff. L’iconico Lone Range chiude la sezione con l’incalzante  “Ask Me”, prodotta dal canadese Dubmatix.

Lyrical Benjie ci porta con toni militanti al momento dedicato alla musica spirituale, e al “Sounds of reality”,  seguito dal Full Bloom Riddim Medley , prodotto dal  talentuoso collettivo di  Zion High Kings, nel quale abbiamo mixato le tracce ispirate di Micah Shemajah( "Dis ya Rockers) e Imeru Tafari (1930).

Ancora musica -consapevole-, insieme all’ormai consueto appuntamento con Roberto Sanchez, che compare in “Warmonger” di Benjammin, uscita per la Fruit Records, e suonata dagli strepitosi - The 18th Parallel- , e in “Life Is Free” di David Fendah, registrata proprio agli A-Lone Ark Studios.

L’ultimo segmento alza toni e BPM della puntata, aprendo con un nuovo progetto dalla Francia, la -F.I. Music-, crew composta da Future Irie e il suo beatmaker Fred Island, che ci scuote con l’energica “Ramp Up”, con evidenti richiami artistici a Kabaka Pyramid e Jr Gong.

Arriviamo così alla nuova uscita di Hussla D, dj-producer e cantante  inglese, il cui nome descrive l’esperienza di vita nella quale si è fatto avanti grazie alla sua rivendicata persistenza. Hussla ha affrontato una vasta gamma di stili e generi musicali, che ha filtrato e fuso con la cultura che gli appartiene per discendenza, e che ha consolidato  fin da quando era un giovanissimo selector nel Jah Trooper Sound System. L’incontro artistico cruciale, quello su cui ci focalizziamo, avviene nel 2018 con il leggendario produttore giamaicano King  Jammy’s, e l’uscita di “ Skanking  in the Dancehall”,  che ascoltiamo per introdurre il nuovo singolo realizzato nella collaborazione, che vede addirittura il pioniere Duke Vin, operator e selector del primo sound system inglese in stile giamaicano della storia, il “ "Duke Vin the Tickler's", raccontarene la nascita sul tappeto digital-reggae  di “ Sound System”.

In chiusura, continuiamo a celebrare la musica con la nuova uscita di Dubamine su etichetta Dub Stuy, che ascoltiamo a partire dal B-side, con “Mosquito Dub“, dedicata a David “Ram Jam” Rodigan e condita da un suo classico speech, e,  dopo “Sound is rockin’” del produttore polistrumentista Kanka cantata da Little R, ci salutiamo con il lato A, insieme al -crrrucial youth- Jonnygo Figure, e le distorsioni bizzarre di “Bulletproof”.