Gare al massimo ribasso, paghe da pochi euro l'ora e contratti a termine. Lavoratori e lavoratrici delle pulizie (ma sono per la maggior parte donne) costrette a lavorare senza protezioni adeguate contro il Covid 19 mentre garantiscono la sanificazione di ospedali, ambulatori e cliniche private rischiando ogni giorno il contagio. Per poco più di 7 euro l'ora. Ne parliamo con una compagna.
Da giorni ormai in centinaia di città polacche, campagne comprese, migliaia di donne manifestano contro la sentenza della Corte costituzionale che ha vietato l’aborto anche in caso di gravi malformazioni del feto, rendendo ancora più restrittiva una legge tra le più rigide d'Europa. Facciamo il punto con una compagna.
La pandemia ha aperto il vaso di pandora del sistema capitalista e fatto emergere ancora di più le contraddizioni tra padroni e lavoratrici/lavoratori nelle campagne. Il padronato con la complicità delle istituzioni borghesi e i sindacati sfruttano il momento per mantenere lo status quo degli/delle sfruttate nelle campagne. Pre o post covid è sempre la stessa musica: lavoratrici e lavoratori si ritrovano nella stessa condizione di sfruttamento. Da una parte c’è il settore della grande distribuzione organizzata che in questo periodo di crisi sta registrando un forte incremento delle vendite, dall’altra c’è invece il primo anello della catena, quello più debole delle e dei braccianti agricoli che si occupano di coltivare e raccogliere il cibo che poi finisce nelle nostre tavole. E per i/le quali, dallo scoppio della pandemia, sembra non essere cambiato nulla. Cosa non è cambiato? Ne parliamo con una compagna che lavora come bracciante agricola.
Una compagna della Casa delle donne Lucha y Siesta ci aggiorna sulla situazione dentro la casa e sulle mobilitazioni delle donne del Coordinamento delle assemblee dei consultori romani.
Da giovedì 1 fino a domenica 4 ottobre avrà luogo a Roma - presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo e il Nuovo Cinema Aquila - la XV edizione di IMMAGINARIA - International Film Festival of Lesbians & Other Rebellious Women, manifestazione di cinema indipendente dedicata al cinema lesbico e femminista. Ne parliamo con una delle organizzatrici.
Con Elisabetta Canitano commentiamo la denuncia su Facebook da parte di una donna residente a Roma che, sette mesi dopo aver subìto un aborto terapeutico presso l’ospedale San Camillo, ha trovato il proprio nome e la data dell’operazione associati alla tomba di un feto presso il cimitero Flaminio. Contro la sua volontà e senza il suo consenso.
Corrispondenza con una compagna che ci racconta la forza del movimento femminista a partire da un'azione del 3 settembre appena trascorso.
Mentre la situazione è in continua evoluzione nel paese con mobilitazioni diffuse, l'unico aggiornamento che aggiungiamo alla corrispondenza è che dopo l'occupazione e lo sgombero dell'ufficio dei diritti umani a Ecatepec, le compagne sono entrate per riprendere le proprie cose e poi l'edificio è stato devastato dalle fiamme.
In Campidoglio si studia la violenza delle donne sugli uomini con l'obiettivo di «costituire un baluardo dei diritti maschili» . “Sottotraccia ieri la Commissione del Comune di Roma sulle pari opportunità ha ritenuto necessario affrontare l’argomento della violenza subita dagli uomini per mano delle donne. Non essendoci, come è evidente, il supporto dei numeri di un fenomeno assai marginale e non sistemico, il dibattito è stato tutto ideologico ed ha avuto il chiaro intento di decostruire gli interventi di contrasto alla violenza sulle donne, introducendo elementi di equivalenza di ogni forma di violenza. Lungi dal voler mortificare quegli uomini che hanno vissuto esperienze di violenza, vogliamo ricordare a chi ricopre ruoli istituzionali, dunque alla Presidente della Commissione del Campidoglio e alla Giunta Capitolina nel suo insieme, che nessun tentativo di mistificazione della realtà potrà passare senza che le associazioni femministe facciano sentire la propria voce. Un fenomeno drammatico come quello della violenza sulle donne, con statistiche purtroppo costanti e trasversali tra gli strati della società, non merita di essere messo alla stregua di qualsivoglia comportamento deviante: la violenza sulle donne, i femminicidi, sono frutto di una cultura del possesso che appartiene a questa società e che da decenni le donne, in un lungo processo di emancipazione, stanno contrastando. Quando si registra una vittima (donna), uccisa dal suo compagno o ex, ogni 2 giorni, occorre scegliere da che parte stare, perché ogni ambiguità assume sapore di complicità. In questo momento storico, proprio mentre vi è il rischio di un depotenziamento della convenzione di Istanbul, con la Polonia e la Turchia che minacciano l’uscita, scivoloni come quello di ieri non sono ammessi. Il Campidoglio pensi dunque ai centri antiviolenza che ricostruiscono percorsi di uscita dalla violenza per centinaia di donne e pensi ad aprire case rifugio dove possono vivere per non morire per mano di uomini, compagni, padri e mariti, ne servono di più ne servono a centinaia. Così in una nota le associazioni e le realtà che operano da anni al contrasto alla violenza di genere.
Parliamo della lotta delle lavoratrici - assistenti igienico-personale degli studenti disabili - delle cooperative sociali a Palermo contro i licenziamenti di massa e della lotta delle lavoratrici degli asili di Taranto per la loro internalizzazione e contro appalti al massimo ribasso, tagli scandalosi dell'orario di lavoro, mansioni non riconosciute, salari sempre in ritardo, ecc. Lotte che svelano la doppia e tripla oppressione delle donne lavoratrici.
Donne Libere in Lotta per il Diritto alla Salute ha denunciato l'ospedale di Sassari per aver portato avanti durante l'emergenza covid le prestazioni con l'intramoenia. Sentiamo due esponenti del comitato.