A 5 anni dalla strage nelle carceri del 2020, ripercorriamo quanto avvenuto in quel periodo. Era il periodo in cui la paura del virus nella società è deflagrata anche dentro le carceri, dove le informazioni era ancora più ridotte e le misure repressive ancora più restringenti.
Al seguito della corrispondenza ha chiamato una voce da Rieti, che ci ha ricordato come anche nel carcere a Rieti ci sono state 4 morti.
Negli ultimi dieci anni il tribunale di Modena si è andato intasando di centinaia e centinaia di processi contro uomini e donne sindacalisti, lavoratori, attivisti e studenti impegnati nei movimenti sociali.
Per finire alla sbarra basta aver scioperato pacificamente davanti alla propria azienda, aver distribuito volantini o partecipato ad una manifestazione. Le denunce cadono a pioggia su cittadini e lavoratori che esercitano i propri diritti costituzionali, trasformandosi poi in lunghi anni di udienze e, talvolta, in aspre condanne.
Stiamo parlando di 593 imputati tra lavoratori e sindacalisti (circa 520 persone fisiche, dato che i funzionari sindacali hanno più procedimenti) per il periodo 2017-2022, oltre a circa 150 imputati per reati politici e sociali (manifestazioni, volantinaggi, occupazioni dimostrative, ecc), e ai 13 procedimenti a carico di giornalisti che hanno raccontato quelle vicende o semplici cittadini che hanno scritto qualche commento critico sui social.
Lo zelo del tribunale modenese nel perseguire operai e attivisti stride con l’immobilismo di fronte alle decine di denunce sugli abusi, anche gravissimi, commessi dalle forze dell’ordine. I casi più eclatanti riguardano le recenti richieste di archiviazione per i 120 agenti accusati di torture e lesioni al carcere Sant’Anna durante la rivolta del 2020, così come la frettolosa archiviazione per 8 dei 9 detenuti morti in quei giorni.
Marcello, del SI cobas di Modena, ci parla dell'iniziativa su questa vicenda che si tiene proprio a Modena nel pomeriggio di sabato 25 novembre
Alla lavanderia industriale Baldini di Soliera (MO) è in corso da ieri una mobilitazione di lavoratori e lavoratrici per protestare contro maltrattamenti sul lavoro e discriminazione salariale. Ci racconta quello che sta avvenendo un militante del SI Cobas modenese
Con una compagna ripercorriamo le violenze e le morti avvenute nel carcere di Modena nel marzo 2020, i tentativi di silenziare le voci dei detenuti e di insabbiare quanto accaduto lì e altrove.
In comunicazione telefonica da Modena, Alice ci ha parlato sul presidio del 26 giugno davanti al carcere di Sant'Anna per l'archiviazione delle inchieste di 8 dei 9 detenuti morti durante la rivolta nel carcere dell'otto marzo 2020.
L'appuntamento è per il sabato 26 giugno alle 10 sotto il carcere di Sant'Anna.
Nella prima corrispondenza riepiloghiamo quanto accaduto a marzo 2020 nelle carceri del paese, arrivando all'esposto di 5 detenuti riguardo le violenze nel carcere di Modena e Ascoli Piceno e ai prossimi appuntamenti di lotta. La repressione durante e dopo la rivolta nel carcere di Modena ha portato alla morte di 9 detenuti.
La seconda corrispondenza è con la sorella di Mattia, uno dei 5 prigionieri che hanno raccontato le violenze e la morte di Sasà Piscitelli, ora detenuto nel carcere di Ancona in seguito al trasferimento.
Mattia sta ricevendo delle gravi intimidazioni che mettono a repentaglio anche la sua salute.
Lo scopo di tali rappresaglie è impedirgli di raccontare quanto ha visto nelle ultime ore di vita di Sasà Piscitelli, suo compagno di cella, e delle violenze in carcere.
Scriviamo in carcere a Mattia e gli altri:
Claudio Cipriani
C.C. Parma, Strada Burla 57, 43122 Parma
Ferruccio Bianco
C.C. Reggio Emilia, Via Luigi Settembrini 8, 42123 Reggio Emilia
Francesco D’angelo
C.C. Ferrara, Via Arginone 327, 44122 Ferrara
Mattia Palloni
C.C. Ancona Montacuto, Via Montecavallo 73, 60100 Ancona
Belmonte Cavazza
C.C. Piacenza, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza.
Sabato 6 febbraio alle ore 10:30, in piazza grande a Modena si terrà la conferenza stampa per annunciare la nascita del Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant'Anna, composto da diverse organizzazioni, partiti e movimenti sindacali modenesi. La verità ufficiale su quello che è successo al carcere di Sant'Anna l'8 marzo scorso non convince: una strage frettolosamente archiviata come suicidio di massa, un'inchiesta quanto meno lacunosa, un continuo susseguirsi di esposti e testimonianze da parte dei detenuti che parlano di pestaggi, torture, spari ad altezza uomo, perfino di persone "scomparse" quel giorno dal carcere modenese.
Ai nostri microfoni una portavoce del comitato.
La prima voce è quella di un compagno passato per il carcere di Modena. Partiamo da Marzo per descrivere quanto è accaduto per arrivare all'esposto presentato da cinque detenuti per i matrattamenti ricevuti in due carceri diversi.
La seconda voce è quella di un parente che testimonia le violenze subite dal fratello in questa circostanza.
Con un compagno del SI Cobas Modena, colpito in maniera diretta dall'inchiesta, commentiamo la fine delle indagini della procura di Modena sugli scontri durante gli scioperi e i picchetti ad Italpizza dall'inverno del 2018 all'estate dello scorso anno. I 67 indagati si aggiungono alle centinaia di procedimenti giudiziari contro il Sindacato per altre vertenze, portando il numero degli operai a processo nella sola Modena a oltre 400.
La realtà viene ribaltata: i criminali non sono i padroni che rifiutano di applicare i contratti nazionali, che negano ogni diritto sindacale, che puniscono le operaie mandandole a spalare la neve sui tetti ghiacciati. Per la Procura i criminali sono le stesse operaie che reclamano i propri diritti.