Con Maurizio Graffio proviamo a dare una lettura riguardo la notizia dell'acquisizione da parte di Elon Musk della piattaforma social Twitter, non c'è in ballo nessuna democrazia ma è solo una classica storia del capitalismo contemporaneo.
Apriamo con un riferimento alle puntateprecedenti: una storia che leggiamo da wired ci conferma che i Bitcoin non sono anonimi.
Passiamo poi a commentare - prendendo spunto un articolo che prendiamo da The Atlantic - alcune dinamiche dei social network: dato che i social network privilegiano i contenuti carichi di emotività (in quanto portano a più interazioni) si viene a creare un clima violento; è questo clima violento a creare la necessità di dividersi in gruppi coesi e distanti.
Passiamo poi all'ennesimo caso di Malware in Catalogna: anche questa volta tra gli intercettati ci sono anche esponenti di primo piano della politica catalana. L'attacco è stato mostrato da Citizen Lab. I responsabili sono NSO e Candiru, due società israeliane che sviluppano Malware.
Ci spostiamo in Ucraina, dove - come abbiamo segnalato già da tempo - Facebook sta prendendo parte attiva nel conflitto adattando le proprie policy sull'hate speech e sui video che contengono violenza accogliendo, almeno in parte, le richieste del governo di Kiev. Stiamo assistendo alla famosa nazionalizzazione di Facebook?
Dopo il tentato colpo di stato, Trump viene bannato da molti social network e da varie aziende, i contenuti che invocano la frode elettorale bloccati da Facebook. È in questo modo, e non attraverso ordinanze federali, che Trump sta venendo estromesso dalla scena politica statunitense. Senza in nessun modo difendere Trump, dovremmo tuttavia chiederci come mai discorsi complottisti, autoritari e oppressivi siano così floridi sui social network; una riflessione che potrebbe portarci a scoprire che la censura non è il modo più efficace di affrontare il problema, e che forse è la forma della comunicazione online odierna ad essere problematica.
Dopo ciò, Trump si sposta su Parler, social network assai amichevole con gli utenti di estrema destra. Probabilmente il più usato dai suoi supporter che hanno tentato il coup kux klan. Questo ha scatenato molte reazioni contro Parler: l'app di Parler è stata eliminata dall'app store di Apple e dall'omologo di Google; Amazon ha revocato i servizi di cui Parler si avvaleva attraverso AWS; Twilio gli ha revocato l'account che utilizzavano per verificare gli indirizzi email degli iscritti. Ancora più importante, vari hacker attaccano Parler e riescono ad ottenere un dump piuttosto corposo contenente tutti i dati della piattaforma. Si scoprono così informazioni personali sugli iscritti, i luoghi da cui parlavano, si possono recuperare anche messaggi che gli utenti avevano apparentemente cancellato. Se vuoi approfondire l'argomento anche nei dettagli tecnici, ascolta il podcast di StakkaStakka su RadioBlackout. Noi facciamo invece delle riflessioni su come un servizio possa (o no) essere soggetto alla censura da parte delle aziende a cui si affida, più che a quella di Stato.
Cambiando argomento, parliamo di WhatsApp, che aggiorna i suoi termini di servizio con una mossa comunicativa poco riuscita. La verità è che non cambia moltissimo, che WhatsApp ha alcune pratiche antipatiche, ma che le aveva anche prima.
Apriamo con due episodi di censura: il primo riguarda la censura di servizi legati anche alle VPN sui treni ad alta velocità di Italo; il secondo riguarda il progetto Gutenberg, un sito dove è possibile - in maniera del tutto legale - scaricare libri privi di copyright.
Dall'esplosione delle rivolte negli USA, Signal - una app di messaggistica sicura - ha messo a disposizione uno strumento in più: la possibilità di oscurare i volti quando si fanno delle foto. Se la fotocamera è uno strumento utile per denunciare il razzismo della polizia, non possiamo dimenticare che il razzismo è un fenomeno ben più ampio. Un esempio che vogliamo ricordare è quello del razzismo codificato negli algoritmi, in cui le visioni oppressive dominanti vengono trasformate più o meno volontariamente in un programma che poi arriva a prendere delle decisioni operative. Parliamo quindi di una sentenza negli USA che dimostra che - contrariamente a qualche interpretazione passata - studiare gli algoritmi ricercando eventuali discriminazioni insite in essi è sempre consentito dalla legge.
Passiamo ad alcune novità sulla responsabilità delle piattaforme social riguardo ai contenuti che ospitano, guardando ad una sentenza australiana e alla difficile gestione del copyright delle immagini caricate su Instagram.
Chiudiamo tornando a parlare di COVID19 e statistiche: uno studio che ha ricevuto molto credito a livello internazionale si è dimostrato basato su dati inventati; gli Stati Uniti seguono invece un approccio "data driven", in cui i vari Stati guidano i dati con alcuni classici sotterfugi (tutta roba già vista in Europa comunque!).
Domenica 14 giugno le dita nella presa NON andrà in onda: al suo posto troverete una replica!
Twitter considera alcuni tweet fatti da Trump come delle fake news o delle esaltazioni della violenza; Trump si arrabbia e promette vendetta. Cerchiamo di inserire questa bagarre nella cornice del passaggio delle piattaforme di social network ad un ruolo sempre più attivo: filtri sui contenuti, contestualizzazione, pagine esplicative... questi strumenti servono a creare un ambiente "moralizzato" secondo l'etica della piattaforma.
In Italia, il Tar del Lazio conferma le sanzioni Antitrust contro Apple: il modo in cui proponeva gli aggiornamenti induceva gli utenti ad aggiornare, ma questo creava dei rallentamenti. Gli utenti, non potendo tornare indietro, erano così esortati a comprare un nuovo modello di iPhone. Del resto la politica di Apple contro le riparazioni e gli upgrade è molto aggressiva: vendita di componenti vietata, contratti proibitivi con i riparatori indipendenti, oltre a soluzioni tecniche che rendono il riutilizzo di hardware perfettamente funzionante particolarmente oneroso.
A partire dagli episodi di oscuramento su Facebook di pagine che diffondevano informazioni sull'aggressione Turca al Kurdistan, allarghiamo il dibattito - anche con molti interventi telefonici - per parlare delle modalità della comunicazione online e offline.
Il libro di Federico Tonioni, Cyber bullismo - Come aiutare le vittime e i persecutori si sofferma sui social network come possibilità di esprimere la propria identità digitale e come i giochi on line siano per gli adolescenti funzionali alla gestione dell'aggressività, oltre che luogo spesso preferito per le relazioni sociali. Cyberbullismo e sue conseguenze sono correlate al tema della visibilità per chi, come vittima e persecutore, vive drammaticamente la propria immagine. Entrambe le figure hanno la stessa necessità: essere al centro dell'attenzione. Dove sono i genitori?
Oggi abbiamo ascoltato brani di Orchestra della Notte della Taranta 2003, Mauro Pagani, Andrea Parodi & Elena Ledda, Alfio Antico, Anna Cinzia Villani, Radio Dervish & Caparezza, Radio Dervish & Massimo Zamboni, TInariwen & Kiran Ahluwalia, Orchestra National de Barbés
Sottofondi di Krishna Bhatt & Zakir Hussain con Kirwani
Intervistiamo Letizia Oddo, autrice di "L'inconscio tra reale e virtuale", e parliamo con lei del rapporto che sviluppiamo con Internet: se è vero che i siti commerciali cercano di stimolarci per ottenere reazioni a loro vantaggiose, non possiamo ridurci a pensare di essere così deterministici. Di questi argomenti continueremo a parlare l'11 maggio a cento celle aperte per la presentazione del libro, sempre con l'autrice.
A seguire, un po' di chicche sul meraviglioso mondo delle corporation del web.
Puntata dedicata ai "web feed": quella tecnologia che permette - in modo completamente decentralizzato - di leggere notizie da molte fonti in modo estremamente organizzato. Confrontiamo questa tecnologia con i modi più "moderni" di ottenere le informazioni, cioè tramite i social network. Anche se il lessico rimane simile (pensiamo al "seguire" di twitter, o al "news feed" di facebook) la differenza fondamentale è lo spostamento dell'informazione all'interno di piattaforme proprietarie che richiedono all'utente una registrazione, e gli consentono la sola fruizione dei contenuti che si trovano già all'interno della piattaforma, restringendo di fatto l'offerta di contenuti.
Il passaggio da un web aperto e decentralizzato al web delle piattaforme di social networking è passato anche per l'abbandono di un paradigma "pull" (come per i feed, in cui l'utente va a prendere l'informazione che gli interessa) in favore di tecnologie "push" (in cui una piattaforma invia all'utente le informazioni che crede gli interessino).
lo stesso zuckerberg scrive su repubblica che facebook vuole solo il bene di noi utenti, dando loro più potere, ma non spiegandoci quale potere, e addirittura la creazione di maggiori posti di lavoro. Contraddittorio non pervenuto (o almeno non immediatamente).
youtube smetterà di suggerire video di terrapiattisti e complottisti vari. Il tutto tramite un'operazione che funziona come una censura ma, dicono, non è censura.
Abbiamo intervistato due laboratori, di tipo un po' differente.
Il primo laboratorio ci ha invitato a prendere parte al NAck, evento di tre giorni che si terrà a Napoli. Si terranno workshop su RadioAM, autodifesa digitale e molti altri. Sabato sera vi sarà un hacking contest.
La seconda intervista è realizzata ad un membro della ShareFoundation, per parlare dei loro studi sulle violazioni della libertà di parola su internet. Durante l'intervista parliamo di Social Network, profilazione, economia della sorveglianza e di possibili strategie d'uscita dal mercato dell'attenzione.