Dalle periferie delle metropoli alle scuole fino ai punti più remoti del globo, oggi iper connessi con ogni tipo di social network, la musica, e in generale tutte le forme di espressione, spesso trasformate e stravolte dalle giovani generazioni, lanciano un grido per un mondo nuovo: “there are GOOD NEWS”.
Questa trasmissione vuole essere una voce che prova ad emergere dal frastuono, dal marasma di un presente a velocità aumentata, in cui siamo investiti da centinaia di informazioni che scorrono inesorabili sullo schermo di uno smartphone. È il tentativo di fermarsi e porsi delle domande insieme, aprendo i microfoni al dibattito, proponendo buona musica e approfondimenti.
Lo faremo ogni lunedì dalle 18:30 alle 19:30 sugli 87.9 FM di Radio Ondarossa, in diretta streaming su ondarossa.info.
Per proposte, critiche o consigli musicali scriveteci a goodnews@ondarossa.info o sul nostro profilo Instagram @goodnewsror.
Domenica notte si è tenuta la 67esima edizione dei Grammy awards, proviamo a dare uno sguardo che vada oltre alle premiazioni: che storia hanno e cos’è l’Academy che li gestisce e li ha creati, che ruolo possono avere nella lettura della società americana, dalla vittoria di Trump alle rivendicazioni delle comunità LGBTQIA+.
Nelle puntante playlist vi accompagniamo nella scoperta dei brani che sono in rotazione nelle cuffie di noi redattrici e redattori di Good News. Dal samba al post punk, dal rap alla jungle.
Un tributo a Nina Simone, la Sacerdotessa della Black American Music, può essere soltanto parziale data la profondità dell’universo musicale dell’artista in questione.
Nina Simone è stata in grado, più di chiunque altro, di trasfigurare e riscrivere il materiale con cui si è misurata: sia che si trattasse di I Love You Porgy di G. Gershwin, suo primo grande successo, sia che prendesse in prestito canzoni di suoi contemporanei come Bob Dylan o i Bee Gees, sia che si appropriasse di brani popolari come Don’t let Me be Misunderstood,o riportasse alla luce successi del passato come nell’eclatante My Baby Just Cares, ha dato un’impronta indelebile e del tutto personale a tutto ciò che ha assorbito e poi restituito, cambiandolo per sempre, ridefinendo un immaginario sonoro inscindibile dalla sua personalità artistica.
Durante le ultime settimane del 2024 si è alzato un polverone a partire dalla scelta artistica che avrebbe coinvolto alcuni artisti al concertone di capodanno di Roma. Dalle varie anime dell'amministrazione capitolina, alle principali testate giornalistiche, fino ad arrivare all'esposizione di una gran parte degli artisti più ascoltati in Italia, tutt* hanno sentito il bisogno di prendere una parte nel conflitto Tony Effe vs Comune di Roma.
Nonostante il grande eco, però, il dibattito è rimasto su un livello piuttosto basso, ignorando le questioni che invece a noi sembrano dirimenti: cosa vuol dire davvero censura e quando se ne può parlare legittimamente?
Perché attorno a Tony Effe si crea questo tipo di polarizzazione mentre ad altri autori a cui è stata tolta la parola su questioni di attualità (Ghali, Baby Gang) non si sente il bisogno di prendere una parte così netta? Che ruolo ha il rap (e la musica in generale) nella narrazione patriarcale?
Proviamo a uscire dalle strumentalizzazioni e dal binomio che vede la santificazione di Tony effe come paladino della libertà di espressione, e il Comune di Roma come baluardo contro la violenza di genere, proviamo a scendere in profondità.
Ne parliamo con le compagne della redazione di Ror che stanno curando il ciclo di trasmissioni dal titolo: Non si può più dire niente - trasmissione che si occupa di woke e cancel culture, che vedrà il prossimo episodio giovedì 16 gennaio.
Questo lunedì terza puntata playlist, redazione al completo, chiacchiere e brani pescati dagli ascolti delle ultime settimane.
La puntata di oggi cade di 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere e sulle donne, e per questa importante occasione proponiamo la seguente selezione:
Lunedì scorso siamo tornati in Sud America, siamo passati per il Messico e la Colombia le settimane scorse, questa settimana andiamo in Brasile! Esploriamo le sonorità della samba e i legami che hanno con il popolo e le tradizioni brasiliane 🪇
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Siamo a metà anni 60 e tra New York e Detroit muovono i primi passi Lou Reed e Iggy Pop, riconosciuti come i due Godfather del Punk US.
Da lì si svilupperà un movimento che vedrà coinvolti i Velvet Underground, gli Stooges, i Ramones, Patti Smith e tanti altri. Dai locali di NY il suono del punk americano si fa sempre più potente.
A fine anni '70 assistiamo a una seconda ondata, questa volta sulla costa californiana. I Dead Kennedy, i Germs, i Black Flag, i Weirdos portano il punk americano verso la New Wave.
Ne abbiamo parliamo con Marko 58, ospite nella stagione precedente per una puntata sul punk inglese.
Nella seconda puntata PLAYLIST di questa stagione vi proponiamo alcuni ascolti croccanti ai primi posti delle playlist dei redattori di Good News. Spazziamo dal jazz all'hip-hop, dalla house all'RnB. Buon ascolto.